Il commento settimanale
QUALE GIOIA
Nel Vangelo oggi Gesù dice ai discepoli, quindi anche a noi: “Vi dico queste cose
perché la vostra gioia sia piena”.
Non sembra sensato parlare di gioia in questo momento di grave preoccupazione
per molte, troppe famiglie, che fanno fatica a vivere; sembra anzi un insulto
parlare di gioia di fronte alla disperazione di migliaia di lavoratori che sono
senza lavoro, e quindi senza la propria dignità di persone. Se si allarga lo
sguardo alle atrocità della guerra in Siria, del nuovo terrorismo, della vecchia
fame e ingiustizia, sembra veramente che parlare di gioia sia “oppio dei popoli”.
Eppure. E’ una grande grazia intuire di quale gioia Gesù sta parlando. Gesù dice
queste parole durante l’ultima cena, nella consapevolezza che si avvicina per lui
il dolore della croce, del tradimento, della morte infame. La gioia di cui parla
Gesù non è una emozione superficiale. Mi ha colpito il brano di una lettera
scritta da Madre Teresa di Calcutta: “Molti pensano che la mia fede, la mia
speranza e il mio amore mi colmino profondamente e che l’intimità con Dio e
l’unione con la sua volontà impregnino il mio cuore. Se solo potessero sapere…
Io assaggio la non esistenza di Dio, il fatto che Dio non sia Dio. Questo in me
è un terribile prova. Come se in me tutto fosse morto, tutto di ghiaccio”.
Eppure anche Madre Teresa è una grande testimone della gioia di Gesù.
E’ la gioia interiore di
chi, in qualunque situazione, si sente amato, desiderato e voluto dal
Padre. La certezza che nulla ci può
separare dall’amore che Cristo ha per noi, anche se misteriosamente sto partecipando,
senza volerlo, alla dolorosa passione
di Gesù.
E’
la gioia di chi sa di poter dire sempre, in ogni momento, le parole di Gesù:
“Padre, nelle tue
mani consegno il mio spirito”. E so che sono mani che mi accarezzano e non mi abbandonano, mai.
mani consegno il mio spirito”. E so che sono mani che mi accarezzano e non mi abbandonano, mai.
Don Renato
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