venerdì 5 febbraio 2010

Marion:"Certi cristiani s’irrigidiscono in uno stato antiquato e superato della filosofia- Il diritto di far filosofia."

Il filosofo Jean- Luc Marion, 63 anni, cofondatore della rivista cristiana Communio,
ha fatto nei giorni scorsi il suo ingresso all’Académie française, sul seggio che fu del cardinale Lustiger.
Professor Marion, lei è cristiano e filosofo. Come articola questa doppia appartenenza?
« Sono un filosofo, esattamente come altri sono piloti di linea, ingegneri, o banchieri! È un mestiere come un altro, che attiene all’ordine della conoscenza, direbbe Pascal.
L’identità cristiana non è dello stesso ordine che la razionalità filosofica. Esistono filosofi che hanno opinioni religiose, per fortuna! Ma non vi è in sé una ' filosofia cattolica', o una ' filosofia cristiana'. È tipico delle ideologie, come il marxismo, il voler battezzare le scienze umane. La rivelazione cristiana non dipende da una filosofia, grazie a Dio! Ma è vero che mi sono interessato alla teologia, poiché la filosofia passa il proprio tempo ad accostarsi alla teologia.
Soprattutto quando ho scritto Dio senza l’essere. Non mi sono posto la questione dell’articolazione fra la mia fede cristiana e la filosofia, ma invece la questione del diritto che ha la filosofia di parlare di Dio, della rivelazione cristiana, e il problema dei limiti » .
La rivista cattolica internazionale « Communio » , che lei ha cofondato, è stata a lungo considerata come rappresentante di una corrente minoritaria nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Una posizione che si è oggi invertita?
« Nella storia della Chiesa, un Concilio provoca una crisi ancor più di rispondere a una crisi. Fu il caso per il Vaticano II, che ha provocato una crisi. A mio parere, ciò deriva dal fatto che, dopo il Concilio, alcuni sono rimasti sulla rottura fra progressisti e conservatori che proprio il Vaticano II ha inteso superare e risolvere. La scelta che è stata proposta ai cattolici fra i due atteggiamenti, progressista o conservatore, era falsa. Altri, come Hans Urs von Balthasar, Karol Wojtyla o Jean­Marie Lustiger, hanno al contrario riletto il Concilio in una prospettiva diversa, alla luce dei Padri della Chiesa, in un movimento di riscoperta patristica. La rivista Communio ha sostenuto questo movimento » .
Non teme nondimeno oggi un ripiegamento identitario da parte dei cattolici in Francia?
« No, non credo. I cattolici francesi stanno comprendendo quale deve essere il loro ruolo, il che non è automatico. Sono una minoranza, ma la minoranza più importante, chiamata a prendere la parola nel dibattito.
Certi cristiani s’irrigidiscono in uno stato antiquato e superato della filosofia, che risale all’epoca scolastica, in cui la razionalità era definita in modo restrittivo, in cui il confronto fra fede e ragione non esisteva. Ma essi non hanno compreso per nulla le poste in gioco attuali » .
In proposito, perché insiste in tal modo sul legame indissolubile fra fede e ragione?
« Credo che siamo giunti in una fase chiave di questa riflessione. Coloro che oppongono fede e ragione hanno una visione della fede che non le accorda una logica. Ma vi è una logica di Dio nella rivelazione cristiana, poiché Dio è il logos, la ragione. E gli stessi che negano questa parte di sovrapposizione della ragione da parte della fede riconoscono oggi che ci troviamo di fronte a una crisi della razionalità: chi può, dopo il XX secolo, dire cosa s’intende per ragione? La frontiera fra il razionale e il non razionale non ha più nulla di evidente. La scienza non è più la verità assoluta come si è voluto credere, il progresso scientifico prende ormai anche l’aspetto di una minaccia, come appare evidente con la crisi ecologica.
In questa ' inquietudine razionale', come la chiamo, i cristiani hanno tutto il loro posto, e il loro contributo può essere fondamentale. A condizione che essi non innestino nel dibattito delle convinzioni frenetiche, ma delle posizioni ragionevoli.
' Mantenere la ragione' è qualcosa per cui i cristiani sono forse qualificati, poiché il loro Dio non è un Dio dell’onnipotenza irrazionale, ma il Dio del logos » .
All’ « Académie française » lei succede al cardinale Jean­Marie Lustiger, che ha conosciuto molto bene…
« L’ho conosciuto nel 1968. Da allora, questo legame non si è mai smentito: ho lavorato con lui per 25 anni, mi ha sposato, mi ha sostenuto nei momenti difficili. Si trattava al contempo di un legame filiale ( avevamo una ventina d’anni di distanza) e di un’amicizia molto stretta, dal 1968 alla sua morte. Ho l’impressione che non si è ancora valutata la statura dell’uomo. La gente comincerà a prendere coscienza del suo spessore. Si comprenderà che l’uomo, con tutte le sue dimensioni, spirituale, politica, intellettuale, personale, aveva una statura paragonabile a quella di un Padre della Chiesa » .
( per gentile concessione del quotidiano « La Croix » ; traduzione di Daniele Zappalà)
L’intellettuale cattolico prende tra gli Immortali il posto del cardinal Lustiger: «Era un amico e aveva la statura di un Padre della Chiesa»
Intervizta di ISABELLE DE GAULMYN

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