martedì 3 maggio 2016

Chi mi chiede oggi " MI AMI TU ? "

La copertina del libro di Luigi Giussani presentato al Meeting di Rimini 1999

È guardando che tu vedi uno perdonare, non è soltanto incontrandolo. Ma che cosa vedi guardandolo? Guardare uno che perdona: è attraverso la realtà degli uomini che Lui ha immedesimato se stesso. Lui immedesima a sé con la sua forza gli uomini che lo riconoscono, così che gli uomini che lo riconoscono fanno una unità, sono proprio l'aspetto visibile suo, cioè il suo corpo. Si può guardare qualcosa di tangibile, di udibile, di visibile...
Guardare colui nel quale il Mistero diventa perdono significa vedere, sentire, toccare, partecipare, appartenere all'insieme di persone con le quali Lui si è immedesimato.

Perché la figura della sua presenza siamo noi o, meglio, è la nostra unità; non è Tizio, Caio, Sempronio tra noi, ma è la nostra unità. Allora è partecipando e vivendo la nostra unità che uno cambia, vale a dire che uno può guardarlo, toccarlo, sentirlo, vederlo e, ultimamente, star lì a guardarlo, perciò riconoscerlo. È soltanto vivendo la nostra compagnia che uno lo può riconoscere.

Allora come lo si guarda? Lo si guarda guardando il permanere della sua persona nel tempo e nello spazio, cioè la memoria di Lui. Si chiama memoria il contenuto tangibile, sensibile, visibile di una cosa che è incominciata nel passato e rimane anche adesso
E allora uno grida. E non solo grida - perché è venuto! Non si può soltanto gridare (grida l'uomo di fronte al Mistero) -, non solo grida, ma appartiene. Imposta la sua vita secondo la compagnia in cui il Signore gli ha detto: "Ti perdono", secondo la compagnia che è corpo di Cristo, cioè secondo la compagnia di gente che si riconosce una cosa sola perché Cristo li ha afferrati nel Battesimo.
"Non sapete che siete membra gli uni degli altri?">

(L.Giussani. L'attrattiva Gesù, pagg. 240-242)

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