mercoledì 3 aprile 2013

«A Lui vogliamo consegnare tutta la nostra vita perché il mondo possa conoscerLo ed amarLo»

Scola
La chiesa della Diocesi di Milano e la sua guida, il cardinale Scola da Papa Francesco




Basilica di San Pietro

Roma, 2 aprile 2013

 


Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano




1. «Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù» (Epistola, 1Cor 1,4): le parole dell’Apostolo Paolo dicono meglio di ogni altra parola i motivi profondi del nostro essere venuti in pellegrinaggio fino a Roma, fino alla tomba dell’Apostolo Pietro. È la gratitudine infatti, che ci ha condotto insieme qui questa mattina.

2. Perché possiamo essere grati? Cari ragazzi, quando celebriamo l’Eucaristia ascoltiamo parole che, anche se di primo acchito ci possono sembrare un po’ difficili, dicono fino in fondo la verità della vita. Perciò è necessario essere attenti e tentare di impararle e di comprenderle. Oggi, all’inizio della Santa Messa abbiamo detto che il cristiano è colui che «nella professione della fede ha ricevuto la vita eterna» (All’inizio dell’Assemblea liturgica). Perché chi professa la fede, chi dice: “Gesù io credo in Te”, riceve la vita eterna? E cosa è la vita eterna? Non è forse qualcosa di troppo lontano per voi che siete all’inizio del cammino della vita?
Nell’espressione “Vita eterna” voi capite subito che sono in gioco due cose: la vita, ciò che di più prezioso abbiamo, e il per sempre. Con le due parole “vita eterna” la Chiesa dice che l’uomo nasce per essere definitivamente felice. Nessun male, nessun dolore, nessuna sofferenza potranno prevalere sulla felicità che Gesù ci dona e che sarà piena un giorno quando vivremo per sempre insieme a Lui.
La fede, essere cristiani, è proprio cominciare vivere con Lui; è aver presente ogni giorno l’invito del Vangelo: «Non temete» (Vangelo, Mt 28,10). Chi è amico di Gesù, chi dice di sì all’amicizia che Egli ci offre gratuitamente, vive senza paura: sa di non essere mai da solo.
Di questo sono testimoni tanti uomini e donne lungo i secoli: a cominciare di Pietro, la cui tomba oggi visitiamo in pellegrinaggio. Pietro, il pescatore, che per paura aveva tradito Gesù, è stato perdonato, accolto e inviato dal Risorto per confermare i suoi fratelli nella fede. Pietro ci dice che tutto il nostro male e tutte le nostre paure non sono nulla nei confronti dell’amore di Gesù, della Sua amicizia. Per questo possiamo dire con Pietro: “Credo, Signore”.

3. Lasciatemi, ora, rivolgere per un momento a tutti gli adulti che ci accompagnano e sono qui, come voi, pellegrini della fede.
La Provvidenza, che guidò Papa Benedetto a Milano per la Visita Pastorale alla Diocesi in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, ci ha condotto fino a Roma per ringraziare il Papa per tale immenso dono. Quello di Milano è stato – lo abbiamo spesso ricordato – «un evento atteso a lungo e preparato con cura, che ha sorpreso tutti per la sua dirompente novità» (Lettera Pastorale Alla scoperta del Dio vicino). E Dio continua a sorprendere il Suo popolo per accompagnarlo ad  una sempre più decisa professione di fede e ad una consegna totale della vita. Così in queste ultime settimane ci ha regalato Papa Francesco e noi, pellegrini ambrosiani, abbiamo la grazia di poterlo incontrare all’inizio del suo ministero petrino per dirgli il nostro affetto e il nostro desiderio di seguirlo e di essere confermati da lui nella fede apostolica.

4. Nella lettura degli Atti abbiamo ascoltato che i capi, gli anziani, gli scribi e i sacerdoti hanno domandato a Pietro e agli altri apostoli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?» (Lettura, At 4,7). È una domanda che dobbiamo farci oggi noi, cristiani del Terzo Millennio: in cosa consiste e da dove nasce il nostro contributo per il bene del mondo? «nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti» (Lettura, At 4,10). Non abbiamo altro da dire al mondo che Gesù Cristo, morto e risorto: Egli è la misericordia del Padre e, quindi, la speranza certa per tutti gli uomini. Egli è la nostra unica ricchezza. A Lui vogliamo consegnare tutta la nostra vita perché il mondo possa conoscerLo ed amarLo e, così, ricevere fin da ora la vita eterna. Amen.

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