Il Papa: necessario rinnovare il dialogo tra bellezza e verità
DA ROMA
SALVATORE MAZZA
U na ricerca della bellezza «che fosse estranea o avulsa dall’umana ricerca della verità e della bontà», rischia continuamente di trasformarsi, «come purtroppo succede, in mero estetismo ». Questo, «soprattutto per i più giovani», si traduce spesso «in un itinerario che sfocia nell’effimero, nell’apparire banale e superficiale o addirittura in una fuga verso paradisi artificiali, che mascherano e nascondono il vuoto e l’inconsistenza interiore». Ciò a cui dunque il «dibattito culturale ed artistico» e la «realtà quotidiana» ci richiamano, è «la necessità e l’urgenza di un rinnovato dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza, verità e bontà». Lo ha scritto Benedetto XVI nel messaggio inviato a monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, letto dal cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone ieri mattina, nel corso della tredicesima seduta pubblica delle Pontificie Accademie dedicata al tema «Universalità della bellezza: estetica ed etica a confronto». Secondo il Papa, «a diversi livelli, infatti, emerge drammaticamente la scissione, e talvolta il contrasto tra le due dimensioni, quella della ricerca della bellezza, compresa però riduttivamente come forma esteriore, come apparenza da perseguire a tutti i costi, e quella della verità e bontà delle azioni che si compiono per realizzare una certa finalità ». Nel messaggio, così, il Ponte- fice torna a sottolineare «la necessità e l’impegno di un allargamento degli orizzonti della ragione». E, sottolinea, «in questa prospettiva bisogna tornare a comprendere anche l’intima connessione che lega la ricerca della bellezza con la ricerca della verità e della bontà», in quanto «una ragione che volesse spogliarsi della bellezza risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di ragione si ridurrebbe ad una maschera vuota ed illusoria». Richiamando quindi quanto da egli stesso affermato lo scorso 6 agosto, in occasione dell’incontro con il clero della diocesi di Bressanone durante il suo soggiorno nella cittadina altoatesina, il Papa osserva come sia necessario «mirare a una ragione molto ampliata, nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. Se questo impegno è valido per tutti, lo è ancor di più per il credente, per il discepolo di Cristo, chiamato dal Signore a 'rendere ragione' a tutti della bellezza e della verità della propria fede». A questo riguardo Benedetto XVI ha ricordato la Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, «che invitava a riflettere sull’intimo e fecondo dialogo tra la Sacra Scrittura e le diverse forme artistiche, da cui sono scaturiti innumerevoli capolavori». A dieci anni dalla pubblicazione di quel testo, Papa Ratzinger invita oggi a rimeditarla e a farne oggetto di una rinnovata riflessione. «Mi rivolgo particolarmente a voi, cari accademici e artisti – scrive il Pontefice – perché è proprio questo il vostro compito, la vostra missione: suscitare meraviglia e desiderio del bello, formare la sensibilità degli animi e alimentare la passione per tutto ciò che è autentica espressione del genio umano e riflesso della bellezza divina». Ad aprire la seduta, conclusasi con la consegna a Daniele Piccini del premio delle Pontificie Accademie da parte del cardinale Bertone, era stato monsignor Ravasi, per il quale «in un mondo sfregiato dalla bruttura e dalla bruttezza», occorre «ritrovare la bellezza anche nel fare il bene». «La bellezza, per la Bibbia, è anche – ha osservato Ravasi – una teofania, un’epifania di Dio», per questo si può dire che nelle Sacre Scritture, in altre parole, «non c’è estetismo fine a se stesso», in quanto «la vera estetica non può mai prescindere dalla ricerca del suo fondamento». E dunque «vivere nella Bibbia – ha concluso – è un modo per fare teologia, per entrare nello splendore di Dio».
Nel messaggio alle Pontificie Accademie l’invito ad allargare gli orizzonti della ragione
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