sabato 21 novembre 2009

una traccia sintetica dell’intervento del card. Scola.Qualsiasi cosa vi dica, fatela” in pellegrinaggio alla Madonna della Salute


Tocca a te.

1. «Non posso star fuori dal gioco./ Fuori dal gioco non esiste felicità» (Hans Scholl).

Per questo sei (siamo) qui. «Sono costretto a fare una scelta» (Hans Scholl).

Tocca a te (I ragazzi della Rosa Bianca come te. Si prova vergogna della nostra superficialità. Se poi uno ha la mia età…).

Stare al gioco, lo percepiamo, è star dentro tutta la realtà. È la strada per compiere il desiderio di felicità che hai nel cuore.

2. Come si fa a non stare fuori dal gioco?

Vivere rapporti buoni per conoscere e fare il bene, per attuare ovunque una vita buona. Di questo ha bisogno ognuno di noi, tutti i nostri amici, tutti i nostri ambienti. Gesù lo dice al giovane che gli chiede come essere felice. “Vivi un rapporto con me: seguimi”. Il cuore dell’uomo, il tuo cuore è fatto per il bello, il vero, il bene e ne gioisce quando vi si imbatte.

3. Ma quali relazioni sono buone relazioni? Quelle che fanno fare esperienza dell’amore oggettivo ed effettivo (bambino).

Sophie Scholl riconosce il bello, il vero, il bene anche dentro la grande prova: «Tutto è così bello nonostante le cose terribili che accadono». Lo riconosce perché vive relazioni buone con gli amici e con Cristo come un Tu presente.

4. Questa è la libertà. Per questo si sono mossi i giovani della Rosa bianca. La libertà è il più grande dono che Dio ha fatto all’uomo, creandolo simile a sé. Per sua natura si muove seguendo quel complesso di indizi, di stimoli buoni che noi abbiamo già dentro. è orientata al bene, come il girasole è strutturalmente orientato al sole. In ciascuno di noi c’è, più o meno consapevole, questa esperienza: quando aderiamo al bene siamo soddisfatti. Eppure – anche questa esperienza è amaramente nota a tutti noi – la nostra libertà può decidere di non aderire, l’uomo “con il libero arbitrio può decidere di separarsi da questo canto di lode” (Sophie Scholl).

5. Se siamo qui è perché l’eco di questa promessa di relazioni buone ci ha raggiunto. E noi, come i primi, come Giovanni ed Andrea, mossi da quel qualcosa di grande, ci siamo messi in cammino dietro a Lui. «Cristo divenne per essi il singolare fratello maggiore che era sempre vicino, ancor più vicino della morte: la via che non consentiva ritorno, la verità che dava una risposta a tante domande e la vita, vita piena» (da: Inge Scholl, La rosa bianca, pp 50-51, Castel Bolognese 2006). Come i ragazzi de La rosa bianca, noi abbiamo riconosciuto in Lui la Presenza più amica del nostro cuore, Uno che ci conosce e ci ama come nessun altro. Di Lui ci possiamo fidare, a Lui ci vogliamo affidare (fiducia, da fidere se alicui). Il rapporto con Lui è la condizione del tuo bene-essere (affetti, studio, riposo, fragilità, giustizia).

6. Siamo chiamati a seguire Lui, secondo l’invito che questa sera ci fa Sua madre: «Qualsiasi cosa dica fatela». Così facendo crescerà la nostra responsabilità: «Mi sentivo responsabile della sorte di due popoli, mi sentivo in dovere di dare il mio contributo affinché la situazione cambiasse» (Alexander Schmorell). Impareremo a scoprire e a vivere ciò che Dio ha preparato per noi (compito/compimento): «Sono convinto che la mia vita deve compiersi in quest’ora, per quanto sembri prematuro, perché con il mio agire ho realizzato il compito della mia vita” (Alexander Schmorell).

Pellegrini consapevoli. Riconoscere il bello della vita attraverso buone relazioni.

Saluto finale nella Basilica della Madonna della Salute

7. E, nella familiarità con Lui, diventeremo capaci di una grandezza impensata ed insperata: «Tutto posso in Colui che mi dà la forza» (Fil 4,13).

Approfondire i rapporti buoni (cioè veri) con tutti in tutti gli ambienti. Come?

Tre condizioni:

- fedeltà alla comunità come l’ambito dove imparare il Tu di Cristo

- fedeltà ai gesti comuni a tutti i giovani del Patriarcato (Via Crucis)

- riconoscersi tra cristiani dentro la scuola, il luogo di lavoro, il quartiere, ovunque.

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