sabato 18 settembre 2010

La ricerca del significato ultimo dell’esistenza umana , il senso religioso è l’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore


Sono lieto di avere l’odierna opportunità di incontrarvi, voi che rappresentate le varie comunità religiose in Gran Bretagna. Saluto sia i ministri religiosi, sia quanti di voi svolgono attività nella politica, negli affari e nell’industria…
Desidero iniziare le mie parole esprimendo l’apprezzamento della Chiesa cattolica per l’importante testimonianza che voi tutti apportate quali uomini e donne dello spirito, in un tempo nel quale le convinzioni religiose non sono sempre comprese o apprezzate. La presenza di credenti impegnati nei campi della vita sociale ed economica parla eloquentemente del fatto che la dimensione spirituale della nostra vita è fondamentale alla nostra identità di esseri umani, in altre parole, che l’uomo non vive di solo pane (Dt 8,3). Quali seguaci di tradizioni religiose diverse, che lavorano insieme per il bene della comunità in senso ampio, noi diamo grande importanza a questa dimensione “fianco a fianco” della nostra collaborazione, che completa l’aspetto “faccia a faccia” del nostro costante dialogo.
A livello spirituale tutti noi, in modi diversi, siamo personalmente in un viaggio che offre una risposta importante alla questione più importante di tutte, quella riguardante il significato ultimo dell’esistenza umana. La ricerca del sacro è la ricerca dell’unica cosa necessaria, l’unica a soddisfare le aspettative del cuore umano. Nel quinto secolo, sant’Agostino descrisse quella ricerca in questi termini: “Signore, ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto sino a che non riposerà in te” (Confessioni, 1,1). Nell’intraprendere tale avventura ci rendiamo conto sempre di più che l’iniziativa non viene da noi, bensì dal Signore: non siamo tanto noi a ricercare Lui, ma è piuttosto Lui a cercare noi ed è senza dubbio Lui ad avere posto quella nostalgia per Lui nel profondo dei nostri cuori.
La vostra presenza e testimonianza nel mondo indica la fondamentale importanza per la vita umana di questa ricerca spirituale nella quale siamo impegnati. All’interno dei loro ambii di competenza, le scienze umane e naturali ci forniscono una comprensione inestimabile di aspetti della nostra esistenza ed approfondiscono la nostra comprensione del modo in cui opera l’universo fisico, il quale può essere utilizzato per portare grande beneficio alla famiglia umana. E tuttavia queste discipline non danno risposta, e non possono darla, alla domanda fondamentale, perché operano ad un livello totalmente diverso. Non possono soddisfare i desideri più profondi del cuore umano, né spiegarci la nostra origine ed il nostro destino, per quale scopo noi esistiamo, né possono darci una risposta esaustiva alla domanda: “Per quale motivo esiste qualcosa, piuttosto che il niente”.
La ricerca del sacro non svaluta altri campi dell’indagine umana. Al contrario, li pone in un contesto che amplifica la loro importanza quali vie mediante le quali esercitare responsabilmente il nostro essere amministratori della creazione.
Nella Bibbia leggiamo che dopo aver compiuto l’opera della creazione, Dio benedisse i nostri progenitori e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela” (Gn 1,28). Egli affidò a noi il compito di esplorare e utilizzare i misteri ella natura al fine di servire un bene superiore. Qual è questo bene superiore? Nella fede cristiana esso viene espresso come amore per Dio a amore per il nostro prossimo. Pertanto, ci impegniamo di tutto cuore e con entusiasmo con il mondo, ma sempre con uno sguardo per servire quel bene superiore, altrimenti sfiguriamo la bellezza della creazione sfruttandola per scopi egoistici.
Per tale motivo la genuina credenza religiosa ci indica, al di là dell’utilità presente, la trascendenza. Ci rammenta la possibilità e l’imperativo della conversione morale, del dovere di vivere in modo pacifico con il nostro prossimo, dell’importanza di vivere una vita di integrità. Propriamente compresa, porta illuminazione, purifica i nostri cuori ed ispira azioni nobili e generose, a beneficio dell’intera famiglia umana. Ci motiva a coltivare la pratica della virtù e ad avvicinare l’un l’altro con amore, nel più grande rispetto delle tradizioni religiose diverse dalla nostra.
Sin dal Concilio vaticano II la Chiesa cattolica ha posto speciale enfasi sull’importanza del dialogo e della collaborazione con i seguaci di altre religioni. E perché sia fruttuoso, occorre reciprocità da parte di tutte le componenti in dialogo e da parte dei seguaci di altre religioni. Penso in particolare a situazioni in alcune parti del mondo, in cui la collaborazione e il dialogo fra religioni richiede rispetto reciproco, la libertà di praticare la propria religione e di compiere atti di culto pubblico, come pure la libertà di seguire la propria coscienza senza soffrire ostracismo o persecuzione, anche dopo la conversione da una religione ad un’altra. Una volta che tale rispetto e attitudine aperta sono stabili, persone di tutte le religioni lavoreranno insieme in modo efficace per la pace e la mutua comprensione, offendo perciò una testimonianza convincente davanti al mondo.
Questo genere di dialogo deve porsi su diversi livelli e non dovrebbe essere limitato a discussioni formali. Il dialogo della vita implica semplicemente a vivere fianco a fianco ed imparare l’uno dall’altro in maniera da crescere nella reciproca comprensione e nel reciproco rispetto. Il dialogo dell’azione ci fa avvicinare in forme concrete alla collaborazione, mentre applichiamo le nostre intuizioni religiose al compito di promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. Questo tipo di dialogo può includere l’esplorare assieme come difendere la vita umana ad ogni stadio e come rassicurare la non esclusione della dimensione religiosa di individui e comunità dalla vita della società. Poi, a livello delle conversazioni formali, non vi è solo la necessità dello scambio teologico, ma anche il porre alla reciproca considerazione le proprie ricchezze spirituali, il parlare della propria esperienza di preghiera e di contemplazione, l’esprimere a vicenda la gioia del nostro incontro con l’amore divino. In tale contesto sono lieto di rilevare le molte iniziative positive intraprese in questo Paese per promuovere tale dialogo a vari livelli…
Cari amici, nel concludere questi pensieri, permettete di assicurare che la Chiesa cattolica persegue la via dell’impegno e del dialogo per un senso genuino di rispetto per voi e per le vostre credenze. I cattolici, sia in Gran Bretagna sia in tutto il mondo, continueranno ad edificare ponti di amicizia con altre religioni, per sanare glie errori del passato e per promuovere fiducia fra individui e comunità»
[Benedetto XVI, Incontro con i leaders di altre Religioni, 17 settembre 2010].

Il dialogo tra religioni ed ecumenicamente tra fedi a cui Benedetto XVI punta ha queste caratteristiche:
- In un momento di secolarismo aggressivo in cui la domanda originaria sul significato ultimo, trascendente dell’esistenza umana o senso religioso diventa più difficile, più difficile ogni religione perché viviamo in un mondo che si presenta quasi sempre come opera nostra e nel quale Dio non ha più spazio pubblico, con la conseguente esclusione di ogni principio etico e morale che sia valido e vincolante per se stesso, facendo dell’utile il criterio ultimo, rendendo difficile un modo pacifico di vivere con il prossimo dialogando tra religioni diverse, difficile la giustizia e la salvaguardia del creato occorre un comune lavoro per una ricerca del sacro che non svaluti altri campi dell’indagine umana.- Tutte le varie confessioni cristiane sentono la comune urgenza, all’inizio del terzo millennio in cui il cristianesimo si trova proprio nel luogo della sua originaria diffusione, in Europa e in Occidente, in una crisi profonda nella sua pretesa di verità di saper riproporre “a fianco a fianco” con tutte le religioni la Verità salvifica di Gesù Cristo alla ragione del nostro tempo.

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