domenica 11 gennaio 2015

QUELLE MERVEILLE!

Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo
"Il problema dell'esegesi coincide ampiamente con il problema della filosofia. Le gravi difficoltà della filosofia, ossia quelle in cui si è dibattuta la ragione orientata in senso positivista, sono diventate le gravi difficoltà della nostra fede. Quest'ultima non può diventare libera, se la ragione stessa non si apre nuovamente. Se rimane chiusa la porta della conoscenza metafisica, se restano invalicabili i confini posti da Kant alla conoscenza umana, la fede è destinata ad atrofizzarsi: le manca il respiro. Certo, il tentativo di volersi tirare fuori dalla palude delle incertezze, per così dire prendendo sé stessi per i capelli, attraverso una ragione rigorosamente autonoma, che non vuole sapere nulla in fatto di fede, non può avere successo. La ragione umana infatti non è per nulla autonoma. Essa vive sempre in particolari contesti storici. Essi le offuscano la vista (come possiamo constatare); perciò essa ha bisogno anche di venir soccorsa sul piano storico, per poter superare le barriere che le provengono dalla storia. Ritengo che il razionalismo neoscolastico sia fallito nel suo tentativo di voler ricostruire i preambula fidei con una ragione rigorosamente indipendente dalla fede, con una certezza puramente razionale; tutti gli altri tentativi, che vorranno fare lo stesso percorso, otterranno alla fine gli stessi risultati. Su questo punto aveva ragione Karl Barth, nel rifiutare la filosofia come fondamento della fede indipendente da essa: la nostra fede si fonderebbe allora, in fondo, su mutevoli teorie filosofiche. Ma Barth sbagliava nel definire perciò stesso la fede come un puro paradosso, che può sussistere solo contro la ragione e in totale indipendenza da essa. Una delle funzioni della fede, e non tra le più irrilevanti, è quella di offrire un risanamento alla ragione come ragione, di non usarle violenza, di non rimanerle estranea, ma di ricondurla appunto nuovamente a sé stessa. Lo strumento storico della fede può liberare nuovamente la ragione come tale, in modo che quest'ultima - messa sulla strada della fede - possa vedere di nuovo da sé. Dobbiamo sforzarci di ottenere un simile rapporto nuovo tra fede e filosofia, perché esse hanno bisogno l'una dell'altra. La ragione non si risana senza la fede, ma la fede senza la ragione non diventa umana.
...deve addirittura apparire un miracolo che nonostante tutto si continui a credere cristianamente... Come mai la fede ha ancora in assoluto una possibilità di successo? Direi perché essa trova corrispondenza nella natura dell'uomo. L'uomo infatti possiede una dimensione più ampia di quanto Kant e le varie filosofie postkantiane gli abbiano attribuito. Kant stesso con i suoi postulati lo ha anche dovuto ammettere in qualche modo. Nell'uomo vi è un'inestinguibile aspirazione nostalgica verso l'infinito. Nessuna delle risposte che si sono cercate è sufficiente; solo il Dio che si è reso finito, per lacerare la nostra finitezza e condurla nell'ampiezza della sua infinità, è in grado di venire incontro alle domande del nostro essere. Perciò anche oggi la fede cristiana tornerà a trovare l'uomo. Il nostro compito è quello di servire a lui con umile coraggio, con tutta la forza del nostro cuore".
(J. RATZINGER, Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena 2005, pagg. 141-143)

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