domenica 9 maggio 2010

MAGGIO E LA SIGNORA ALLA QUALE AFFIDIAMO TUTTO : I DOLORI, LE ANSIE E LE GIOIE






Maggio piovoso, maggio comunque violentemente odoroso. Di rose ba­gnate, di erbe cresciute con potenza, di cieli svarianti. E mese di Lei, si dice, della Madre che sei nei cieli. Dell’Ave Maria. E uno dice: cosa me ne faccio di un mese di maggio speciale per Lei ? Cosa serve un mese dedicato a Lei? Forse qualche prete l’ha spiegato in queste settimane e m’è sfuggito. Forse non stiamo più attenti a queste cose. E si sta distratti, si pensa: be­ne, è il mese detto della Madonna. E tutto va avanti come prima. Fino a che accade qualcosa che non puoi non affidarLe. In­somma qualcosa che sovrasta talmente le tue forze che ti giri intorno e dici: ma que­sta cosa a chi la posso affidare? Che vuol dire in realtà: chi la può abbracciare? Per­ché affidare a Lei, mica vuol dire una cosa tipo 'servizio di pronto intervento'. A vol­te La si pensa come fosse l’idraulico, sia detto con il massimo rispetto della Signo­ra. S’è rotto il tubo, può pensarci Lei? Ma­gari s’è rotto proprio quello che bastava tener d’occhio con un po’ di manutenzio­ne, ma si sa la nostra pigrizia, anche quel­la dell’anima, è tanta… Lei risolve perché abbraccia. Perché un problema risolto dà gioia forse al massimo fino al­l’insorgere di un prossimo pro­blema. E invece un abbraccio che tiene tutta la vita la rende più venata di letizia e di pace. A Lei si può affidare tutto. Può essere una cosa piccola e che però ti angustia esageratamen­te o una cosa grandissima che nemmeno sai come chiamar­la. Perché noi uomini siamo fatti così. A volte basta una co­sa piccola che non va, una co­sa da poco e ci viene l’ansia. Noi uomini intendo uomini e don­ne, si capisce. Hai voglia a dire: non ti preoccupare, non è nien­te. Non funziona e allora si vor­rebbe affidare anche quella pic­cola vigliacchissima preoccu­pazione.
Che so, una faccenda di lavoro, un amico o un marito che non capiscono una cosa, o un figlio che non studia come dovreb­be. Oppure, ci sono quelle altre cose. Le frustate in faccia. Quel­le analisi che non ci si aspetta­va. O quel maledetto incrocio.
O proprio lui, no... Ci sono quelle che magari vedi solo in televisione. Le fiamme per stra­da ad Atene per la proteste del­la crisi, o la povera disgraziata che nelle fiamme ha messo la sua piccolissima figlia. O la ma­rea nera che avvelena il Pacifi­co. Insomma tutte quelle cose che ti vien male solo a pensar­le, anche se poi pensi: io che ci posso fare? Anche questo se­condo pensiero di impotenza non ti lascia tranquillo.
E poi c’è da affidare non solo i guai. Ma an­che le gioie. E i desideri. Tutti, compresi quelli più nascosti. I desideri delicatissi­mi. Perché anche certe gioie non sai dove metterle. E certe sorprese se te le tieni ti fan scoppiare il cuore. E la gioia degli altri quando la vedi… Sì la gioia degli altri, di tuo figlio, della donna che ami, degli ami­ci: a chi affidarla perché non si perda, per­ché sia una nota sempre in quei cuori, u­na screziatura in quegli occhi amati… È il mese più bello. È proprio adatto: la na­tura esplode sotto i nostri occhi, rivela la sua affascinante misteriosa meraviglia, piena di sfarzo e anche di difetti, di fiori­ture e marcite, di slanci e di cadute. Anche noi siamo fatti allo stesso modo, fantasti­ci e fragili, pieni di semine delicate e di temporali e mareggiate. «Misterio etterno dell’esser nostro», diceva Leopardi. Un me­se che ci somiglia, si può dire. Forse anche per questo è il Suo mese. Di lei che era u­na come noi. Perciò è, per così dire, 'più facilmente' dei nostri, dalla nostra parte. Non c’è bisogno di spiegarLe tanto. Ha tut­ta la gamma del sentire umano. Ha avuto le sette spade. E rideva come una ragazza bellissima quando Lo ha visto tornare.
DAVIDE RONDONI - Avvenire

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