martedì 6 ottobre 2015

La promessa che l'altro suscita in noi

 «Che Dio continui a benedire le nostre famiglie». Alla veglia di preghiera per il Sinodo sulla Famiglia, ha parlato anche la guida di CL. Ecco il testo del suo intervento
«La famiglia, infatti, per la Chiesa, non è prima di tutto un motivo di preoccupazione, ma la felice conferma della benedizione di Dio al capolavoro della creazione. Ogni giorno, in tutti gli angoli del pianeta, la Chiesa ha motivo di rallegrarsi con il Signore per il dono di quel popolo numeroso di famiglie che, anche nelle prove più dure, onorano le promesse e custodiscono la fede!» (27 settembre 2015). 

Queste parole di papa Francesco a Philadelphia ci offrono il motivo del nostro incontro questa sera: ringraziare Dio che continua a generare famiglie, come documenta la nostra presenza oggi, qui, per domandare che continui a benedire le nostre famiglie.

Da dove le viene questo ottimismo? Dalla certezza nella fedeltà del Signore alla sua Chiesa, la sua famiglia. In questo modo, suggerisce anche a noi la direzione dello sguardo da avere, dove porre la nostra speranza.

Come possiamo raggiungere sempre di più questa certezza? Vivendo fino in fondo il motivo per cui due si sposano. Come ci ha ricordato l’enciclica Deus caritas est: nell’«amore tra uomo e donna, […] all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, […] al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono» (2).

È l’esperienza che testimonia Giacomo Leopardi nel suo inno ad Aspasia: «Raggio divino al mio pensiero apparve, / Donna, la tua beltà». La bellezza della donna è percepita dal poeta come un «raggio divino», come la presenza della divinità. Attraverso la sua bellezza, è Dio stesso che bussa alla porta dell’uomo.

La bellezza della donna è in realtà «raggio divino», segno che rimanda oltre. Per questo, se non incontrano ciò a cui il segno rimanda, il luogo dove si può trovare il compimento della promessa che l’altro ha suscitato, gli sposi sono condannati a essere consumati da una pretesa dalla quale non riescono a liberarsi e il loro desiderio di infinito è destinato a rimanere insoddisfatto.

Cristo, la Bellezza fatta carne, pone «la sua persona al centro della affettività e della libertà dell’uomo», al «cuore degli stessi sentimenti naturali, si colloca a pieno diritto come loro radice vera» (don Giussani). Solo Lui può compiere la promessa che l’altro suscita in noi. Le nostre famiglie potranno raggiungere la loro pienezza, perdonarsi a vicenda, affrontare tutte le sfide, aprirsi agli altri, se Lo ospitano a casa.

Così potremo testimoniare a tutti la bellezza delle nostre famiglie. Il bene che rappresentano per tutti. Mostrando che Cristo rende possibile amare senza ritorno, perché «tutto per me Tu fosti e sei» (Ada Negri). 

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