mercoledì 26 settembre 2012
L’ora di religione non è la Cenerentola degli studi e non è una graziosa concessione ai cattolici
Ancora reazioni alle parole del ministro dell’istruzione Francesco Profumo che ha detto che «l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non ha più molto senso». Oggi su Libero Caterina Maniaci intervista monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, che dice che le dichiarazioni del ministro «appaiono frutto di una grave disinformazione, il che non è molto comprensibile per un ministro che dovrebbe avere, tra le proprie competenze, questi temi».
INCONTRARE IL CRISTIANESIMO. Negri ricorda la soluzione attuale («di grandissimo profilo culturale e democratico») è figlia di «un lungo cammino e dialogo» partito con i Patti Lateranensi. «L’ora di religione – spiega il vescovo – deve essere impartita secondo la forma della tradizione cattolica, perché rappresenta per tutti i cittadini italiani che lo desiderano la possibilità di incontrare il cristianesimo come avvenimento di vita, di cultura e di civiltà».
NON E’ CATECHISMO. L’errore da non commettere è pensare che l’ora di religione sia un’ora di catechesi. «La catechesi ha altre finalità e altri metodi e che si realizza nell’ambito della vita ecclesiale». Tra l’altro, c’è di mezzo il Concordato: «Non c’è nessuno che possa mettere in discussione la funzione della religione cattolica nelle scuole senza aprire un contenzioso a livello internazionale, perché l’ora di religione insegnata nelle scuole fa parte del Concordato esistente tra lo Stato italiano e la Chiesa. La presenza della religione cattolica, poi, è un fatto irresistibilmente esistenziale, non programmatico».
AL BERCHET CON DON GIUSSANI. Il vescovo fa riferimento anche alla propria esperienza personale: «Nel liceo che frequentavo negli anni Sessanta – il prestigioso liceo Berchet di Milano – le materie venivano a disporsi positivamente o dialetticamente nei confronti dell’insegnamento della religione cattolica che, per grazia, ci era impartita da monsignor Luigi Giussani. L’ora di religione non è la Cenerentola degli studi e non è una graziosa concessione al mondo cattolico. Anzi rappresenta il tentativo di realizzare una concreta pluralizzazione della scuola che, soprattutto quella statale, oggi soffre di una crescente omologazione di carattere ideologico a senso unico, in particolare nel senso del progressismo e del tecnoscientismo».
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