Eminenza Reverendissima,
a conclusione di questa celebrazione siamo ancora più stupefatti per il gesto imponente e imprevisto del Santo Padre, che abbiamo subito accolto come testimonianza di una pienezza di rapporto con Cristo tale da consentire a Benedetto XVI un incredibile atto di libertà per il bene della Chiesa. È questa immedesimazione col Signore Risorto e questa libertà che osiamo domandare per tutti noi questa sera.
Per questo, in un momento così decisivo per la vita del popolo cattolico, a nome di tutti i presenti desidero esprimerLe ancora più intensamente la mia gioia e la mia riconoscenza per averci accolti in Duomo a ringraziare insieme il Signore per la vita del Servo di Dio don Giussani e per l’anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. A tale gratitudine aggiungiamo quella per il dono di Benedetto XVI.
Desidero comunicare e condividere con tutti la profonda commozione per le parole così significative che ho udito dal Santo Padre nell’udienza concessa il 6 febbraio ultimo scorso ai partecipanti all’Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo. Benedetto XVI ha voluto ricordare così la sua «vera amicizia» con don Giussani: «Ho conosciuto la sua fede, la sua gioia, la sua forza e la ricchezza delle sue idee, la creatività della fede» (Auletta dell’Aula Paolo VI, 6 febbraio 2013).
Sono parole che aiutano ciascuno di noi a guardare alla persona di don Giussani e al suo insegnamento con verità, rinnovando ogni giorno nella propria esistenza, in particolare in questo Anno della Fede, la consapevolezza di un dono così grande ricevuto. Infatti, come vostra Eminenza ci ha ricordato nella Lettera Pastorale Alla scoperta del Dio vicino, «la fede cristiana è generata e alimentata dall’incontro con Gesù, verità vivente e personale: è risposta alla persuasiva bellezza del mistero più che esito di una ricerca inquieta, è fiducia nutrita dall’incontro con il Signore più che una scelta causata dalla sfiducia nelle risorse umane e da uno smarrimento che non trova altra via d’uscita» (2).
«L’avvenimento dell’incontro con Cristo ci ha segnato così potentemente che ci consente di ricominciare sempre, dopo qualsiasi errore, più umili e più consapevoli della nostra debolezza. Come il popolo di Israele, possiamo essere spogliati di tutto, andare perfino in esilio, ma Cristo, che ci ha affascinato, rimane per sempre» (J. Carrón, la Repubblica, 1 maggio 2012).
In un anno segnato da non poche prove e difficoltà, che rendono sempre vivida per noi l’urgenza di un vera conversione, migliaia di noi, incontrandola nelle sue visite pastorali alle Parrocchie dell’Arcidiocesi, nelle sue catechesi in Duomo, nelle svariate occasioni del suo magistero rivolto alla cultura, al mondo del lavoro, ai giovani, hanno rivissuto l’esperienza di quel “Dio vicino”, che ci è compagno nel cammino al Destino, e della ragionevolezza e convenienza umana della fede in Lui.
Per questo non possiamo non rinnovare la consapevolezza che la grazia ricevuta del carisma di don Giussani è, attraverso la nostra disponibilità quotidiana, totalmente al servizio della edificazione della Chiesa, Corpo di Cristo, rendendola presente in ogni ambito e circostanza in cui si gioca il dramma dell’esistenza umana, seguendo il richiamo di Vostra Eminenza a tutti i fedeli ambrosiani: «Illuminati da una fede adulta, i cristiani non si sottraggono al dovere del proporre la loro esperienza e la loro visione circa le grandi questioni che il nostro tempo è chiamato ad affrontare» (Alla scoperta del Dio vicino, 12.4).
In questa urgenza di testimonianza, nella consapevolezza dei nostri limiti e nella letizia della vita nuova che sempre riceviamo da Cristo appartenendo alla Sua Chiesa, Le chiediamo, grati della Sua Paternità, di benedirci, di guidarci sempre e di accompagnarci nel cammino arduo e affascinante dell’esistenza cristiana, in comunione con i nostri fratelli cristiani e al servizio del bene di tutti i fratelli uomini.
Grazie, Eminenza!
a conclusione di questa celebrazione siamo ancora più stupefatti per il gesto imponente e imprevisto del Santo Padre, che abbiamo subito accolto come testimonianza di una pienezza di rapporto con Cristo tale da consentire a Benedetto XVI un incredibile atto di libertà per il bene della Chiesa. È questa immedesimazione col Signore Risorto e questa libertà che osiamo domandare per tutti noi questa sera.
Per questo, in un momento così decisivo per la vita del popolo cattolico, a nome di tutti i presenti desidero esprimerLe ancora più intensamente la mia gioia e la mia riconoscenza per averci accolti in Duomo a ringraziare insieme il Signore per la vita del Servo di Dio don Giussani e per l’anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. A tale gratitudine aggiungiamo quella per il dono di Benedetto XVI.
Desidero comunicare e condividere con tutti la profonda commozione per le parole così significative che ho udito dal Santo Padre nell’udienza concessa il 6 febbraio ultimo scorso ai partecipanti all’Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo. Benedetto XVI ha voluto ricordare così la sua «vera amicizia» con don Giussani: «Ho conosciuto la sua fede, la sua gioia, la sua forza e la ricchezza delle sue idee, la creatività della fede» (Auletta dell’Aula Paolo VI, 6 febbraio 2013).
Sono parole che aiutano ciascuno di noi a guardare alla persona di don Giussani e al suo insegnamento con verità, rinnovando ogni giorno nella propria esistenza, in particolare in questo Anno della Fede, la consapevolezza di un dono così grande ricevuto. Infatti, come vostra Eminenza ci ha ricordato nella Lettera Pastorale Alla scoperta del Dio vicino, «la fede cristiana è generata e alimentata dall’incontro con Gesù, verità vivente e personale: è risposta alla persuasiva bellezza del mistero più che esito di una ricerca inquieta, è fiducia nutrita dall’incontro con il Signore più che una scelta causata dalla sfiducia nelle risorse umane e da uno smarrimento che non trova altra via d’uscita» (2).
«L’avvenimento dell’incontro con Cristo ci ha segnato così potentemente che ci consente di ricominciare sempre, dopo qualsiasi errore, più umili e più consapevoli della nostra debolezza. Come il popolo di Israele, possiamo essere spogliati di tutto, andare perfino in esilio, ma Cristo, che ci ha affascinato, rimane per sempre» (J. Carrón, la Repubblica, 1 maggio 2012).
In un anno segnato da non poche prove e difficoltà, che rendono sempre vivida per noi l’urgenza di un vera conversione, migliaia di noi, incontrandola nelle sue visite pastorali alle Parrocchie dell’Arcidiocesi, nelle sue catechesi in Duomo, nelle svariate occasioni del suo magistero rivolto alla cultura, al mondo del lavoro, ai giovani, hanno rivissuto l’esperienza di quel “Dio vicino”, che ci è compagno nel cammino al Destino, e della ragionevolezza e convenienza umana della fede in Lui.
Per questo non possiamo non rinnovare la consapevolezza che la grazia ricevuta del carisma di don Giussani è, attraverso la nostra disponibilità quotidiana, totalmente al servizio della edificazione della Chiesa, Corpo di Cristo, rendendola presente in ogni ambito e circostanza in cui si gioca il dramma dell’esistenza umana, seguendo il richiamo di Vostra Eminenza a tutti i fedeli ambrosiani: «Illuminati da una fede adulta, i cristiani non si sottraggono al dovere del proporre la loro esperienza e la loro visione circa le grandi questioni che il nostro tempo è chiamato ad affrontare» (Alla scoperta del Dio vicino, 12.4).
In questa urgenza di testimonianza, nella consapevolezza dei nostri limiti e nella letizia della vita nuova che sempre riceviamo da Cristo appartenendo alla Sua Chiesa, Le chiediamo, grati della Sua Paternità, di benedirci, di guidarci sempre e di accompagnarci nel cammino arduo e affascinante dell’esistenza cristiana, in comunione con i nostri fratelli cristiani e al servizio del bene di tutti i fratelli uomini.
Grazie, Eminenza!
Julián Carrón
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