ARCIDIOCESI DI MILANO
Solennità della Natività della Beata
Vergine Maria
Ct 6, 9d-10; Sir 24, 18-20; Sal 86; Rm 8,3-11; Mt 1,18-23
Inizio
dell’Anno Pastorale
Rito di ammissione dei Candidati al Diaconato e al Presbiterato
Duomo di Milano, giovedì 8 settembre 2016
Ct
6, 9d-10; Sir 24, 18-20; Sal 86 (87); Rm 8, 3-11; Mt 1, 18-23
Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola,
Arcivescovo di Milano
1.
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere
di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo… salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Vangelo, Mt 1,20-21).
Carissimi
vescovi, presbiteri e diaconi, religiose e religiosi,
carissimi
candidati al Diaconato e al Presbiterato,
carissime sorelle
e fratelli in Cristo,
le
parole che l’angelo rivolge in sogno a Giuseppe ci dicono che Dio è sempre
all’opera tra i suoi. Anche oggi tra noi. Da questa certezza nasce il modo con
cui vogliamo guardare, in questa ripresa di Anno pastorale, al travaglio del tempo
presente definito da papa Francesco come «cambiamento
d’epoca, più che epoca di cambiamento» (Firenze, 10 novembre 2015). Siamo
chiamati a vivere con speranza affidabile questo frangente storico. Celebrare in
Duomo la solennità di Maria Nascente, aumenta in noi la certezza che Gesù «salverà il suo popolo» (Vangelo, Mt 1,21).
2.
Entrati negli ultimi mesi dell’Anno Giubilare della Misericordia, siamo già
testimoni del bene grande che questa grazia speciale ha portato nella vita di
tanti cristiani e non solo.
Gli
eventi sociali, politici ed economici che hanno accompagnato l’Anno della
Misericordia fanno emergere l’imprescindibile urgenza di educarsi alla
mentalità (pensiero) e ai sentimenti di Cristo. Vogliamo crescere nella
dimensione culturale della fede, intesa non librescamente ma a partire
dall’esperienza, per proporre con gioia a tutte le donne e a tutti gli uomini
della nostra società plurale che Cristo Risorto, Verità vivente e personale, non
cessa di venire al nostro incontro.
Durante
l’Anno pastorale che oggi riprende, vi chiedo di approfondire ulteriormente la
Lettera pastorale Educarsi al pensiero di
Cristo consegnatavi lo scorso anno. Continuiamo a seguire l’itinerario di
Pietro e degli apostoli alla sequela di Gesù. Lo Spirito del Risorto condurrà
in tal modo la nostra Chiesa a conoscere sempre meglio il mistero di Cristo
pensando «secondo
Lui e pensando Lui attraverso tutte cose»
(Massimo Confessore).
Come avevo promesso non vi invierò
quest’anno un’altra Lettera pastorale, ma ho creduto utile offrirvi delle brevi
indicazioni pratiche, ispirate all’educazione al pensiero di Cristo, in
appoggio al calendario diocesano. Queste indicazioni sono già da oggi a vostra
disposizione.
3. Mi preme richiamare la Visita
pastorale che abbiamo voluto feriale.
Essa
individua un “tempo favorevole” per la “conversione missionaria”, per l’uscita
verso le periferie esistenziali e geografiche. Avendo ormai visitato più della
metà dei decanati della diocesi, desidero innanzitutto esprimervi la mia gratitudine.
Sono rimasto edificato dalla notevole qualità della preparazione e dalla
numerosa e consapevole presenza dei fedeli alle assemblee ecclesiali di
apertura della Visita. Come ripeto spesso, esse non sono un semplice riunirsi
di fedeli, ma un prolungamento della celebrazione eucaristica. Sant’Ignazio di
Antiochia dice che i cristiani sono gli iuxta
dominicam viventes.
Nella
seconda parte della Visita pastorale, che è già ampiamente in atto, i vicari di
zona, insieme ai decani e agli organismi di comunione, stanno già incontrando
in modo più capillare diverse comunità di ogni decanato.
A partire da oggi, sotto la guida del
Vicario Generale, si svolgerà il lavoro di verifica. Verificare sarà identificare
il passo che ogni comunità è chiamata a compiere in questo specifico frangente
storico. Individuando il bisogno più acuto di ogni zona, decanato, comunità
pastorale, parrocchia o aggregazione di fedeli si cercherà di affrontarlo personalmente e comunitariamente
con energia. Una comunità, per esempio, potrà sentire il bisogno di rispondere in
modo più adeguato al tema dei migranti che si affacciano sul suo territorio;
un’altra sarà chiamata a far fronte all’emergenza educativa dei preadolescenti
e dei giovani; una terza non potrà non assumere la necessità di valorizzare gli
anziani (i nonni in particolare); una quarta cercherà strade per una Chiesa
povera per i poveri…
Il
senso (significato e direzione) della Visita pastorale si lascia illuminare
dall’affermazione dell’Epistola: «… Lo Spirito di Dio abita in noi» (Epistola, Rm 8,9). Anche mediante la Visita pastorale lo Spirito datore di
vita rinnoverà e renderà belle ed affascinanti le nostre realtà ecclesiali.
4.
La solenne Eucaristia dell’8 settembre è tradizionalmente l’occasione in cui la
Chiesa “ammette” i candidati al diaconato transeunte e al presbiterato e quelli
che riceveranno il diaconato permanente. Ho avuto modo in quest’ultima
settimana di incontrare sia gli uni che gli altri. Con l’ammissione la Chiesa
ambrosiana toglie il velo della riservatezza alla loro scelta vocazionale. La
rende pubblica. La Chiesa accoglie pubblicamente, anche quest’anno, la
disponibilità di questi giovani. Il mio cuore è carico di gratitudine sia per i
ventisei candidati al diaconato e al presbiterato, sia per i tre candidati al
diaconato permanente, di cui due sono sposati. Ringrazio di cuore spose e figli
dei diaconi permanenti per la magnanimità con cui stanno accogliendo la scelta
dei loro cari.
Carissimi,
questo impegno che ora assumerete vi domanda di invocare la crescita del vostro
rapporto personale con Cristo, di imparare a darGli del Tu. È il tratto essenziale
della preghiera cristiana che esige la vostra piena immanenza di comunione con Gesù,
Maria, i Santi e tutti i fratelli, in particolare col presbiterio. Tutti
abbiamo scoperto che il ministro ordinato dev’essere un uomo di buone
relazioni. Questo è necessario ma non basta. Onestamente dobbiamo riconoscere che
tra noi il contenuto della relazione di comunione ancora troppo di rado si
radica esplicitamente nel dono che ci fa la Trinità in Gesù Cristo, attraverso
il sacramento della Chiesa. In questa dimensione verticale sta la sua origine e
la sua crescita. La comunione cristiana non può ridursi alla sua dimensione
orizzontale. Vissuta nella sua pienezza la comunione genera in noi il solido convincimento
che tutto ciò che ci è dato dal Dio provvidente, anche la prova, perfino
l’umiliazione è per il nostro bene. Infatti il sì alla vocazione, qualsiasi
cosa succeda, si fonda, come ebbe a dire il priore di Tibhirine al confratello
terrorizzato davanti al martirio, su una vita già liberamente donata: «Tu hai già dato la tua vita entrando in
questo monastero».
I
nostri sono tempi in cui diventa sempre più chiaro che il martirio – quello del
sangue, quello della pazienza, quello dell’umile lavoro quotidiano – è
l’orizzonte dell’esistenza cristiana. L’Epistola
ci dice con grande forza chi è l’artefice della nostra offerta, sempre allo
stesso tempo personale e comunionale: «Se
qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene» (Epistola, Rom 8,9b).
6.
Ci aiuti in questo affascinante percorso l’intercessione di Maria Nascente. Ella
è la Madre del bell’amore «Io sono la madre del bell’amore» (Lettura, Sir 24,18), di quell’amore che afferma l’altro come un bene, anche
il nemico, perché ama senza nulla chiedere in cambio ed ama in ogni istante
come se fosse l’ultimo istante. A Maria Nascente affidiamo quindi, pieni di
fiducia, i candidati, le nostre persone, le nostre comunità e il cammino di
questo Anno pastorale. Amen.
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