venerdì 9 settembre 2011
A te, Chiesa di Milano, il Signore doni “gioia e pace”
L'8 settembre Natività della Beata Vergine Maria il cardinale Dionigi Tettamanzi ha salutato la Diocesi di Milano, che attende l'arrivo del nuovo Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, «per compiere insieme un altro tratto di strada». Ecco le sue parole:
Carissimi,
in questo giorno, per me così particolare, mi rivolgo a voi per
trasmettervi con il cuore pieno di fiducia e di speranza quell’invito alla gioia
che la liturgia di oggi rivolge a tutti con il suo canto iniziale «Celebriamo con
gioia la Natività della beata vergine Maria; da lei è sorto il Sole di giustizia,
Cristo nostro Dio» (Ingresso). La nostra è soltanto un’eco di quella gioia che
colma il cuore stesso di Dio: «È tuo onore e vanto, o Dio, che una creatura così
splendida e pura sia nata nel mondo» (Conclusione della Liturgia della parola). Il
motivo di questa gioia è dunque la nascita di Maria: «Noi celebriamo oggi il
giorno felice in cui apparve nel mondo come splendida stella l’immacolata e
gloriosa Madre di Dio» (Prefazio).
Proprio in questa Cattedrale, in cui tante volte ho pregato con voi,
simbolo e compendio di tutte le Chiese della Diocesi e luogo della mia
ordinazione presbiterale ed episcopale, e nel contesto della Solennità di Maria
Nascente cui è dedicato il Duomo, la provvidenza divina mi offre oggi la grazia
di rivolgere il saluto ufficiale al termine del mio mandato episcopale al servizio
della Chiesa di Dio che è in Milano.
E non può essere che un saluto tutto ispirato alla maternità di Maria e
alla straordinaria fecondità della Chiesa: un saluto veramente sereno e gioioso,
pur accompagnato da quei sentimenti umani che sono legati ad alcune
inevitabili forme di distacco. Questo distacco avvicina a Gesù e fa riscoprire
un’idea più profonda del mistero della Chiesa. E’ una visione della Chiesa più alta e più lungimirante: con la Chiesa professo la mia fede, per essa rinnovo
tutto il mio affetto e ripongo ogni mia speranza. Sento oggi quanto mai viva in
me la verità affascinante e impegnativa del motto episcopale che da ventidue
anni mi accompagna come Vescovo: “gaudium et pax”. I sentimenti e lo stile
con cui volevo servire la Chiesa, come fratello e come Vescovo, erano nel segno
della gioia e della pace.
Oggi vorrei che l’esperienza della gioia e della pace non fossero tanto la
sintesi del mio servizio in mezzo a voi, quanto l’augurio più semplice e
appassionato per il nostro cammino e per il cammino di tutta la Chiesa aperta
al domani: «A te, Chiesa di Milano, il Signore doni gioia e pace». Mi pare di poter
ritrovare questa «gioia che dona pace» secondo un triplice sguardo di gratitudine
che ha segnato e dovrà segnare il nostro cammino di Chiesa, nella fedeltà al
Signore e ai suoi disegni.
Riconosci la tua bellezza
Il primo sguardo contempla la bellezza spirituale di Maria santissima e
della Chiesa, di cui la Madonna è immagine vivente: una contemplazione tutta
vibrante di gratitudine e di fiducia per quanto mi è stato donato di grazia, di
bene, di santità in questi anni del mio ministero episcopale. La bellezza
spirituale di Maria deve essere considerata non solo in se stessa – come aurora
del Sole di giustizia e come Madre di Cristo – ma anche in rapporto alla
Chiesa, di cui ella è specchio vivo e splendido (cfr. Lumen gentium, n.63). Per
questo la liturgia, mentre parla di Maria che «sorge come l’aurora, bella come la
luna, fulgida come il sole» (Cantico 6,10), dice moltissimo anche della realtà
della Chiesa: «Io sono la madre dell’amore e del timore, della conoscenza e della
santa speranza; in me ogni dono di vita e verità, in me ogni speranza di vita e
virtù. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti»
(Siracide, 24,18-19).
In particolare, nella festa della nascita di Maria, in questo maestoso
Duomo, desidero fare memoria e rendere grazie a Dio della bellezza e della
luminosità di questa nostra Chiesa ambrosiana, in se stessa e nelle sue
2concrete comunità, nelle famiglie e nelle singole persone. Ci sono vivi, nascosti
e manifesti, molti doni e numerosi carismi di fede e di esperienza spirituale; ci
sono infinite generosità a servizio dei più umili e dei più poveri, in diversi
contesti sociali e in mezzo a molte difficoltà. Quanta carità e buon esempio ho
visto di persona in questi anni! E quanto amore!
Voglio ricordare i ragazzi e i giovani che ho incontrato, con la loro
freschezza e il loro entusiasmo. Vedo davanti a me tanti genitori che amano i
loro figli e desiderano per essi un futuro di verità e di giustizia, in cui possano
crescere accanto a qualcuno che parli loro di Dio e del suo amore per noi.
Penso a tanti uomini e donne di buona volontà che lavorano per il bene
comune, affrontando molti ostacoli e con straordinaria perseveranza.
Sono molto vicino ai miei confratelli sacerdoti, verso i quali mi spingono
una grande stima e un affetto sincero. Carissimi, stiamo attraversando molti
cambiamenti nella Chiesa e nella società: cambiamenti che ci hanno portato
anche a qualche sofferenza e ad alcune scelte non facili; ma tutto questo ci
apre al futuro, ci purifica, ci riconduce all’essenziale, ci fa riflettere
innanzitutto sulla nostra stessa fede e sul senso profondo del nostro
ministero. Vorrei dire a tutti i sacerdoti di questa nostra Chiesa: da oggi,
nell’intercessione della preghiera, vi sentirò ancora più vicini. In particolare,
oggi, vorrei ricordare, ringraziandoli, S. E. il Vicario Generale, i Vescovi
ausiliari, i Vicari episcopali delle Zone e dei settori pastorali, i Decani, i diversi
collaboratori. Un saluto cordialissimo desidero rivolgere al cardinale Carlo
Maria Martini, che mi ha sempre accompagnato con ammirevole discrezione e
molto affetto. In questi anni ho sentito davvero il conforto e l’intercessione
della sua preghiera.
Non posso dimenticare i carissimi seminaristi – in particolare i
Candidati 2012 –, i diaconi, i consacrati e le consacrate – di cui è ancora così
ricca la nostra Chiesa – e tutti i fedeli laici, soprattutto coloro che a diverso
titolo si impegnano nella Chiesa e nella società con una chiara testimonianza
evangelica.
Ai figli di questa santa Chiesa di Milano non mancano certo le rughe e
qualche macchia di infedeltà nell’accogliere il Vangelo e nel rispondere al
mandato universale della carità. E tuttavia, mentre lo riconosciamo umilmente
3e con sincerità di cuore, voglio rendere anzitutto testimonianza del bene e dei
segni di Dio che in questi anni ho potuto contemplare nella nostra Chiesa
milanese. Vi sono autentici tesori di santità, di generosità, di purezza di cuore,
di carità vera che costituiscono la bellezza spirituale e umana di questa
Chiesa. E se ho cercato di servire e guidare questa Chiesa, devo riconoscere
con gratitudine di esserne stato anzitutto io stesso edificato, incoraggiato e
ricolmato di gioia grazie ad un’infinità di persone – che ho cercato di salutare
ad una ad una – e a molte comunità. Per questo guardo alla Chiesa di Milano
e al suo futuro con umile realismo, sempre colmo di fiducia e di serenità.
Corri sulle vie del Vangelo
Il secondo sguardo di gratitudine che anima oggi la mia preghiera e il
mio augurio è il costante anelito verso quello slancio missionario con cui ho
cercato di contrassegnare la vita della nostra Chiesa e delle nostre comunità.
Fin dall’inizio del mio servizio episcopale ho voluto incoraggiare ad assumere
con grande serietà la sfida di annunciare ancora e sempre il Vangelo. Sentivo
nel cuore l’urgente necessità di un nuovo annuncio, a tutti e a ciascuno, ai
vicini e ai lontani; non tanto con le parole, ma innanzitutto con una
testimonianza personale della verità di Gesù Cristo e della bellezza della fede
in una società che è in cerca di speranza.
Auguro davvero che questa bellissima Chiesa di Milano sappia
rinunciare a molte cose pur di non perdere ciò che è essenziale. Forse
occorrerà ridurre qualcosa dei suoi programmi e delle sue istituzioni, ma
semplicemente per renderla ancora più agile e più splendente, positiva, capace
di entrare nel cuore delle persone e nei bisogni più veri di questa nostra
generazione. Il nostro Paese ha bisogno di una Chiesa trasparente, che sia
madre e maestra, comprensiva ed esigente, pronta solo a servire e non a
conquistare, unicamente preoccupata di far incontrare Gesù Cristo mediante
la fede e la carità, capace per questo di amare ogni uomo perché figlio di Dio.
Nel difficile conflitto delle interpretazioni e nell’analisi complessa del
tempo presente, al di là di ogni ideologia e oltre ogni opportunismo del
4momento, ho cercato e ho sempre chiesto a tutti voi di mantenere «fisso lo
sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Ebrei
12,2) e di tenere come bussola il Vangelo, parola, celebrazione e vita. Non
finiremo mai di ritornare all’evidenza del Vangelo, alla sua forza irresistibile e
alla sua divina capacità di aprire al futuro.
Si annuncia il Vangelo con una vita sobria, con una solidarietà sincera,
con la giustizia che onora la dignità personale di tutti, con il coraggio di scelte
profetiche. Si annuncia il Vangelo con una vita ecclesiale basata sulla
comunione che fonda la collaborazione e suscita la corresponsabilità. Si
annuncia il Vangelo rendendo ragione della speranza che è in noi e facendolo
davanti al mondo «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» (cfr. 1 Pietro
3,15s), non cedendo mai a nessun risentimento, ma divenendo seminatori di
gioia e di pace.
Voglio rinnovare il mio appello allo slancio missionario, anche
simbolicamente lasciando in dono a tutte le comunità parrocchiali il nuovo
Evangeliario Ambrosiano: un segno potente di fede e di arte, per dire il nostro
amore a Cristo e alla sua Parola, la nostra apertura al mondo contemporaneo
e la fiducia audace nello Spirito santo che lo abita, la nostra nativa e liberante
vocazione a realizzare la bellezza divina dell’umano e del cosmo. Chiesa di
Milano, ascolta il Signore e guidata dalla sua Parola corri sulle vie dove il
Vangelo stesso ti manda in missione! Con umiltà, fede e coraggio!
Abbi la gioia della santità
Il terzo sguardo, il più acuto e lungimirante, con cui oggi contemplo
Maria, vergine e madre, e con lei la Chiesa di Milano, si rivolge verso il dono
della santità: santi per vocazione! Nel quadro dell’anniversario della
canonizzazione di Carlo Borromeo, nel ricordo delle numerose beatificazioni
(Talamoni, Monti, Biraghi, Monza, Gnocchi, Morazzone, Alfieri, Vismara) e
della canonizzazione della beata Gianna Beretta Molla avvenute negli anni del
mio episcopato, il mio saluto diventa preghiera perché possiamo tutti avere
veramente nel cuore il desiderio della santità: ciascuno nella sua vocazione,
5secondo il suo stato di vita, con le sue doti e con i suoi limiti, con i suoi
compiti e con le sue responsabilità, con le sue sofferenze e le sue consolazioni.
Davvero Dio è mirabile nei suoi santi! E noi sappiamo che la santità è la
pienezza, è la “misura alta” di ogni vita cristiana e la pienezza di ogni esistenza
umana (cfr. Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, n. 31). «Lo Spirito di Dio
abita in noi» (Romani 8, 9 – Epistola della Messa ) e ci conduce a esprimere in
noi la vita stessa di Dio, a essere perfetti come il Padre che sta nei cieli, santi
perché Lui è Santo (cfr. Levitico 11,44).
A tutti è rivolta la meravigliosa chiamata a essere santi. Questa vita
spirituale profonda, che è la santità, attraversa la nostra biografia ed è ciò che
rimane mentre tutto il resto passa; è la modalità unica e irrepetibile con cui il
Signore ci attira nelle varie stagioni della vita. Mentre cresciamo nella santità
comprendiamo la parte più vera di noi, si chiariscono i nostri compiti e si
consolidano le nostre responsabilità. La santità si coltiva a partire dalla
preghiera e con il passare del tempo, se la santità cresce in noi, diventiamo
sempre più buoni, più esigenti con noi stessi, più misericordiosi con tutti. La
santità ci dischiude il cuore stesso di Dio. La santità è la condizione
necessaria per rendere credibile ed efficace la missione che ci è affidata, per il
bene della Chiesa e di tutta intera la società.
Con questo animo libero e con questa autentica passione per la nostra
Chiesa, guardiamo in avanti.
Sì, guardiamo in avanti, fratelli e sorelle, verso il sole che sorge dall’alto
(Luca 1,78). Nella gioia e nella verità della fede, con sincero affetto auguro
insieme a voi al nuovo Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, di entrare amato
e benedetto – e nel nome del Signore – come Vescovo di questa Chiesa.
Vorrei dire a lui che la Chiesa di Milano, nella quale è nato ed è stato
battezzato, lo aspetta per compiere insieme un altro tratto di strada. La Chiesa
milanese ama i suoi Arcivescovi e li aiuta moltissimo nel loro ministero.
Ringrazio personalmente il Signore per tutto quello che ho ricevuto e prego
Maria Nascente per il nuovo Arcivescovo: per sua intercessione il Signore gli
conceda di gustare senza misura i prodigi della sua grazia (Sufficit gratia tua).
6Maria, donaci sempre il tuo sguardo materno
Dicono che nelle giornate limpide e un po’ ventose da Villa Sacro Cuore
di Triuggio si può vedere la Madonnina del Duomo. Una visione che, fin dal
primo giorno del mio ingresso in Diocesi come Vescovo, mi è sempre stata di
aiuto e di consolazione: oggi questa visione mi richiama quel vincolo di fede e
di affetto che non potrà mai essere cancellato, perché stampato da Dio nei
nostri cuori.
E anche se non sempre potrò vedere la Madonnina del Duomo, sono
sicuro che anche nelle giornate meno limpide, sarà sempre lei, Maria, a
rivolgere su tutti e su ciascuno di noi il suo sguardo materno e misericordioso.
Ogni giorno pregherò la Madonna per la Chiesa di Milano, che mi ha generato
nella fede e che ho cercato di servire con amore.
A voi tutti, che mi siete diventati cari (1Tessalonicesi 2,8), siano gioia e
pace.
+ Dionigi card. Tettamanzi
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