martedì 20 ottobre 2009
Morto don Giorgio Pontiggia, maestro di educazione
Per 23 anni è stato rettore dell’Istituto Sacro Cuore Uomo concreto, maestro burbero ma anche vero amico, sapeva affascinare giovani e adulti con la testimonianza quotidiana
Tanti ragazzi ieri, nei corridoi e nelle aule dell’Istituto Sacro Cuore, avevano i lucciconi agli occhi. Lacrime di chi ha perso, oltre che un maestro, un padre: è morto infatti, a 69 anni, per gli esiti letali di un tumore che l’affliggeva da tempo, don Giorgio Pontiggia, sacerdote milanese appartenente alla Fraternità di Comunione e Liberazione. Per i molti anni in cui ne è stato rettore, dal 1984 al 2007, l’Istituto di Via Rombon gli ha fatto da «casa»: qui egli ha testimoniato la fede cristiana con gli strumenti dell’educazione, della scuola come luogo di formazione all’esperienza umana.
Uomo concreto, grande amministratore, don Pontiggia sapeva affascinare giovani e adulti testimoniando con la vita vissuta il suo essere uomo, cristiano, sacerdote, educatore. Sotto la scorza di modi apparentemente burberi, talora autoritari, celava e dispensava un’inossidabile fedeltà all’amicizia, una tenerezza autenticamente paterna, sentimenti di affetto profondo – e ricambiato – per i «suoi» ragazzi: di ognuno degli allievi morti conservava la fotografia nella sacrestia dell’istituto, ricordandoli ogni giorno nella preghiera. Per queste sue doti, oltre che per il ruolo di responsabile di un’importante istituzione scolastica, don Pontiggia era un personaggio notissimo e amato nel mondo dell’istruzione a Milano ma anche in Italia. Tutta la sua infaticabile opera di educatore (cominciata negli anni ’70 nella parrocchia di Santa Maria alla Fontana) è stata documento di ciò che don Giussani chiamò «il rischio educativo»: ovvero il rendere la fede attrattiva tramite l’incontro con la realtà. La realtà come dono di Dio fatto a ognuno, come dato che ci precede, che interpella la nostra libertà; l’esperienza come 'luogo' che innesca il sommovimento della persona e della ragione. Così infatti lo ricorda don Julián Carrón: «Il nostro carissimo don Giorgio Pontiggia ci ha lasciato. La sua dedizione totale all’educazione dei giovani nella sequela di don Giussani resterà sempre per noi una testimonianza unica. Sono in tanti che oggi piangeranno la morte di un padre, uno che ha comunicato loro il significato del vivere. La sua passione per ciascuno di loro non potranno dimenticarla più. Quanti possono dire di avere incontrato attraverso di lui la fede come una cosa attrattiva e grande! Tutto in lui, fino al temperamento, diceva che essere cristiani significa essere uomini, senza censurare o dimenticare nulla. Don Giorgio rimarrà per tutti noi un esempio di una sequela del carisma nell’oggi della vita del movimento: soprattutto negli ultimi anni, dopo la morte di don Giussani, era ancora più accanito nel volersi immedesimare coi passi che lo Spirito di Cristo continuava a indicare a ciascuno di noi per compiere la Sua opera nel mondo. Domandiamo a don Giussani di ottenere per noi la stessa passione perché Cristo sia conosciuto e annunciato nel mondo che abbiamo visto in don Giorgio». Da oggi fino alle 11 di domani la camera ardente verrà allestita nell’Istituto Sacro Cuore. I funerali saranno celebrati domani alle 14.45 presso la parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola (piazza don Luigi Borotti 5); il corteo funebre muoverà alle 14, sempre dal Sacro Cuore.
Domenico Montalto
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