domenica 9 novembre 2014

Grazie a Giovanni Paolo II la mia vita è un vero e proprio combattimento


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La santificazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. La beatificazione di Paolo VI e il Sinodo sulla famiglia. Sono avvenimenti che testimoniano al mondo intero il volto di una Chiesa viva, che si muove, protagonista della storia. Scriveva Oliver Clement, teologo ortodosso: «La fortuna del comunismo è stato il frutto di una Chiesa impaurita dalla realtà». Ebbene, quanto accaduto il mese scorso è un segno molto chiaro di quanto la Chiesa si viva. La testimonianza di quanto segue è l’evidenza di questa primavera in atto nella Chiesa.
paldo.trento@gmail.com
Caro padre Aldo, desidero condividere con te la commozione vissuta nel mese di ottobre per quanto accaduto nella Chiesa, in particolare con la canonizazzione del papa Giovanni Paolo II. Il Papa polacco irrompe nei miei vent’anni e accompagna e determina quel periodo di crescita, di scelte, di cammino verso la mia vita adulta. Il suo «non abbiate paura» è per me una vera chiamata al combattimento. Quegli anni hanno ribaltato la mia vita. Ho incontrato in Giovanni Paolo II una testimonianza trasparente di cosa accade a un uomo conquistato da Cristo. Il mio fidanzamento, le amicizie che ci accompagnano, gli studi di medicina, le battaglie condivise, come quella contro l’aborto nel 1981, che ci fanno prendere una posizione e ci insegnano cosa vuol dire avere (e mostrare) un volto cristiano nella società: tutto è attraversato, vagliato, giudicato dalla testimonianza di Giovanni Paolo II. Il prendersi a cuore il destino del mondo, il donare se stessi, il proprio tempo, le proprie energie per rendere testimonianza di ciò che avevo incontrato è il più grande dono che ho ricevuto in quegli anni.
Oggi, a 55 anni, dopo 29 di matrimonio, 4 figli, e 31 di attività di medico, leggo con gratitudine e commozione i tanti segni dell’eredità di Papa Wojtyla. Il suo richiamo così nuovo – pur nell’alveo già pre-esistente dell’insegnamento della Chiesa – alla teologia del corpo, al significato dell’essere donna, mi hanno insegnato la bellezza e la fierezza di essere donna cristianamente, cioè di Cristo; il «non conformatevi» ha attraversato la mia vita; contro lo zeitgeist (1968, libero amore, l’utero-è-mio, la donna indipendente, la parità tra i sessi) ho dovuto riscegliere continuamente il perché, la bellezza, e la miracolosità della castità e del dono di sé; nel fidanzamento, nel matrimonio, nella scelta di obbedienza all’insegnamento dei metodi naturali che hanno significato la riconsegna di me (tutti i mesi!) a un disegno più grande.
1986, nasce la prima dei nostri figli; 1988, il secondo. Quasi quasi mi sentirei felicemente sistemata, ma una sera insegnando al mio bimbo una canzone che dice «prendi pure la mia vita, io la dono a Te», capisco che la strada giusta va solo in quella direzione. Avrò altre gravidanze, di cui 2 concluse.
Siamo i ragazzi di bottega, La bottega dell’orefice di Giovanni Paolo II: lì abbiamo imparato la grandezza infinita dell’altro, di noi stesse; lì abbiamo capito che la castità è l’unico modo adeguato all’infinito desiderio che io e l’altro siamo, che introduce una bellezza e una freschezza sempre nuove in un rapporto altrimenti destinato all’usura. Ho imparato ad affermare il valore del rapporto con mio marito: non il sentimento facile o la ribellione, ma la consegna di sé all’altro nonostante la diversità e le difficoltà.
1983, mi laureo ; 1985, mi sposo: una sfida difficile o impossibile? La mia generazione ha scelto di lavorare fuori casa. Per tante ha avuto un valore di riscatto, di affermazione della propria autonomia. Il leit-motiv per la mia generazione di donne è: se lavori vali, prima la carriera poi il resto. Per non conformarmi a questa tragica confusione, ho cercato la compagnia della Chiesa, che convertisse giorno dopo giorno il mio amore e attaccamento al lavoro e che me lo facessero vivere come servizio al tutto. Compreso alla mia famiglia. Sì, è proprio vero: nella fatica e nell’obbedienza alle circostanze di ogni giorno, la mia vita di donna, di moglie, di madre, di figlia e di sorella, di amica e di medico è inimmaginabilmente più bella di ciò che sognavo da ragazza. Lettera firmata

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