venerdì 29 gennaio 2010

«Relativismo, ostacolo al dialogo delle culture»


Il discorso tenu­to ieri da Benedetto XVI ai membri delle Pon­tificie Accademie in occasione della 14ª «Se­duta pubblica».
Signori cardinali, venerati fratelli nell’e­piscopato e nel sacerdozio, illustri pre­sidenti e accademici, signore e signori! Sono lieto di accogliervi e di incontrarvi, in oc­casione della Seduta pubblica delle Pontificie accademie, momento culminante delle mol­teplici attività dell’anno. Saluto monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Consiglio di coordinamento fra Accademie Pontificie, e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivol­to. Estendo il mio saluto ai presidenti delle Pontificie Accademie, agli accademici e ai so­dali presenti. L’odierna Seduta pubblica, nel corso della qua­le è stato consegnato, a mio nome, il Premio delle Pontificie Accademie , tocca un tema che, nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, riveste par­ticolare importanza: « La formazione teologi­ca
del presbitero ».
O ggi, memoria di san Tommaso d’A­quino, grande dottore della Chiesa, desidero proporvi alcune riflessioni sulle finalità e sulla missione specifica delle benemerite istituzioni culturali della Santa Se­de di cui fate parte e che vantano una varie­gata e ricca tradizione di ricerca e di impegno in diversi settori. Gli anni 2009-2010, infatti, per alcune di esse, sono segnati da una specifica ricorrenza, che costituisce ulteriore motivo per rendere grazie al Signore.
In particolare, la Pontificia Accademia Roma­na di Archeologia ricorda la fondazione avve­nuta due secoli fa, nel 1810, e la trasformazio­ne in Accademia Pontificia, nel 1829. La Pon­tificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum
hanno ricordato il loro 130° anno di vita, es­sendo state fondate entrambe nel 1879. La Pontificia Accademia Mariana internaziona­le ha celebrato, poi, il 50° della propria tra­sformazione in Accademia Pontificia. Le Pon­tificie Accademie di San Tommaso d’Aquino e di Teologia hanno ricordato, infine, il de­cennale del loro rinnovamento istituzionale, avvenuto nel 1999 con il motu proprio Inter munera Academiarum, che reca proprio la da­ta
del 28 gennaio. T ante occasioni, dunque, per rivisitare il passato, attraverso la lettura attenta dei pensieri e delle azioni dei fondatori e di quanti si sono prodigati per il progresso di queste istituzioni. Ma lo sguardo retrospetti­vo e la memoria del glorioso passato non pos­sono costituire l’unico approccio a tali even­ti, che richiamano soprattutto il compito e la responsabilità delle Accademie Pontificie di servire fedelmente la Chiesa e la Santa Sede, rinnovando nel presente il ricco e diversifica­to impegno, che già ha prodotto preziosi frut­ti anche nel recente passato. La cultura contemporanea, e ancor più gli stes­si credenti, infatti, sollecitano continuamen­te la riflessione e l’azione della Chiesa nei va­ri ambiti in cui emergono nuove problemati­che e che costituiscono anche settori in cui o­perate, come la ricerca filosofica e teologica; la riflessione sulla figura della Vergine Maria; lo studio della storia, dei monumenti, delle te- stimonianze ricevute in eredità dai fedeli del­le prime generazioni cristiane, a cominciare dai martiri; il delicato ed importante dialogo tra la fede cristiana e la creatività artistica, a cui ho voluto dedicare l’incontro con personalità del mondo dell’arte e della cultura, svoltosi nella Cappella Sistina lo scorso 21 novembre. In questi delicati spazi di ricerca e di impegno, siete chiamati a offrire un contributo qualifi­cato, competente e appassionato, affinché tut­ta la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, pos­sa disporre di occasioni, di linguaggi e di mez­zi adeguati per dialogare con le culture con­temporanee e rispondere efficacemente alle domande e alle sfide che l’interpellano nei va­ri ambiti del sapere e dell’esperienza umana. Come ho più volte affermato, l’odierna cultura risente fortemente sia di una vi­sione dominata dal relativismo e dal soggettivismo, sia di metodi e atteggiamenti talora superficiali e perfino banali, che dan­neggiano la serietà della ricerca e della rifles­sione e, di conseguenza, anche del dialogo, del confronto e della comunicazione inter­personale. Appare, pertanto, urgente e neces­sario ricreare le condizioni essenziali di una reale capacità di approfondimento nello stu­dio e nella ricerca, perché ragionevolmente si dialoghi ed efficacemente ci si confronti sul­le diverse problematiche, nella prospettiva di una crescita comune e di una formazione che promuova l’uomo nella sua integralità e com­pletezza.
Alla carenza di punti di riferimento ideali e morali, che penalizza particolarmente la con­vivenza civile e soprattutto la formazione del­le giovani generazioni, deve corrispondere un’offerta ideale e pratica di valori e di verità, di ragioni forti di vita e di speranza, che pos­sa e debba interessare tutti, soprattutto i gio­vani. Tale impegno deve essere particolar­mente cogente nell’ambito della formazione dei candidati al ministero ordinato, come esi­ge l’Anno Sacerdotale e come conferma la fe­lice scelta di dedicargli la vostra annuale Se­duta pubblica. na delle Pontificie Accademie è inti­tolata a san Tommaso d’Aquino, il U
Doctor Angelicus et communis , un mo­dello sempre attuale a cui ispirare l’azione e il dialogo delle Accademie Pontificie con le di­verse culture. Egli, infatti, riuscì ad instaurare un confronto fruttuoso sia con il pensiero a­rabo, sia con quello ebraico del suo tempo, e, facendo tesoro della tradizione filosofica gre­ca, produsse una straordinaria sintesi teolo­gica, armonizzando pienamente la ragione e la fede. Egli lasciò già nei suoi contemporanei un ricordo profondo e indelebile, proprio per la straordinaria finezza e acutezza della sua intelligenza e la grandezza e originalità del suo genio, oltre che per la luminosa santità della vita.
Il suo primo biografo, Guglielmo da Tocco, sot­tolinea la straordinaria e pervasiva originalità pedagogica di san Tommaso, con espressioni che possono ispirare anche le vostre azioni: fra’ Tommaso – egli scrive – «nelle sue lezioni introduceva nuovi articoli, risolveva le que­stioni in un modo nuovo e più chiaro con nuo­vi
argomenti. Di conseguenza, coloro che lo ascoltavano insegnare tesi nuove e trattarle con metodo nuovo, non potevano dubitare che Dio l’avesse illuminato con una luce nuo­va :
infatti, si possono mai insegnare o scrive­re opinioni nuove, se non si è ricevuta da Dio una ispirazione nuova? » ( Vita Sancti Thomae Aquinatis, in Fontes Vitae S. Thomae Aquina­tis notis historicis et criticis illustrati, ed. D. Prümmer M.-H. Laurent, Tolosa, s.d., fasc. 2, p. 81). I l pensiero e la testimonianza di san Tom­maso d’Aquino ci suggeriscono di studia­re con grande attenzione i problemi e­mergenti per offrire risposte adeguate e crea­tive. Fiduciosi nella possibilità della «ragione umana», nella piena fedeltà all’immutabile de­positum fidei , occorre – come fece il «Doctor Communis» – attingere sempre alle ricchezze della Tradizione, nella costante ricerca della «verità delle cose».
Per questo, è necessario che le Pontificie Ac­cademie siano oggi più che mai istituzioni vi­tali e vivaci, capaci di percepire acutamente sia le domande della società e delle culture, sia i bisogni e le attese della Chiesa, per offrire un adeguato e valido contributo e così promuo­vere, con tutte le energie ed i mezzi a disposi­zione, un autentico umanesimo cristiano.
R ingraziando, dunque, le Pontificie Ac­cademie per la generosa dedizione e per l’impegno profuso, auguro a cia­scuna di arricchire le singole storie e tradizio­ni di nuovi, significativi progetti attraverso cui proseguire, con rinnovato slancio, la propria missione. Vi assicuro un ricordo nella pre­ghiera e, nell’invocare su di voi e sulle istitu­zioni a cui appartenete l’intercessione della Madre di Dio, Sedes Sapientiae , e di san Tom­maso d’Aquino, di cuore imparto la benedi­zione apostolica.
Benedetto XVI

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