giovedì 17 settembre 2015

«La bellezza disarmata» in un mondo dove crollano le evidenze - recensione di A. TORNIELLI


La copertina del libro
LA COPERTINA DEL LIBRO

Esce oggi il primo libro italiano di don Julián Carrón, il successore di don Giussani alla guida di Comunione e Liberazione: nella società che non riconosce più i valori come tali i cristiani non possono creare nulla di nuovo se non con la loro testimonianza di vita.



«Ciò che in riferimento alle fondamentali questioni antropologiche sia la cosa giusta e possa diventare diritto vigente, oggi non è affatto evidente di per sé. Alla questione come si possa riconoscere ciò che veramente è giusto e servire così la giustizia nella legislazione, non è mai stato facile trovare la risposta e oggi, nell'abbondanza delle nostre conoscenze e delle nostre capacità, tale questione è diventata ancora molto più difficile». Chi l'ha scritto? «Sorprende che a pronunciare queste parole - afferma Julián Carrón - sia un Papa e non un accanito relativista».

Il Papa in questione è Benedetto XVI, la citazione è tratta dal discorso del Pontefice al Bundestag, e serve a don Carrón per ricordare che «il crollo delle evidenze è la cifra della crisi attuale, della condizione umana nell'Occidente di oggi»: non si può più dare per scontato ciò che scontato non è. E ogni tentativo di presenza cristiana, se non riparte dall'essenziale, cioè da una personale testimonianza della «bellezza disarmata» della fede, è destinato non soltanto a fallire, ma anche a rendersi repellente.

«La bellezza disarmata» (Rizzoli, pp. 374, € 18) è il primo libro italiano di don Julián Carrón, dal 2005 alla guida del movimento di Comunione e Liberazione. Il sacerdote spagnolo ha rielaborato, riscritto e sistematizzato in questo volume in libreria da oggi vari suoi interventi di questo primo decennio come successore di don Giussani. Ma ci sono anche capitoli del tutto inediti, come quello nel quale Carrón riflette su «verità e libertà» nella società occidentale, caratterizzata dal «crollo delle evidenze» e dunque dal mancato riconoscimento di quei valori che hanno costruito la civiltà cristiana. «La questione che ci si pone - scrive l'autore - è quale sia la strada di una positiva riscoperta di ciò che appartiene alla verità dell'esperienza umana, in vista di una rinnovata fondazione della vita comune nella nostra società plurale».

Carrón valorizza il passaggio dell'«Evangelii gaudium», nel quale Papa Francesco rileva come i cristiani non possano insistere solo su questioni legate alla morale in ambito personale e sociale, ma sia il tempo di un annuncio missionario che si concentri sull'essenziale. Un giudizio, quello del Papa, che mette in discussione quelle modalità di presenza e di predicazione monotematiche, fissate soltanto su alcune battaglie.

«Come nella nota parabola - scrive l'autore nel libro - si vorrebbe togliere la zizzania dal campo, perché essa è pericolosa per la libertà. Il padrone del campo ha invece un pensiero ben diverso. Egli lascia crescere tutto, perché sa che il positivo sarà vincitore. È la certezza di Gesù: la potenza del seme sarà più grande».

Nella società caratterizzata dal crollo delle evidenze, la situazione dei cristiani di oggi è per certi versi più simile a quella dei primi cristiani, e alla loro testimonianza della bellezza delle fede incontrata e della novità di vita che ne scaturiva. Un messaggio, quello contenuto nel libro, che valorizza l'insegnamento di don Giussani, ed è destinato ad alimentare il confronto anche all'interno dello stesso movimento di CL.

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