martedì 9 settembre 2014

Parliamo della scuola, oltre la retorica!

   “Fateci andare in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare”: sono queste le parole con cui don Giussani richiamava tutti noi all’impegno educativo, così che la questione scolastica non era - e non potrà mai essere - una questione marginale, non essenziale per ciascuno di noi.
Col sito di CulturaCattolica.it diamo continuamente voce alla riflessione sull’educazione e al racconto di espereinze significative, esemplari, a partire dal vissuto quotidiano di maestri, insegnanti ed educatori. Ed è per questo che le sollecitazioni di Luisella Saro, i suoi racconti, le sue battaglie, come per altro verso l’impegno di Nicola Incampo per difendere la dignità degli insegnanti di religione nella scuola, hanno così tanto spazio tra noi.
Abbiamo ricevuto questa riflessione da un nostro assiduo collaboratore che prende spunto dall’annunciata riforma della scuola del governo Renzi e dalle reazioni della stampa. Desideriamo aprire il nostro confronto prendendo sul serio quanto ci ha scritto. Speriamo che anche i media nazionali si accorgano che l’emergenza educativa non è parola vuota e che merita attenzione, se non si vuole contribuire alla sfascio di tante giovani vite.

Tutti i governi che si sono succeduti nella storia della Repubblica Italiana si sono proposti di riformare la scuola, alcuni l’hanno anche realizzata, l’esito è sotto gli occhi di tutti: la situazione della scuola italiana è rimasta la stessa o addirittura è peggiorata. Anche l’attuale governo Renzi non si è sottratto a questo impegno, anzi ha fatto della riforma della scuola uno dei capisaldi della propria azione riformatrice, individuando nella scuola un’istituzione di fondamentale importanza per il futuro del nostro Paese. Il titolo scelto da Renzi per presentare la suddetta riforma è altisonante e pretenzioso: “La buona scuola”. Se si prova a scorrere i 12 punti che sintetizzano le linee del cambiamento troviamo indicazioni del tipo: mai più precari nella scuola; basta supplenze; qualità, valutazione e merito delle scuole e dei docenti; formazione e innovazione; la scuola digitale; l’alternanza scuola lavoro; l’autonomia scolastica; maggior spazio a determinate discipline come l’inglese, l’informatica, l’economia e la storia dell’arte.
Si tratta certamente di importanti obiettivi che potrebbero comportare una sburocratizzazione dell’istituzione scolastica, lo snellimento di determinate procedure e che danno l’impressione di voler introdurre una modernizzazione e una nuova regolamentazione dell’attività scolastica.
Qualche commentatore ha sottolineato la necessità che la scuola del futuro sia in grado di fornire maggiori e più approfondite competenze e abilità agli studenti, in linea con le ultime teorie e sperimentazioni pedagogiche e didattiche.
La domanda che sorge spontanea, pur trovandoci di fronte alla proposta di obiettivi globalmente condivisibili, è: “La scuola buona” è prima di tutto una scuola senza precari, senza supplenti, una scuola che fornisca maggiori competenze, che tolga ore a determinate discipline e ne aggiunga ad altre?
Una risposta affermativa presuppone che non ci si renda conto della situazione drammatica in cui vive la scuola italiana. Non mi riferisco semplicemente al preoccupante aumento degli episodi di bullismo e di violenza, alla diffusione della droga, al mancato completamento dell’obbligo scolastico, mi riferisco al disagio, alla noia, alla confusione di centinaia di migliaia di studenti che non trovano nella scuola un interesse vero e profondo alla loro umanità, al loro desiderio di crescita umana, di educazione della capacità critica e di giudizio. Se non ci si pone con lealtà e realismo di fronte a questo problema e non si cerca di affrontarlo, non avremo mai una vera riforma della scuola, anche introducendo una maggiore autonomia scolastica, un nuovo sistema di reclutamento e aggiornamento degli insegnanti, nuovi criteri di valutazione dell’operato dei docenti.
A questo proposito io sono sicuro che nessuno tra i politici, quasi nessuno tra i presidi e gli insegnanti si sia mai paragonato con la domanda drammatica emersa dagli studenti del liceo di Catania dopo l’omicidio dell’ispettore di polizia Raciti, fuori dallo stadio: “Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a trovare il senso del vivere e del morire, qualcuno che non censuri la nostra domanda di felicità e verità. Per questo chiediamo innanzitutto ai prof della scuola che prendano sul serio le nostre esigenze. Che non debba accadere che un ragazzo finisca male o che comunque perda il gusto del vivere perché a scuola s’è trovato attorno, soprattutto fra gli educatori, gente rassegnata, opportunista e vuota” Domande e richieste drammatiche, chiarissime, purtroppo censurate!
Ma quello che voglio sottolineare è che domanda di senso è la domanda, più o meno consapevole, presente nel cuore di tutti i ragazzi e di tutti i giovani che frequentano la scuola.
I giovani chiedono di incontrare dei “maestri” di vita, prima che dei competenti, che offrano loro le ragioni di quanto insegnano, che offrano un gusto, una speranza, che li guardino e li considerino come persone, che amino il loro destino, che si coinvolgano in una compagnia seria con loro.
Le testimonianze di quanto affermato, derivanti dalla mia esperienza di insegnamento, sono moltissime.
Due anni fa’, prima che venissi collocato in pensione ho ricevuto questa lettera di due miei studenti di quinta: “Caro prof. Bruschi, abbiamo deciso di scriverle questa lettera in quanto alunni e in quanto suoi estimatori. E’ da due anni che la conosciamo e lei per noi non è stato solo un semplice insegnante, ma anche un compagno di vita. Ci ha insegnato molte cose, non solo in ambito scolastico, ma anche personale: ci ha insegnato come vivere, come relazionarci con gli altri, ci ha insegnato a rispettare e ammirare le altre culture, a guardare il mondo con occhi diversi, a fermarci e ammirare tutto quello che ci circonda. Non smetteremo mai di ringraziarla per il suo enorme aiuto, per la sua pazienza, per la sua disponibilità e per la sua bontà. Speriamo che quest’anno ci accompagni per questa nostra ultima avventura, vorremmo ancora vederla seduto dietro quella cattedra
davanti a noi ad insegnare, perché lei ha ancora voglia di insegnare” Nadia e Roberto.
Rileggendo questa lettera mi vengono in mente le parole di un mio grande maestro quando ero giovane che rispondendo alla domanda: qual è la nostra scuola, qual è la scuola che vogliamo? Diceva: “Non posso non riconoscere l’umanità che mi è data, cosa l’ha resa possibile? Le mie capacità? No! Ma quello che abbiamo messo a tema quest’anno: la nostra scuola. Io sono così perché mi hanno fatto scuola, una scuola di umanità, delle persone che mi hanno educato alla mia umanità... E questo è anche il contenuto della proposta a chi incontro: che possa accadere per lui quel che è stato per me. Qual è il contenuto della nostra scuola? Che cosa ho incontrato e imparato? Ho trovato delle persone che mi hanno aperto alla realtà, che mi hanno introdotto nella realtà: Oggi il mio sguardo e la mia affezione alla realtà è più grande di quello di tanti altri. Infatti l’umano, l’esperienza dell’umano è legata all’orizzonte che uno ha, un orizzonte che comprende i fiori, gli amici, un film, una poesia... tutto”: E’ la stessa esperienza di Nadia e Roberto.
La scuola che vogliamo non è prima di tutto una scuola senza precari e supplenti, più autonoma, che offra maggiori competenze o ore di informatica. ma una scuola che offra una ipotesi di spiegazione e di senso del reale, di come è fatto il mio io, che proponga una paragone fra questa ipotesi e le esigenze elementari del cuore di ognuno, che lanci il giovane nella verifica dell’ipotesi dentro la realtà. In questo modo il docente, insegnando, aiuta lo studente a fare questa esperienza, aiuta i ragazzi a entrare nella vita, a essere se stessi, a dare un senso alle cose.
Io insegno letteratura, questo non ha mai voluto dire per me semplicemente proporre una serie di dati, di informazioni, di nozioni da ripetere nella verifica. Certo sono necessarie alcune informazioni sul contesto storico, sull’autore, sulla poetica, sulle opere, ma tutto ciò deve essere finalizzato allo scopo di far incontrare l’umanità dei ragazzi con l’umanità dell’autore che studiano, paragonare le loro domande, con le domande e le risposte del poeta, conoscere e comprendere la realtà come emerge in una poesia o in un racconto e dare un giudizio attraverso un paragone con la propria esperienza. Ma questo può accadere se io educatore sono interessato a vivere questa esperienza, a lasciarmi educare, ad imparare da quel che i miei alunni dicono. Se avviene questo ogni ora di lezione diventa una avventura entusiasmante, affascinante.
Questo è ciò che chiedevano gli studenti del liceo di Catania e quel che chiedono tutti gli studenti che in 40 anni di insegnamento ho incontrato.
La riflessione fatta ci riporta alla questione essenziale della scuola, di fronte alla quale qualsiasi tentativo di riforma non può non paragonarsi, se non vuole fallire come le precedenti. La scuola è un rapporto, una convivenza fra dei giovani e degli adulti, quindi si regge principalmente sul soggetto dell’educazione, sull’adulto che educa. Questo significa che la prima “riforma” è quella del soggetto educante: occorrono degli adulti che desiderino educarsi, imparare, che vivano l’impatto con la realtà, con la vita come occasione che risvegli il proprio io, la propria umanità. Una compagnia fra adulti, la comunicazione reciproca dell’esperienza, anche attraverso uno strumento come un sito, come Cultura Cattolica, può facilitare e sostenere questo risveglio dell’io, può aprire lo sguardo e il cuore per capire la propria domanda umana e quella dei ragazzi che ci si trova di fronte, ci può aiutare a scoprire e approfondire le ragioni di quel che diciamo e insegniamo, indicare la strada per affrontare e tentare di rispondere ai problemi che ogni giorno si presentano.
Una riforma della scuola che non abbia ben presente e non si paragoni con quel che è il problema di fondo della scuola sarà sempre deludente, ininfluente, lascerà le cose come stanno.
 (Franco Bruschi) http://www.culturacattolica.it/

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