domenica 21 ottobre 2012

ALLEANZA TRA CHI SA FAR GIRARE I SOLDI E CHI IL CUORE Apriteci così lo sguardo (l'arte dice che siamo vivi)

È inspiegabile. O forse no. È paradossale, o forse no. Dico il fatto che in centro a Milano stia per aprire un nuovo museo dedicato all’arte del Novecento. Progetto nato in tempi in cui la crisi non mordeva così, ma che realizzandosi ora ci offre una chiave di lettura dell’epoca in cui viviamo. Una nuova ala, per la precisione, di un museo già esistente, e che appartiene al progetto Gallerie d’Italia di Fondazione Cariplo e Banca Intesa. Ma come? La crisi i tagli, i cortei, le proteste, e ci mettiamo a fare un museo di opere d’arte? Non è inutile? Leggere un’epoca di crisi senza tener d’occhio certi fatti e movimenti è da sciocchi. A Milano, in pieno centro, davanti alla Scala, sta dunque per aprire un nuova casa della bellezza italiana. Accanto alle raccolte dell’800 un’altra grande quantità di opere d’arte vengono così rese disponibili. Il museo avrà alcune innovazioni - tra cui l’orario e l’ospitalità. Si sono tenuti festival culturali in ogni dove, e a Bologna in queste ore con un happening di poesia d’amore si celebra Guido Guinizelli inventore dello Stil Novo da cui vengono tutte le nostre parole innamorate…Sono tutte iniziative folli? Reperti di vecchie illusioni? Sogni fuori tempo massimo? È vero, in molti casi si sono buttate via risorse usando la cultura come scusa, mentre si faceva intrattenimento o politica, in altri casi si sono inventati musei culturalmente inutili anche con grande dispendio (come un 'museo della città' nel capoluogo emiliano, giusto per dare lustro a qualche maggiorente). E la crisi ha di certo investito anche le spese in campo culturale, molte istituzioni giustamente si lamentano. Ci sono tesori chiusi, ci sono cali paurosi nella vendita di libri, beni straordinari trattati in modo inerte, spompato. La sfida di chi apre nuovi musei in un Paese ove la metà degli abitanti non ha mai messo piedi in un museo è di inventare modelli postilluministici e postcentralisti di condivisione dell’esperienza culturale. La sfida è decisiva. Intanto, l’Italia continua – stringendo i denti – a essere un luogo vivace di iniziative, di istituzioni, di offerta. Di gente che ha voglia di fare cultura e di condividerla. Il gesto dei mecenati bancari milanesi costituisce un atto che va letto con consapevolezza: un luogo dove si offrono numerosi capolavori dell’arte italiana del secolo passato e contemporanei ci può aiutare a vedere chi siamo ora. A capire certe fragilità, previste e immaginate, e certe fughe dal reale, o manipolazioni, o visioni della nostra anima. Quelle con cui di fatto ci troviamo oggi ad affrontare la tempesta. La cosa peggiore nei momenti di crisi e non accettare di guardarsi in faccia. E con la scusa di stare chini su indici di borsa, polemiche giornalistiche e conti in banca, evitare di guardarsi in viso e di scrutarsi dentro, evitare di guardare i colori, i tagli, gli struggenti movimenti. Quasi sperando che le crisi passino senza cambiarci davvero. L’arte non serve a niente, si sa, ma ci ricorda che siamo vivi, e ci fa guardare cosa siamo. E allora forse il gesto di aprire quelle sale in cui aggirarsi tra capolavori recenti è un modo per non fare finta, per guardare in faccia la realtà e comprendere davvero noi stessi e i giorni duri, felici e drammatici che ci tocca passare. Se qualcuno non alzasse lo strano specchio delle opere d’arte in cui rifletterci e riflettere sul mondo, allora sì la crisi sarebbe totale, e senza aria, né scampo. Vagheremmo come ciechi in anni depressi. E invece, nel cuore della regione e della città capitali del fare e dell’operosità si apre un nuovo spazio per l’arte. Buon segno. Del resto, la nostra benzina vera, la possibilità tutta italiana di ripresa è ancora nella strana antica e nuova alleanza tra coloro che sanno far girare i soldi e coloro che veggenti e visionari guardano come gira il cuore dell’uomo.
http://edicola.avvenire.it/©.DAVIDE RONDONI

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