giovedì 12 marzo 2009

Don Carrón (Cl): «La crisi? È un’emergenza educativa»




« L’ emergenza e­ducativa in atto non ri­guarda solo la scuola, ma è soprattutto una crisi dell’u­mano. Che si documenta nella passività di tanti giova­ni, quasi incapaci di interes­sarsi a qualcosa in modo du­raturo, e nella stanchezza, nella solitudine, nello scetti­cismo di adulti che non san­no cosa offrire come rispo­sta ». Don Julián Carrón, presi­dente della Fraternità di Co­munione e Liberazione, ha parlato a 2000 persone nel Palasport di Imola per un corso organizzato dalla dio­cesi e introdotto dal vescovo Tommaso Ghirelli. Carrón parte da una citazione di Al­beroni: «Negli ultimi vent’anni molti sociologi e­rano convinti che nella so­cietà post­moderna spariscono non solo le ideologie ma tutte le certezze e lo stesso 'principio di non con­traddizio­ne', per cui non dobbia­mo più de­cidere se è vero questo o quello: so­no veri tutti e due. Ades­so tutto questo è messo alla prova. Per­ché vedia­mo la fatica della nostra società a tra­smettere la ragione del vive­re, cioè a introdurre al reale le nuove generazioni».
Per descrivere il primo segno dell’emergenza, il disinte­resse, il relatore richiama un articolo di Pietro Citati sugli eterni adolescenti: «Preferi­scono restare passivi, vivono avvolti in un misterioso tor­pore. Non amano il tempo. L’unico loro tempo è una se­rie di attimi che non vengo­no mai legati in una catena o organizzati in una storia». «La ferita in questi giovani – rispondeva poco tempo do­po Eugenio Scalfari – è stata la perdita dell’identità e del­la memoria, la ferita è stata la noia che ha ucciso il tem­po, la storia, le passioni e le speranze». Chiosa don Carrón: «Prima si impegna- no per fare perdere ai giova­ni l’identità e poi si lamen­tano che non che l’hanno più».
Il presidente della Fraternità di Cl boccia anche i rimedi proposti da Umberto Galim­berti a proposito della «ge­nerazione del nulla». «Poiché la ragione illuministica – os­serva – non è in grado di de­stare l’interesse, Galimberti propone di tornare ai greci, immaginando una sorta di misura al pensiero illimita­to. Ma proprio questa misu­ra si dimostra sconfitta per­ché la passività aumenta». Senza interesse «si fa strada il nichilismo richiamato da Augusto Del Noce. Quello di oggi è un nichilismo gaio, senza inquietudine. Si po­trebbe addirittura definirlo della soppressione dell’'in­quieto cor meo' agostinia­no. Questa è la disumaniz­zazione. Come una sorta di indeboli­mento del desiderio.
Non si trova una risposta all’esigenza di totalità; allora soc­combiamo alla menzo­gna del rela­tivismo ». Chi potrà contribuire alla sfida dell’emer­genza edu­cativa? «Chi ha qualcosa da offrire – risponde Carrón –. È un’occasio­ne bellissi­ma anche per la Chiesa. Soprattutto se accetterà di approfondire la natura del cristianesimo, che non è soltanto un insieme di verità o di regole ma la verità diventata carne. Solo se i concetti diventeranno carne e sangue nei testimoni si po­trà ridestare la vita dal tor­pore offrendo un significato che ci consenta di affronta­re tutto. Anche la crisi eco­nomica ». Chi sia in grado di offrire un’ipotesi che riem­pia la vita di fascino potrà a­vere qualche chance nel fu­turo, conclude il relatore: «O­ra non è un’ideologia a deci­dere, ma il vaglio dell’espe­rienza. Siamo in un mo­mento, da una parte terribi­le e dall’altra affascinante, dove a nessuno viene rispar­miata la verifica del signifi­cato del vivere».
«Oggi pare dominare un nichilismo gaio, senza inquietudine.
Il futuro è di chi saprà offrire un’ipotesi che riempia la vita di fascino»
DA IMOLA STEFANO ANDRINI
Avvenire

Nessun commento: