giovedì 26 novembre 2009

Aldo Trento: La vita nuova di Blanca- La bimba venduta dal padre per dieci litri di vino che ha trovato un abbraccio in mezzo al deserto



26 Novembre 2009

Blanca oggi è una ragazza di ventidue anni. È arrivata alla clinica Divina Providencia non perché malata fisicamente, ma per stare vicina a Don Lucio, suo attuale compagno di vita e malato terminale di cancro.
La loro storia è quella di due vite disperate, e in queste ultime settimane è diventata drammatica ma al tempo stesso si è colmata di pace. Assieme al compagno Lucio, molto più anziano di lei, Blanca ha avuto due bambini. Da due settimane hanno deciso di sposarsi qui, nella clinica. Il motivo: «Padre, desideriamo stare in pace con il Signore. Padre, voglio morire in pace e lasciare alla mia donna la certezza di morire in grazia di Dio».
Nel paradiso che è la clinica, questo è un ritornello ripetuto da molti pazienti terminali: «Vogliamo sposarci in Chiesa per morire in grazia di Dio». Una prova chiara del fatto che non esiste un amore, una relazione autentica e di conseguenza capace di dare la pace, l’allegria al cuore, che non sia anche relazione con l’Infinito. Sono pazienti analfabeti, che vengono dalla strada, vite spese per lo più seguendo l’istinto di sopravvivenza. Che però, quando hanno incontrato lo sguardo di qualcuno, con la piena coscienza che “Io sono Tu che mi fai”, come per osmosi hanno percepito che solo nella relazione con l’Infinito l’uomo incontra la vera pace.
Del resto, cos’è l’amore umano se non un grido dell’eterno, un segno dell’Infinito che l’uomo cerca? Ciò che affermava Cesare Pavese, che «anche nei piaceri più a buon mercato ciò che l’uomo cerca è l’eterno», qui tra i nostri infermi terminali è un’evidenza che si impone. Don Lucio incontrò Blanca in un momento disperato della vita di lei. Fin da piccola era stata oggetto di qualsiasi violenza sessuale da parte del padre. La “madre”, come molte donne paraguaiane, ridotta a oggetto, viveva come ipnotizzata e impotente anche solo a reagire verbalmente davanti alla bestia che era suo marito. Un giorno un vicino a cui piaceva la ragazza si avvicinò alla “famiglia” offrendosi di comprarla. Al “padre” non sembrò vero, e per soddisfare il suo alcolismo la vendette per dieci litri di vino
Da quel momento per Blanca si spalancarono le porte dell’inferno. Visse con un’altra bestia per qualche anno, vittima di ogni tipo di violenza e oltraggi, avendo da lui anche dei figli. Però una notte, disperata per la tortura cui era sottoposta, approfittando dell’ubriachezza dell’uomo, riuscì a fuggire portandosi via le sue creature. Camminarono per alcuni giorni nel cosiddetto inferno verde: il Chaco paraguaiano, un deserto pieno di cactus, serpenti e belve feroci. Stanchi, affamati e assetati cercavano un rifugio. È così che Blanca e i suoi figli sono giunti all’umile casa di Don Lucio, che aveva quarant’anni più di lei. L’uomo, molto povero e molto solo, la accolse con affetto in casa sua. La verità è che nell’inferno del mondo, e anche nelle circostanze più avverse, Dio ci mette sempre davanti una perla preziosa: qualcuno col cuore di carne, segno e rifugio per i disperati.

La Divina Providencia

Don Lucio subito la protesse, le diede una casa e l’affetto, quell’affetto umano che nasce da una ragione che nonostante tutto vive aperta al Mistero, sostenuta da un’umile religiosità contadina, frutto della prima evangelizzazione. La vita di Blanca e dei suoi figli cambiò. Gli anni della violenza rimasero alle sue spalle. Un volto finalmente umano le aveva restituito la speranza e il desiderio di vivere, di lottare. Si affidò totalmente a questa nuova opportunità, dedicandosi al nuovo compagno e ai suoi figli. Nel bel mezzo del Chaco, un deserto terribile che soltanto le rare volte che piove diventa verde e per questo è chiamato inferno verde, una novità umana, la comunità di una famiglia naturale che non aveva mai visto una chiesa, un prete, però aveva la coscienza originale che l’essere umano per sua natura è relazione con Tupa, il nome con il quale i paraguaiani definiscono Dio, il Mistero (“Tu” in guaranì ha lo stesso significato di “stupore, meraviglia”; “pa” vuol dire: chi ha fatto questa cosa bella?).
Purtroppo la convivenza durò solo pochi anni, perché repentinamente Don Lucio si ammalò di cancro. Per alcuni mesi sopportarono la disgrazia, però il dolore crescente e la povertà vinsero la resistenza di entrambi, e dopo aver peregrinato inutilmente per diversi centri ospedalieri arrivarono alla nostra clinica.
Per loro fu come giungere in un hotel a cinque stelle, essere accolti con il grande calore umano del quale entrambi avevano bisogno, dopo anni di solitudine e mancanza di compagnia umana. Blanca rimase giorno e notte accanto a Don Lucio e cominciò a conoscere Cristo.
Fu per entrambi l’occasione di scoprire una vita nuova, e in poco tempo chiesero di ricevere i sacramenti, coscienti che in questo modo la loro relazione non si sarebbe mai interrotta, nemmeno di fronte alla morte.

«Non ti abbandoneremo»

Dopo questo momento il cammino di Lucio arrivò alla sua tappa finale, e in pochi giorni morì. Il dolore di Blanca fu grande, perdeva quello che era stato il suo appoggio, l’àncora di salvezza della sua vita. Chi non la conosceva o non aveva conosciuto la sua storia non riusciva a comprendere il motivo di tanto dolore. Una volta ancora si era trovata sola con due creature in un mondo che da sempre le era stato nemico, egoista, cieco e sordo al suo dolore. Io la guardavo abbracciandola, e l’unica cosa che riuscii a dirle fu: «Non ti preoccupare, Blanca, noi non ti abbandoneremo. Cercheremo una casa per te e per i tuoi figli, in modo che possano continuare a vivere con dignità».
Durante i lunghi giorni che aveva passato al fianco del suo compagno, a chi le domandava, sorpreso dalla differenza di età, il perché di un affetto così grande, Blanca rispondeva: «Lui è stato l’unico che mi ha amato senza chiedere niente in cambio, quando persino i miei genitori mi hanno venduto per dieci litri di vino».
Davvero: solo l’incontro con un’umanità nuova carica di gratuità permette a qualsiasi essere umano – non importa cos’ha passato – di scoprire che uno non è mai esclusivamente frutto dei suoi antecedenti, del suo passato, ma relazione con l’Infinito. E quando scopre quest’ontologia del suo essere, la libertà torna ad essere il respiro pieno di speranza della vita. Nemmeno il fatto di essere stata venduta per dieci litri di vino ha potuto impedire a Blanca di formare un giudizio, e di poter dire adesso “io”, con la certezza di appartenere a un Mistero più grande di quella vita di miserie che si porta dietro. Mentre da un lato le femministe frustrate rivendicano il “diritto” all’aborto, mentre il maschio pretende di vedere riconosciuto il suo “diritto” all’omosessualità, ed entrambi pretendono anche il “diritto” di adottare figli, dall’altra parte una ragazza, nel pieno secolo XXI, viene venduta dai suoi genitori. Mentre da un lato la scienza, col suo smisurato orgoglio, vuole dominare la vita decidendo quali siano le sue origini e il suo destino finale, e mentre l’uomo, novello Prometeo, vuole sfidare il cielo, qui in questa piccola aiuola che ci rende tanto, tanto feroci, come scriveva Dante Alighieri, una ragazza di quindici anni viene venduta dai suoi genitori per dieci litri di vino.
Quanto più è esaltata l’idolatria dei diritti umani, tanto meno è riconosciuto il valore della persona umana. E questo vale per tutti gli ambiti della vita quotidiana. Pensiamo, ad esempio, a ciò che accade coi malati e i deboli nel nostro sistema sanitario, con i bambini nelle case e nelle strade, con tutti quei figli di Dio che non essendo utili allo Stato sociale sono “niente” per la società! E perché, in pieno XXI secolo, mentre l’uomo si illude di conquistare l’universo, qui su questa terra la maggior parte delle persone è ancora ridotta in schiavitù?

Una aiuola di libertà

Scriveva molti decenni fa lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij: «Se Dio non esiste, tutto è possibile». Vale a dire, come diceva sant’Ambrogio: «Osserva quanti hanno abbandonato Dio, di quanti ami sono schiavi».
La schiavitù non è mai stata così diffusa nel mondo come lo è oggi. La nostra amica, venduta per dieci litri di vino, e per di più dai suoi stessi genitori, è un’evidenza drammatica. Una ragazza vale quanto valgono dieci litri di vino. È esattamente quello che succede con l’aborto o con l’eutanasia: la vita umana non vale niente. Ma dentro queste tenebre il Mistero dell’Incarnazione, che vive nella carità della nostra comunità, continua ad essere una certezza, la grande vittoria sulla cultura cieca e orgogliosa del niente. Visitando la clinica San Riccardo Pampuri si impara che mentre la schiavitù è padrona del mondo, esiste una piccola aiuola verde di libertà, la libertà di morire col sorriso sulle labbra. È il miracolo dell’Incarnazione e Resurrezione di Cristo, che vive nella Chiesa e, concretamente, in questa compagnia.
padretrento@rieder.net.py

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