venerdì 17 settembre 2010

«Se si esclude Dio l’uomo resta monco» Il Papa incontra la Regina. Monito sull’ateismo



Scambi di battute in un’atmosfera definita «familia­re », se non «quasi natalizia». Un’acco­glienza speciale, ca­pace di coniugare protocollo e cordia­lità, ma soprattut­to di dare un sen­so forte al reci­proco riconosci­mento dei meriti nella ricerca del bene comune, che ha fatto da sfondo ai discorsi ufficia­li. E culminato nel­l’auspicio del Papa che il Regno U­nito, nel suo «sforzo di essere una so­cietà moderna e multiculturale... possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che for­me più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più». È stato il Palazzo di Holyrood Hou­se, a Edimburgo, la cornice del pri­mo atto di questa visita nel Regno Unito di Benedetto XVI. Il momen­to più ufficiale dei quattro giorni che il Pontefice trascorrerà oltremanica. E nel quale, ricordando tra l’altro il contributo decisivo del Regno Uni­to alla sconfitta della «tirannia nazi­sta, che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, special­mente gli ebrei, che venivano consi­derati non degni di vivere», ha os­servato come «mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ven­tesimo secolo, non possiamo mai di­menticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vi­ta pubblica conduce in ultima ana­lisi ad una visione monca dell’uomo e della società».
Per questo allora la Gran Bretagna, secondo il Papa, non deve lasciar «o­scurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà». Per questo, ha aggiunto, «possa quel pa­trimonio cristiano, che ha sempre servito bene la nazione, plasmare co­stantemente l’esempio del Suo go­verno e del Suo popolo nei confron­ti dei due miliardi di membri del Commonwealth». Un esplicito rico­noscimento del ruolo mondiale che il Regno Unito ancora gioca, in quan­to «il governo e il popolo sono colo­ro che forgiano le idee che hanno tutt’oggi un impatto ben al di là del­le Isole britanniche». Ciò, per Bene­detto XVI, «impone loro un dovere particolare di agire con saggezza per il bene comune», dovere che anche i media devono sentire «poiché le lo­ro opinioni raggiungono un così va­sto uditorio», imponendo loro «una responsabilità più grave di altri».

Parole importanti, e 'pesanti', quel­le di Benedetto XVI, che Elisabetta II, vestita di grigio chiaro, aveva ac­colto affermando come «la sua pre­senza oggi ci ricorda la comune ere­dità cristiana e il contributo che i cri­stiani danno alla pace nel mondo e allo sviluppo economico e sociale dei Paesi meno prosperi del mon­do ». «Siamo tutti consapevoli – ave­va poi scandito la Regina – dello spe­ciale contributo della Chiesa catto­lica romana, in particolare per quan­to riguarda il suo ministero ai mem­bri più poveri e deprivati della so­cietà, la sua cura per i senza-tetto e per l’educazione fornita dalla sua e­stesa rete di scuole».

C’è il tempo per lo scambio dei do­ni – al Papa la copia di alcune stam­pe del pittore tedesco Hans Holbein, alla Regina una copia di un mano­scritto di un vangelo tedesco dell’VIII secolo – e per una doman­da di Elisabetta II a proposito della Papamobile – «Non è piccola?» – pri­ma che Benedetto XVI, sulle spalle lo scialle col tartan disegnato per l’occasione, si immerga al suono delle cornamuse nel bagno di folla che lo accompagnerà fino alla resi­denza del cardinale Keith O’ Brien. «Decine di migliaia di persone», as­sicura la Bbc, alle quali, giunto a St.

Andrews, Papa Ratzinger si avvici­na in un fuori programma che lo fa trattenere qualche minuto a strin­gere le mani ad alcuni bambini e ai malati in carrozzella.

Un bagno di folla che si ripeterà nel pomeriggio, nella messa celebrata a Glasgow. Oltre centomila persone, davanti alle quali il Pontefice torna a ripetere che «l’evangelizzazione della cultura è tanto più importante nella nostra epoca, in cui una 'dit­tatura del relativismo' minaccia di o­scurare l’immutabile verità sulla na­tura dell’uomo, il suo destino e il suo bene ultimo». Quindi, in serata, il trasferimento a Londra, a chiu­dere una giornata che i com­mentatori britannici hanno defi­nito «memorabile». E le contestazioni annunciate?

Come previsto, il centinaio (in tre gruppi) di contestatori è sparito nel­lo scenario scozzese, ed è facile pre­vedere che anche nella capitale qual­che fatica la faranno, per farsi nota­re. Di tutto quanto si attendeva re­stano le richieste di giustizia delle associazioni delle vittime degli abusi sessuali da parte di sa­cerdoti. Sull’aereo che lo portava a Edimburgo, a chi gli rivolgeva una domanda al riguardo, il Papa aveva con­fessato che «queste rivelazio­ni sono state per me uno choc, una grande tristezza.

È difficile capire come questa perversione del ministero sacer­dotale sia possibile».
S.Mazza

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