venerdì 16 aprile 2010

Il comunicato della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali-L'invito al Regina Coeli domenica 16 maggio 2010, in Piazza San Pietro.


A CINQUE ANNI DALL’ELEZIONE
Preghiamo per il Papa


La Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, organismo che raduna sessantasette associazioni e movimenti ecclesiali italiani, invita quanti appartengono e si riconoscono nel mondo dell’associazionismo cattolico a partecipare a Roma alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio 2010, in Piazza San Pietro.
Vogliamo in questo modo stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI come figli col padre, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera.
Il 16 maggio a Roma intendiamo consegnare nelle mani di Maria la nostra fedeltà al Santo Padre per il bene della Chiesa, nella quale facciamo esperienza della misericordia, unica risposta adeguata al bisogno di giustizia, che emerge dal cuore di ciascuno in questi momenti.
Ci guida l’umile certezza testimoniata dalle parole del Papa: «È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire».
Con questa consapevolezza invitiamo tutti alla preghiera in Piazza San Pietro, grati al Signore che ci ha donato Benedetto XVI come guida nel nostro cammino di fede.

Roma, 14 aprile 2010
La Consulta nazionale delle aggregazioni laicali

Oggi Benedetto XVI compie 83 anni. Lunedì 19, in occasione del quinto anniversario della sua elezione, la Conferenza Episcopale Italiana invita «a stringersi nella preghiera intorno a lui, centro di unità e segno visibile di comunione». Per questo, la Consulta nazionale delle aggregazioni laicali ha proposto di partecipare alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio, in Piazza San Pietro, «consegnando nelle mani di Maria la nostra fedeltà al Santo Padre per il bene della Chiesa». Perché, come ha ricordato ieri Benedetto XVI in un'omelia ai membri della Commissione biblica, davanti agli «attacchi del mondo» siamo chiamati a «lasciarci trasformare» nel dolore della purificazione. Ecco il racconto del Giornale


Da il Giornale, 16 aprile 2010
Benedetto XVI: «Adesso è l’ora di fare penitenza»
di Andrea Tornielli

Sono poche parole, pronunciate a braccio, ma arrivano come una boccata d’aria nel clima avvelenato di queste settimane. Il Papa, nell’omelia della messa celebrata ieri nella Cappella Paolina per la Commissione biblica, ha fatto riferimento agli scandali degli abusi sui minori, pur senza citarli esplicitamente. E ha detto che i cristiani devono fare penitenza.
«Noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, che ci appariva troppo dura. Adesso sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter far penitenza è grazia e vediamo come sia necessario fare penitenza, riconoscere cioè ciò che è sbagliato nella nostra vita». «Aprirsi al perdono - ha continuato Ratzinger - prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione e della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina». Benedetto XVI ha parlato di «attacchi del mondo», un riferimento evidente al profluvio di articoli e di commenti anche molto polemici dedicati agli abusi sui minori perpetrati da sacerdoti e religiosi, e all’accanimento di chi cerca di dipingere la Chiesa cattolica come un covo di pedofili. Ma ha affermato che essi «ci parlano dei nostri peccati» invitando tutti i cristiani alla penitenza. Il suo richiamo è giunto al termine di una riflessione sul primato dell’obbedienza a Dio, a partire dalla frase pronunciata da Pietro di fronte al Sinedrio: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini». Questa obbedienza dà dunque a Pietro la libertà di opporsi alla suprema istituzione religiosa. «Al contrario, nei tempi moderni – ha osservato Benedetto XVI – si è teorizzata la liberazione dell’uomo, anche dall’obbedienza a Dio: l’uomo sarebbe libero, autonomo, e nient’altro». «Ma questa autonomia - ha aggiunto - è una menzogna, una menzogna ontologica, perché l’uomo non esiste da se stesso e per se stesso; è una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione e la condivisione delle libertà è necessaria e se Dio non esiste, se Dio non è un’istanza accessibile all’uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Poi il consenso della maggioranza diventa l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire e questo consenso – lo sappiamo dalla storia del secolo scorso – può essere anche un consenso nel male. Cosi vediamo che la cosiddetta autonomia non libera l’uomo».
«Le dittature sono state sempre contro questa obbedienza a Dio», ha spiegato il Papa, ricordando quella nazista e quella marxista. Oggi non viviamo sotto la dittatura, ma possono esistere forme più sottili: «Un conformismo, per cui diventa obbligatorio pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e la sottile aggressione contro la Chiesa, o anche meno sottile, dimostrano come questo conformismo può realmente essere una vera dittatura». Per i cristiani, ha aggiunto, obbedire più a Dio che agli uomini, suppone però conoscere veramente Dio e volergli veramente obbedire fino al martirio. «Noi oggi abbiamo spesso un po’ paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma che la sua meta sia la vita eterna e che dalla meta vengano poi i criteri della vita, non osiamo dirlo». Allora, ha concluso il Papa, dobbiamo avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che «la vita eterna c’è, e che da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo».
(da il Giornale, 16 aprile 2010)

Nessun commento: