lunedì 4 febbraio 2013

«Missionari per ravvivare la fede» Don Sottopietra alla guida della Fraternità Sacerdotale di San Carlo



          Il nuovo superiore generale del­la Fraternità dei Missionari San Carlo Borromeo, 118 sacerdoti nel mondo e 40 seminaristi cre­sciuti nel carisma di don Giussani, è don Paolo Sottopietra, 45 anni, 17 di sacerdozio, già vicario gene­rale della Fraternità. Un trentino di Stenico, piccolo paese sulle pendi­ci del Brenta, primogenito dei 5 fi­gli di due maestri elementari. Su u­na radice di fede popolare antica si inserisce per lui l’incontro, nel­l’adolescenza, con Gioventù Stu­dentesca, a Trento, e poi gli studi di Filosofia alla Università Cattoli­ca di Milano, dove incontra don Giussani. Sottopietra è un «figlio» di monsignor Massimo Camisasca, da poco nominato vescovo di Reg­gio Emilia-Guastalla, che ne ha gui­dato la vocazione, e che ha detto di lui: «Un temperamento roccio­so che gli viene dalle sue monta­gne. Uno che va dritto al fonda- mento delle cose».
  E dunque la storia del­la Fraternità San Carlo continua con la elezio­ne di questo giovane sa­cerdote che le è cre­sciuto in seno, in una i­ninterrotta continuità da Giussani a Camisa­sca. Un ruolo, quello di superiore generale di un ordine missionario, in prima li­nea sulla frontiera della nuova e­vangelizzazione, di cui la Frater­nità è stata fra i precursori. È nata infatti nell’85, quasi generata dal­le parole che Giovanni Paolo II a­veva pronunciato per i 30 anni di Comunione e Liberazione: «An­date in tutto mondo a portare la verità, la bellezza e la pace che si incontrano in Cristo Redentore». «E già nei nostri primi statuti – ri­corda Sottopietra – si precisava che la preferenza per la missione andava ai Paesi di antica evange­lizzazione ». E adesso, come prosegue la vostra storia? Sottopietra: «Ieri nell’as­semblea generale Camisasca ci ha ricordato l’eredità educativa da cui veniamo: coniugare sempre carità e verità, che è il cuore del magiste­ro di Benedetto XVI, ma anche del­la pedagogia di Giussani. Dobbia­mo semplicemente restare fedeli alle nostre radici e al carisma da cui veniamo. Qualcosa che io avverto profondamente in me, come un D­na. Vengo da un paese di montagna e ho ricevuto la fede dai miei geni­tori. Una fede le cui parole però, durante l’adolescenza, già non e­rano più perfetta­mente comprensi­bili a un ragazzo co­me me. Ascoltare le lezioni di Giussani alla Cattolica fu co­me vedersi spalan­care l’orizzonte di un mondo, un rico­noscersi apparte­nenti a un evento affascinante e pure sempre dentro le origini respirate da bambino, in chiesa e in famiglia». E Camisasca? «Un padre», dice di lui Sottopietra - un’unica parola, ma molto gran­de, come se non ne bastassero al­tre (e continua a chiamarlo sem­plicemente «don Massimo», nella amicizia di una vita intera).
  Cosa porterà di nuovo lei, in que­sta vostra storia? «Se con l’elezione i miei fratelli mi hanno scelto, si­gnifica che Dio vuol servirsi di me», dice semplicemente. «Continuerò una vita che mi ha affascinato e re­so felice, e andrò incontro ai nuo­vi
 seminaristi, molti dei quali non hanno mai conosciuto personal­mente Giussani. Oggi molti cerca­no nel Seminario una casa, il rap­porto con degli adulti che possano essere per loro dei padri. Questo però dà loro una grande chance, perché sono facilitati a affidarsi e a radicarsi, in una esperienza anche affettiva del cristianesimo».
  Intanto alla Fraternità sacerdotale si è affiancato un ordine femmini­­le, le Missionarie di San Carlo, 18 ragazze, una casa a Nairobi e una a Reggio Emilia, per ora. «Come per i sacerdoti già operanti nel mondo – dice Sottopietra –, anche per le suore il 'metodo' è semplicemen­te aprire delle case e vivere fra la gente di quel quartiere. Case, cioè luoghi in cui si viva per Dio, che possano accogliere chi cerca un senso alla propria vita o chi vuole crescere nella sua conoscenza di Cristo. Luoghi in cui sia possibile conoscere Dio e trovare speranza. Le Missionarie di San Carlo vivono lavorando e pregando, sono per noi sacerdoti il segno che il segreto del­la
vita è l’adorazione». «Focolai» di fede che si accendono e si allargano, là dove la memoria cristiana sembrava in declino. A Praga, città quasi completamente secolarizzata, è cresciuta una co­munità di 100 giovani. «Da poco è nata una nuova casa a Napoli, nel Rione Sanità; e una seconda casa a Washington, e un’altra a Santiago del Cile», continua Sottopietra, che aggiunge: «Le nostre case le ho co­nosciute quasi tutte, dalla Siberia a­gli Usa, e ogni volta mi sono detto: io qui potrei vivere. Il che è dovuto al fatto che il nostro unico pro­gramma in realtà, ci ha sempre det­to don Massimo, è l’attenzione al­la persona, all’uomo». Mercoledì prossimo il nuovo su­periore con 18 confratelli, con il ve­scovo Camisasca e don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl, vanno in udienza privata dal Papa. Sottopietra: «Vogliamo chie­dergli una parola per la nostra mis­sione. Ma anche semplicemente dirgli che siamo contenti di essere cristiani, della nostra storia, e di a­vere in lui un padre che ci guida». MARINA CORRADI
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