lunedì 23 maggio 2016

Amoris laetitia, mons. Luigi Negri: «falsificazione dire che concede la Comunione ai risposati»

mons negri«Il Papa non ha bisogno di essere adulato e non ha bisogno di essere contestato. Io ho detto al mio clero in questi anni: il Papa non lo si adula e non lo si contesta, lo si segue. E seguire implica mettere i nostri passi nei suoi, tentando di immedesimarci nel suo cammino e di confrontarlo con la nostra vita». Mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara, ci ha regalato una bella lezione di autentico cattolicesimo, prendendo le distanze dagli adulatori laicisti di Papa Francesco, e dai suoi contestatori di stampo tradizionalista. Lo ha fatto il 4 maggio 2016, presentando l’esortazione apostolica Amoris laetitia al teatro Rosetum di Milano. Mons. Negri ha toccato anche il tema critico della comunione ai divorziati risposati, smentendo chi parla di “apertura” dell’Eucarestia da parte del Papa. Nell’esortazione apostolica, ha commentato (video più in basso), «la chiarezza c’è, non c’è obiezione alla tradizione magisteriale precedente. Bisogna stare alle cose che sono scritte non all’enorme fenomeno di manipolazione nel quale siamo incorsi. L’ottavo capitolo della Amoris laetitia è una sfida ad essere realmente pastori». Eppure, diversi giornalisti vorrebbero convincere del contrario, come Magister, Socci, De Mattei e Cascioli, confondendo non poco i loro lettori. Mons. Negri è stato chiaro: è deliberata manipolazione, ma anche il card. Raymond Leo Burke ha fin da subito affermato che l’esortazione apostolica è la «fedele applicazione della pastorale costante della Chiesa. L’unica chiave giusta per interpretare Amoris laetitia è la costante dottrina e disciplina della Chiesa per quanto riguarda il matrimonio». Lo stesso ha detto un altro pupillo (suo malgrado!) del tradizionalismo, il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: «il Papa non mette in dubbio, in nessun momento, gli argomenti presentati dai suoi predecessori», mentre la famosa nota 351 del documento, in cui si parla dell’eventualità dei Sacramenti, «fa riferimento a situazioni oggettive di peccato in generale, senza citare il caso specifico dei divorziati in nuova unione civile». Nonostante ciò, ha commentato mons. Luigi Negri fin dall’inizio del suo intervento, i quotidiani laici hanno detto l’opposto e «non è che dall’altra parte i colpi siano stati risparmiati», facendo riferimento alle «osservazioni pesantissime» del filosofo cattolico Robert Spaemann contro l’Amoris laetitia, che ha chiesto alla Santa Sede di chiarire i punti che, «secondo lui» –ha precisato l’arcivescovo-, risultano in contraddizione con il magistero ecclesiale. Eppure, è il commento di mons. Negri, «Papa Francesco riprende puntualmente il magistero della Chiesa» (minuto 20:11). La novità inserita da Francesco «è una preoccupazione squisitamente pastorale, voler rendere meno difficile una pastorale della famiglia perché la verità diventi carità e quindi sia possibile quella pastorale di integrazione di tutti nella Chiesa, che è certamente un obiettivo pastorale del Papa, non consentendo a nessuno di sentirsi escluso perché la misericordia di Dio ha un campo d’azione che non accetta limitazioni». Un’altra cosa molto chiara, ha proseguito l’arcivescovo di Ferrara, è che «l’attacco alla Chiesa è sempre stato anche contemporaneamente un attacco alla famiglia. Questo è un quadro che il magistero di papa Francesco, in connessione ai suoi predecessori, ci ripropone oggi con forza. E devo dire, per il linguaggio tipico che caratterizza il modo di porsi e di comunicarsi di Papa Francesco, è anche particolarmente concreto, particolarmente suggestivo, non difficoltoso» (minuto 28:04). C’è spazio per un aneddoto che riguarda il cantante Enrico Ruggeri, che si lamentò con mons. Negri per il non potersi risposare religiosamente, avendo divorziato da una donna con la quale si era unito senza troppa convinzione, “perché andava così”. «Non è Papa Francesco che scopre queste sfide», ha commentato l’arcivescovo, «lui ha una sensibilità a leggere queste sfide», ed intende «recuperare chi si trova in situazioni difficoltose, negative, ostative alla vita della Chiesa», che sono «l’80% delle coppie che frequenta i corsi prematrimoniali. Quella che il Papa chiama “pastorale dell’integrazione” è l’approfondimento del matrimonio cristiano che sa affrontare le difficoltà, le sfide, cercando aiuto nella fede, non altrove» (minuto 34:45). Arrivando al discusso capitolo ottavo dell’esortazione apostolica, quello dedicato anche ai divorziati risposati, mons. Negri ha preso atto che «è stato ampiamente sezionato e vivisezionato nel tentativo di spingerlo nel senso che fosse una rottura con la tradizione precedente. Questa è una falsificazione inaccettabile, non c’è una parola che dica che è possibile mettere fra parentesi alcuni aspetti fondamentali dell’insegnamento tradizionale della Chiesa. La Chiesa deve farsi carico delle circostanze in cui trova gli uomini e le donne ed occorre iniziare quel cammino di discernimento delle situazioni, di accompagnamento a coloro che vivono in situazioni di maggiore o minore gravità perché possa accadere, alla fine di questo cammino, una integrazione positiva di questi nostri fratelli nella vita della Chiesa» (minuto 49:55). E certamente non basta «ribadire la dottrina davanti alle situazioni difficoltose, ma operare un accompagnamento che porti ad un incontro autentico», con queste persone, inducendo un «auspicabile ritorno pieno nella comunione ecclesiale». Per cui, «senza far riferimento alla Comunione, il Papa parla della possibilità di un’integrazione piena, alla fine di un cammino di accompagnamento e di discernimento, non vissuto in modo generico ma caso per caso» (minuto 54:45). Concludendo ha specificato che questa è «la mia reazione a questo documento letto, come il Papa ha inteso porlo, all’interno del magistero tradizionale della Chiesa e aperto a questo compito di discernimento di situazioni nuove» (minuto 56:50). Nella risposta alle domande del pubblico si è entrati nel merito della già citata nota 351, posta da Francesco a piè di pagina nella Amoris laetitia, collegandola alle cosiddette “circostanze attenuanti”: «In certi casi», si legge, «potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti». Mons. Luigi Negri ha commentato: «Ci sono delle situazioni in cui la responsabilità subisce delle riduzioni, per cui possiamo assumere atteggiamenti di maggior comprensione e di maggior accoglienza. Ma guai a noi, e il Papa non lo può dire, se dicessimo che non c’è responsabilità». Rispetto alla nota 351, ha proseguito, «la pastorale ha una serie di strumenti, non escluso quello dell’Eucarestia, che possono rappresentare un aiuto fondamentale nel cammino della fede, ma nel cammino della fede non perché io ho il diritto all’Eucarestia! L’Eucarestia può essere un aiuto straordinario che in certe situazioni, lo dico io non il Papa, potrebbe essere anche dato con certe circostanze di discrezione, di riservatezza ecc. Ma sulla base di aiutare il ritorno alla fede, l’esperienza dell’incontro con Cristo» (dal minuto 1:11:07). Quindi, «non so dove potrebbe essere l’equivoco, se prendono questa nota per dire che il Papa è d’accordo con la Comunione ai divorziati risposati, prendono una frase che non può essere certamente utilizzata in questo senso. Se poi lui personalmente la pensa così e non lo ha ancora detto, staremo a vedere quando la dirà, ma non diciamo che l’ha detto quando non l’ha detto!». Questa apertura «nel testo non c’è, e fa fede il testo che è il documento ufficiale. Se quelle citazioni lì le volete tirare» a favore dell’apertura del Papa alla comunione ai divorziati risposati, «non sono adeguate. Questa nota non è se non la conferma di questo atteggiamento di graduale e prudente apertura che favorisca il desiderio di ritornare alla fede». Attenzione quindi, «bisogna stare alle cose che sono scritte non all’enorme fenomeno di manipolazione nel quale siamo incorsi. Ma non possiamo metterci a giudicare un documento per le possibili manipolazioni più o meno interessate che fa l’uno e l’altro». Lo stesso vale per un altro documento, il motu proprio sulla nullità matrimoniale, che i soliti giornalisti d’assalto definiscono come apertura al “divorzio cattolico”, ma che «non lo hanno certamente letto se non le due righe citate da “Repubblica” o dal “Corriere della Sera”». Quindi, nell’esortazione apostolica Amoris laetitia, ha concluso l’arcivescovo di Ferrara, «la chiarezza c’è, non c’è obiezione alla tradizione magisteriale precedente e il cammino per l’integrazione è indicato come servizio a far si che si rinnovi l’esperienza del desiderio di conoscere la fede e di ritornare, come possono. Se ritornano e si mantengono nella posizione di totale irregolarità nei confronti di Cristo e della Chiesa credo che non gli potremo mai dare la Comunione, a meno di sostituirci al Papa. L’ottavo capitolo è una sfida ad essere realmente pastori, il Papa è molto chiaro: non pensate di avere delle indicazioni valevoli per sempre e per ogni situazione, bisogna invece farsi carico di situazione in situazione. E possono esserci soluzioni diversissime se le situazioni sono molto diverse». Consigliamo la visione integrale dell’intervento di mons. Luigi Negri, come sempre apprezzabile nella sua chiarezza e profondità di giudizio, in questo contesto ci siamo limitati a riportare le sue parole sul capitolo più mediaticamente discusso. Parole, quelle dell’arcivescovo di Ferrara, che verranno fastidiosamente evitate e liquidate dagli anti-bergogliani, che pure vedono, giustamente, in mons. Luigi Negri un autentico riferimento pastorale. Ma, sia ben chiaro, sono loro a tradire la Chiesa e la tradizione magisteriale, non certo Papa Francesco, o i cardinali ratzingeriani Burke, Müller e Scola, che hanno ben dimostrato di essere uniti al Pontefice, il quale -ci ha insegnato mons. Luigi Negri-, non «va adulato o contestato. Ma va seguito, questo implica mettere i nostri passi nei suoi, tentando di immedesimarci nel suo cammino e di confrontarlo con la nostra vita».

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