venerdì 23 settembre 2011

SOLO UN PAPA CI PUO' SALVARE. UN GRANDE DISCORSO NON MINIMALISTA SU RAGIONE E POLITICA IN OCCIDENTE



Da "IL FOGLIO" di venerdì 23 settembre 2011
Solo un Papa ci può salvare. Un grande discorso non minimalista su ragione e politica in occidente S olo un Papa ci può salvare. Da tempo Benedetto XVI, regnante con ardente intelligenza e millenaria malizia sulla chiesa cattolica, parlava di Dio, e invitava a pregare e a espiare le colpe personali e della chiesa. Il Ratzinger teologico-politico, quello delle grandi battaglie di cultura e del discorso di Ratisbona, sembrava essersi immerso nelle profonde acque della sola fede.
Faceva, il nostro amato Papa, quello che fecero i gesuiti all`inizio del Seicento, sotto il preposito Acquaviva, un geniale abruzzese, figlio del Duca d`Atri, che cercò di ricostruire in in, teriore Nomine e in nuove regole educative e di preghiera, la spiritualità dell`ordine che era messa in discussione dal multiforme contatto con il mondo, dopo la tempesta Luterana e il dramma del chiostro vissuto dal monaco agostiniano che aveva rotto l`unità del cristianesimo d`occidente con il suo tremendo genio religioso e la sua grandiosa eresia carica di modernismo.
Ieri, nello splendido discorso tenuto al Bundestag, il Parlamene to della sua patria, è riemerso in chiara, mite e fulgidissima luce - la luce dell`intelligenza e della ragione - quel formidabile professor Ratzinger che fu eletto alla guida della chiesa di Roma su una piattaforma di lotta intellettuale ed etica alla deriva relativista e nichilista dell`occidente moderno. Che solo un Papa può salvare (altro che il Dio oscuro di Martin Heidegger).
Benedetto ha sorpreso tutti. Niente affiato pastorale minimalista, niente catechesi ordinaria, e invece un energico, nitido e straordinario richiamo alla sostanza di ciò che è politico, pubblico, e alla questione filosofico-giuridica di come si possa fare la cosa giusta, condurre una vita giusta, reggere governi e stati giusti, fare leggi giuste in un mondo che non dipende più dalla tradizione, dall`autorevolezza intrinseca della fede, ma dalla democrazia maggioritaria.
Nell`esordio scritturale c`era già tutto. Re Salomone chiede a Dio un cuore docile e la capacità di distinguere il bene dal male.
E non ci sarebbe nulla da aggiungere. Ma quella soave e fatale domanda è svolta poi da Benedetto nei termini di una grande lezione filosofica, storica e teologica sui fondamenti, anzi sulla fondazione politica, della nostra cultura e della nostra idea di libertà, di umanità, di natura e di ragione. I giganti usino parole semplici e concetti alla portata di tutti, non sono esoterici, parlano al centro forte e realista dell`intelligenza umana. E così ha fatto il Papa, rivolto alle Damen und Herren del Bundestag. Evitando le polemiche, e accarezzando la verità come un bambino farebbe con un balocco di Norimber`ga. (La Germania si addice a Benedetto XVI come la Polonia si addiceva a Giovanni Paolo II).
Il discorso è lì, lo si legge nella doverosa pubblicazione integra- le, e il suo significato è univoco. Non è un discorso intercettabile dalle polemiche e dai sofismi. Se siamo liberi, se siamo in un mondo laico, se siamo padroni del nostro destino è perché siamo cristiani.
Il cristianesimo non ha imposto come legge la Rivelazione, non è la sharia, non è uno spazio mitico per litigiosi dei. Alla base dei diritti umani, delle conquiste dell`Illuminismo, dell`idea stessa moderna di coscienza, sta la scelta cristiana e cattolica in favore del diritto di natura e della legge di ragione, sta il percorso storico radicato nelle verità scritte da san Paolo nella Lettera ai Romani, in Agostino d`Ippona e nella cultura dei padri della chiesa. La dimostrazione è per tabulas, granitica in senso logico ma mai superciliosa, e culmina nella contestazione argomentata di una concezione positivistica del diritto, quella del grande giurista Hans Kelsen, che non riesce a trovare la strada di una vera giustizia quando teorizza che ogni norma corrisponde a una volontà, e dalla volontà esclude la misteriosa volontà di Dio, di un Creator Spiritus, Anche chi non ha la fede capisce che l`origine del tutto che noi siamo è misteriosa, che qualcosa di inconoscibile sta alla base di ciò che è, e che senza il riconoscimento dell`essere delle cose il pensiero e il mondo si frantumano in un delirio del soggetto che si fa lui creatore del mondo, e lo porta a sicura rovina.
Il Papa ha fatto un delicato e succoso riferimento all`ecologia, nella terra generatrice del fenomeno dei Verdi, e ha aggiunto con malizioso acume che l`ecologia è prima di tutto l`ecologia dell`uomo.
Non è stato necessario parlare di aborto, di sessualità, di amore profano, di usi e costumi dell`occidente postmoderno, per essere chiaro e privo di infingimenti. La chiesa è tante cose, com`è ovvio, e la sua funzione apostolica o la sua vita comunitaria come corpo mistico di Gesù Cristo supera di slancio, che sia maggioranza o minoranza tra gli uomini e le donne non importa, ogni altra sua funzione. Ma Benedetto XVI ha ricordato a un grande paese colto e possente della vecchia Europa, che ha avuto nel suo passato il dramma e la colpa del più tragico totalitarismo della storia, che i cristiani sono, nella loro totalità operante, una grande agenzia di cultura e di pensiero umano capace di mettere in discussione ogni totalità, anche quella relativistica e nichilista, impegnando nello spazio pubblico la loro coscienza teologica, filosofica e politica. L`Osservatore preannunciava che avrebbe "incontrato la gente per parlare di Dio". E in un certo senso questo sta facendo il Papa in Germania. Ma al Bundestag ha parlato dell`uomo.
Tutto sommato Dio si sa che cosa sia. E` l`uomo che è diventato un clamoroso e qualche volta fosco mistero. So- prattutto per se stesso.
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