lunedì 24 settembre 2012

Che cosa permette all’uomo “selvaggio” di riconoscere la Grande Presenza?

Continuamente don Julian Carrón ci provoca a vivere intensamente il reale. Ma cosa significa per me “educazione” ed educare il mio popolo a questa posizione? Tutti i giorni, prima di cominciare a lavorare, affidiamo a ogni persona una provocazione che è stata suscitata in alcuni dalla stessa realtà. Sono esempi, sono particolari della vita quotidiana, ma se Cristo non entrasse in questi particolari non potremmo verificare la verità del fatto che la realtà, come afferma san Paolo, è il corpo di Cristo. Da questa posizione è nata la bellezza delle opere nella nostra comunità. Un’opera è un “opus Dei” solo quando in tutti i suoi particolari rimanda alla bellezza divina. Che bello ascoltare molti pazienti terminali dire: «Padre, solo per il fatto di essere in un posto così bello mi sento meglio». O quando i bimbi che vengono a scuola, in un luogo bello, pulito, ordinato, e nel tempo imparano a vivere nello stesso modo anche a casa loro. È “il bello” che educa, perché solo il bello desta stupore, rimanda al Mistero. Per questo per noi il culmine della carità è la bellezza. Cioè, vivere intensamente il reale, dall’alba al tramonto. In queste terre, che sono le mie terre, non esiste l’esperienza della bellezza, cioè di un luogo, un habitat bello. Per questo, fin dal principio ho percepito che tutto quello che avevo studiato di teologia pastorale non sarebbe servito a nulla se non avessi vissuto, per primo io, ogni istante e ogni cosa come relazione con il Mistero. Questa posizione nel vivere il reale me l’ha regalata don Giussani, che mi ha educato al gusto per il bello a 360 gradi. Realmente questa è l’unica posizione che permette all’uomo “selvaggio” di oggi, di riconoscere la grande presenza. Il bello e il dolore, che camminano uniti, sono sempre la strada verso Cristo. Queste provocazioni ci aiutano ogni istante del giorno a crescere in questa posizione, lasciandoci educare soprattutto dai nostri pazienti, i quali, in mezzo al dolore causato dalla malattia, riescono a guardare con positività tutto quello che vivono. paldo.trento@gmail.com

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