mercoledì 13 gennaio 2016

La cecità della cultura dominante


Sono tanti gli esempi che permettono di capire come il pensiero unico operi una sorta di auto-censura che non permette di vedere la realtà. Tutto ciò che non è coerente con i dettami della cultura dominante viene ignorato o non compreso. 

di GIUSEPPE ZOLA


E' sempre più chiaro ed evidente che il “pensiero unico” impedisce ai suoi seguaci di vedere veramente la realtà. E se la vedono, si costringono a non capirla, non riuscendo poi a trarne le conseguenze. Il pensiero unico opera una sorta di autocensura e di autolimitazione. Facciamo qualche esempio.
Forse, il caso più clamoroso è quello che impedisce ai pensatori collettivi di ammettere che all’interno dell’Islam esiste, da sempre, una corrente violenta, che dice di essere autorizzata dal Corano ad imporre la religione musulmana con la forza e anche con le armi (o con la leva fiscale). E’ vero che probabilmente la maggioranza dei musulmani è, come si usa dire, “moderata” (anche se molto timida nell’esprimersi prima delle grandi stragi). Ciò non toglie che non si può non vedere come i violenti (oggi terroristi) fanno parte integrante di quel mondo: non si può dire di loro che non sono islamici. Saranno una parte minoritaria, ma appartengono a quel mondo. La conseguenza più nefasta di questa cecità è che il mondo occidentale non riesce ad assumere le misure adeguate per combattere il terrorismo islamico, come hanno dimostrato i penosi comportamenti dei servizi segreti francesi e belgi. Chi prende atto dell’esistenza di questa parte violenta passa per razzista e viene subito catalogato tra gli “islamofobi” e quindi escluso dalle reti culturali, come sta avvenendo nei circoli anglosassoni e francesi.
Altro aspetto che i pensatori “unici” non vogliono vedere è la concezione corrente che molte culture hanno delle donne. Campionesse di questa cecità sono le nostre femministe, che oramai tacciono su tutto, ma soprattutto sull’emarginazione che le donne in molte parti del mondo sono costrette a subire. I gravissimi fatti accaduti in Germania la notte di capodanno stanno finalmente mostrando al mondo intero che cosa può produrre una certa cultura antifemminile. Ma se il pensiero unico fosse stato meno cieco, esso avrebbe potuto assumere in tempo le misure educative e di ordine pubblico necessarie a prevenire quei fattacci. E non si sarebbe fatto sorprendere da atteggiamenti che potevano facilmente essere previsti, se si avesse avuto il coraggio di guardare in faccia alla vera realtà e non di farsi imprigionare dai propri sogni e da una ignavia sempre più colpevole.
Mi permetto, poi, segnalare un esempio di tutt’altro tipo, che riguarda, soprattutto, gli intellettuali ed i critici del nostro Bel Paese. E’ il caso di Checco Zalone. Il pensiero unico non si capacita di come quel bravissimo comico (i suoi film sono da vedere) possa avere il successo, anche di cassetta, che sta avendo. Ma non riesce a capacitarsi perché non vede che Zalone interpreta quello che il grande Chesterton definirebbe “l’uomo comune”, cioè l’uomo non ideologizzato e non prevenuto. L’uomo che può ironizzare senza offendere nessuno. L’uomo che crede nei fattori essenziali ed elementari della vita. Il pensiero unico, invece, non può accettare che un uomo di successo non sia uscito dalle proprie file. I suoi seguaci si chiedono, sconsolati: «Ma come, siamo noi i più e gli unici intelligenti, come fa quello lì ad affascinare gli italiani?» Sarebbe bene che lor signori si chiedessero perché i film usciti da loro sono visti solo da quattro gatti e riescono a sopravvivere solo grazie ai finanziamenti statali.
Potremmo continuare con molti altri esempi, ma pensiamo di aver dato l’idea. Alle prossime puntate e buon anno a tutti.

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