lunedì 13 ottobre 2014

Il Sinodo: «Pace per le famiglie mediorientali»


I padri sinodali si stringono intorno al Papa chiedendo, in un Messaggio, che la Comunità internazionale riporti la pace in Iraq, Siria e tutto il Medio Oriente
«Eleviamo al Signore la nostra supplica per le famiglie irachene e siriane, costrette, a causa della fede cristiana che professano o dell’appartenenza ad altre comunità etniche o religiose, ad abbandonare tutto e a fuggire verso un futuro privo di ogni certezza. Con il Santo Padre Francesco ribadiamo che “nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza» e che «uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio!”».
 
E’ stato un Messaggio pieno di fede e desiderio di giustizia quello pubblicato dal Sinodo straordinario sulla famiglia venerdì 10 ottobre, il quale, facendo proprie le intenzioni di Sua Santità, ha voluto direttamente esortare la Comunità internazionale ad «adoperarsi per ristabilire la convivenza pacifica in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente». Il pensiero dell’Assemblea, assieme alla sua preghiera, si è poi rivolto a tutte le famiglie lacerate del mondo, soggette a soprusi e violenze.


Testo del Messaggio
Riuniti attorno al Successore dell’Apostolo Pietro, noi Padri sinodali della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, insieme a tutti i partecipanti, condividiamo la paterna sollecitudine del Santo Padre, esprimendo profonda vicinanza a tutte le famiglie che soffrono a causa dei numerosi conflitti in corso.
In particolare, eleviamo al Signore la nostra supplica per le famiglie irachene e siriane, costrette, a causa della fede cristiana che professano o dell’appartenenza ad altre comunità etniche o religiose, ad abbandonare tutto e a fuggire verso un futuro privo di ogni certezza. Con il Santo Padre Francesco ribadiamo che «nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza» e che «uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio!» (Discorso ai leaders di altre religioni e altre denominazioni cristiane, Tirana, 21 settembre 2014). Nel ringraziare le Organizzazioni internazionali e i Paesi per la loro solidarietà, invitiamo le persone di buona volontà ad offrire la necessaria assistenza e l’aiuto alle vittime innocenti della barbarie in atto, e allo stesso tempo chiediamo alla Comunità internazionale di adoperarsi per ristabilire la convivenza pacifica in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente.
Parimenti, il nostro pensiero va alle famiglie lacerate e sofferenti nelle altre parti del mondo, che subiscono persistenti violenze. A loro vogliamo assicurare la nostra costante preghiera perché il Signore misericordioso converta i cuori e doni pace e stabilità a quanti ora sono nella prova.
La Santa Famiglia di Nazareth che ha patito la «via dolorosa dell’esilio» (Angelus, 29 dicembre 2013) faccia di ogni famiglia, «comunità di amore e di riconciliazione» (ibid.), una sorgente di speranza per il mondo intero.
10 ottobre 2014
[03032-01.01] [Testo originale: Italiano]
 

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