giovedì 1 agosto 2013

Papa Francesco: è il tempo della misericordia e della tenerezza, la Chiesa sia vicina alla gente

La Chiesa ricorda oggi Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il vescovo napoletano che seppe penetrare così bene il cuore dei poveri del 1700. Per lui, compositore del celebre canto natalizio ‘Tu scendi dalle stelle’, l’Incarnazione del Verbo era il modello da seguire per una Chiesa che voglia essere la Sposa di un Dio vicino al suo popolo. E uno dei grandi temi affrontati da Papa Francesco nel suo viaggio apostolico a Rio de Janeiro è stato proprio quello di una Chiesa che vive in mezzo alla gente, una Chiesa materna e misericordiosa. Riascoltiamo, in questo servizio di Sergio Centofanti, alcune parole pronunciate dal Papa in occasione della sua visita in Brasile:RealAudioMP3 

Questo è “il tempo della misericordia” – ha detto con forza Papa Francesco - la Chiesa “deve andare a curare i feriti”, deve “trovare una misericordia per tutti … ma non solo aspettarli: andare a cercarli! Questa è la misericordia” (Conversazione in aereo, 28 luglio).

Per questo è fondamentale la vicinanza della Chiesa, "perché la Chiesa è madre, e non conosciamo una madre per corrispondenza. La madre … ci coccola, ci tocca, ci bacia, ci ama. Quando la Chiesa, impegnata con mille cose, trascura questa vicinanza, trascura ciò e comunica solo con i documenti, è come una madre che comunica con suo figlio con le lettere”. Spesso manca questa “prossimità” (Intervista alla tv Brasiliana ‘O Globo’, 28 luglio).

Per il Papa, ci vuole una Chiesa “più facilitatrice della fede che controllore della fede”. Invece, a volte, ci sono “pastorali ‘lontane’, pastorali disciplinari che privilegiano i principi, le condotte, i procedimenti organizzativi... ovviamente senza vicinanza, senza tenerezza, senza carezza. Si ignora la ‘rivoluzione della tenerezza’ che provocò l’incarnazione del Verbo. Vi sono pastorali impostate con una tale dose di distanza che sono incapaci di raggiungere l’incontro: incontro con Gesù Cristo, incontro con i fratelli”. “Come sono le nostre omelie? – domanda il Papa - Ci avvicinano all’esempio di nostro Signore, che ‘parlava come chi ha autorità’ o sono meramente precettive, lontane, astratte?”. (Discorso al Comitato di coordinamento del Celam, 28 luglio).

“Forse – ha sottolineato Papa Francesco - abbiamo ridotto il nostro parlare del mistero ad una spiegazione razionale; nella gente, invece, il mistero entra dal cuore”. “A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità” – osserva - la nostra missione “è destinata al fallimento”. Forse la Chiesa è apparsa “troppo lontana” dai bisogni della gente, “forse troppo fredda … forse troppo autoreferenziale, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi”. (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio)

Serve, invece – ha detto il Papa - una Chiesa che sappia dialogare con quanti “vagano senza meta, da soli, con il proprio disincanto, con la delusione di un Cristianesimo ritenuto ormai terreno sterile, infecondo, incapace di generare senso”. “Serve una Chiesa in grado di far compagnia, di andare al di là del semplice ascolto; una Chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente; una Chiesa capace di decifrare la notte contenuta nella fuga di tanti fratelli e sorelle … una Chiesa che si renda conto di come le ragioni per le quali c’è gente che si allontana contengono già in se stesse anche le ragioni per un possibile ritorno, ma è necessario saper leggere il tutto con coraggio. Gesù diede calore al cuore dei discepoli di Emmaus. Vorrei – ha proseguito il Papa - che ci domandassimo tutti, oggi: siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore?”. (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio)

In un mondo in cui tutto è sempre più veloce “si avverte una disperata necessità di calma, vorrei dire di lentezza. La Chiesa, – domanda ancora Papa Francesco - sa ancora essere lenta: nel tempo, per ascoltare, nella pazienza, per ricucire e ricomporre? O anche la Chiesa è ormai travolta della frenesia dell’efficienza? Recuperiamo – esorta il Pontefice - la calma di saper accordare il passo con le possibilità dei pellegrini, con i loro ritmi di cammino, la capacità di essere sempre vicini per consentire loro di aprire un varco nel disincanto che c’è nei cuori, così da potervi entrare”. “Serve, allora, una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia – conclude Papa Francesco - c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di ‘feriti’, che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore”. (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio)

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