sabato 1 febbraio 2014

Omelia di don Carlo Venturin -Presentazione di Gesù al Tempio – 2/2/2014

Presentazione di Gesù al Tempio (Giotto)

Ml 3, 1-4              l’offerta gradita al Signore
Salmo 24             ”Entri il Signore nel suo Tempio santo
Rm 15, 8-12        Fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri
Lc 2, 22-40           Il primo viaggio a Gerusalemme di Gesù, accolto da due persone, anelanti il nuovo

Attesa fedele appagata

Con un detto passato in proverbio, si afferma: “chi cerca trova”. Il messaggio divino odierno ne presenta l’attuazione. Due persone, in attesa di ciò che da generazioni veniva tramandato, vedono le profezie avverarsi; il “Messaggero”, inviato da Dio, è davanti ai loro occhi: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza”. I due si sentono appagati, sono arrivati al punto di non ritorno: “Ora lascia, Signore che il tuo servo vada in pace”. L’incontro con l’Atteso genera serenità e pace, ora non c’è più nulla di importante. Come i Pastori che provarono grandissima gioia, come i Maghi, che tornano dopo l’Incontro, trasformati, la vita ora ha un senso. Il Salmo è il commento orante dell’ingresso di Dio nella storia, sembra uno scambio di battute tra i cori angelici, che assistono a due eventi straordinari: il canto della “discesa”: “entri il Signore”, è il suo natale nel mondo e tra i suoi abitanti, poi vi è il canto dell’ “ascesa” (risurrezione). Le porte antiche sono simboli delle nostre teste e dei nostri cuori: se si aprono, può entrare il Re della gloria, così realizza le antiche promesse dei padri    (Paolo).

In questo affastellarsi di memorie, Luca riporta un evento dell’infanzia di Gesù: il suo primo incontro con la Città santa, che è il centro della narrazione, il tempio è appena nominato. Tutto il Vangelo di Luca è incastonato nel grande VIAGGIO alla Città santa di Gesù, fino al Calvario; Gerusalemme è il punto di partenza per la missione della Chiesa, è il centro geografico e simbolico dell’opera di salvezza. Luca scrive il suo Vangelo (come gli altri Evangelisti) dopo la Pasqua e l’episodio odierno è “pasquale”, i suoi lettori-ascoltatori ne conoscono il Mistero.
L’interprete autentico è Simeone, “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele e lo Spirito Santo era sopra di lui”. Egli non è Sacerdote, non c’entra con il rito giudaico, sulla spianata del Tempio incontra la Santa famiglia; accogliendo il Bambino tra le sue braccia, sente che l’incontro decisivo di Dio con il suo popolo si è realizzato; da qui la preghiera di benedizione, una lirica stupenda di ringraziamento, a nome di tutto Israele e di tutti i popoli. Ora la sua missione è compiuta, la luce divina lo ha abbagliato: “luce per rivelarti alle genti”. Gesù è il tramite dell’incontro, egli è anche presente “per la caduta” (=cadavere ) e la risurrezione (=vittoria sulla morte ). Simeone definisce il Bambino “segno di contraddizione”, cioè una realtà che rinvia oltre. Come ogni segno, è soggetto a interpretazioni, le quali generano divisioni e scontri. La presenza del Messia non costringe a credere, ma rivela le contraddizioni, è lo “smascheramento” dei cuori. Anche per Maria e Giuseppe, Gesù si presenta come SEGNO, che deve essere interpretato e accolto, per Maria dolore e capovolgimento del quieto vivere; i genitori “sono stupiti”, come quando hanno trovato il Figlio nel Tempio.
Simeone esce di scena sostituito da un’altra figura: Anna. Una anziana donna, eroicamente fedele; è qualificata con il raro titolo di “Profetessa”, vedova, assidua ai digiuni e alle preghiere, insignificante socialmente, ma preziosa agli occhi di Dio; è in grado di riconoscere la visita del Signore e di accoglierlo. Come i Pastori di Betlemme, anche Anna è evangelizzatrice: “parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Israele”. Entrambi i protagonisti, ricercatori fedeli e in attesa fiduciosa, sono appagati, la coerenza profonda ottiene quanto sperato. Erano in ricerca, Dio li ha premiati (come i Maghi).

I lettori di Luca, entro la celebrazione eucaristica, sono chiamati a confrontarsi con il Bambino, riconoscerlo, ricercarlo, quando sono nell’oscurità e nella disperazione, non tirandosi indietro se non scegliendo il fallimento dell’esistenza, avanzare, come Anna, verso colui che è orientamento, che dà pienezza, donando la vita in ogni circostanza, salvaguardando ogni vivente, simboleggiato dal Bambino fragile e in balia degli eventi.

Nella “Giornata nazionale in difesa della vita” e nella “Giornata mondiale della vita consacrata”, come Simeone, come Anna, sempre nel Tempio (“Non si allontanava mai dal Tempio”), ciascuno e come “Assemblea di Dio” senta la vita come dono, come “vaso di cristallo” fragile, ma prezioso. L’insieme della “cristalleria”, pur nella sua fragilità, è il creato nella sua interezza, è “SACRO” al Signore, è dono, è offerta, è consolazione, è solidarietà, è visibilità, dopo l’attesa e la ricerca.

Quell’incontro oscuro, ma LUCE per le genti, nel Tempio di Gerusalemme, è consolazione e certezza per tutti coloro che dinamicamente sono in ricerca. E’ SEGNO di luce e speranza per l’intera umanità.



Don Carlo

Nessun commento: