giovedì 8 settembre 2016

Educarci al pensiero di Cristo, centro del cosmo e della storia, con cui siamo chiamati a verificare ogni nostra azione.





ARCIDIOCESI DI MILANO

Solennità della Natività della Beata Vergine Maria
Ct 6, 9d-10; Sir 24, 18-20; Sal 86; Rm 8,3-11; Mt 1,18-23

Inizio dell’Anno Pastorale

Rito di ammissione dei Candidati al Diaconato e al Presbiterato

Duomo di Milano, giovedì 8 settembre 2016
Ct 6, 9d-10; Sir 24, 18-20; Sal 86 (87); Rm 8, 3-11; Mt 1, 18-23

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano


1. «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo… salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Vangelo, Mt 1,20-21).
Carissimi vescovi, presbiteri e diaconi, religiose e religiosi,
carissimi candidati al Diaconato e al Presbiterato,
carissime sorelle e fratelli in Cristo,
le parole che l’angelo rivolge in sogno a Giuseppe ci dicono che Dio è sempre all’opera tra i suoi. Anche oggi tra noi. Da questa certezza nasce il modo con cui vogliamo guardare, in questa ripresa di Anno pastorale, al travaglio del tempo presente definito da papa Francesco come «cambiamento d’epoca, più che epoca di cambiamento» (Firenze, 10 novembre 2015). Siamo chiamati a vivere con speranza affidabile questo frangente storico. Celebrare in Duomo la solennità di Maria Nascente, aumenta in noi la certezza che Gesù «salverà il suo popolo» (Vangelo, Mt 1,21).

2. Entrati negli ultimi mesi dell’Anno Giubilare della Misericordia, siamo già testimoni del bene grande che questa grazia speciale ha portato nella vita di tanti cristiani e non solo.
Gli eventi sociali, politici ed economici che hanno accompagnato l’Anno della Misericordia fanno emergere l’imprescindibile urgenza di educarsi alla mentalità (pensiero) e ai sentimenti di Cristo. Vogliamo crescere nella dimensione culturale della fede, intesa non librescamente ma a partire dall’esperienza, per proporre con gioia a tutte le donne e a tutti gli uomini della nostra società plurale che Cristo Risorto, Verità vivente e personale, non cessa di venire al nostro incontro.
Durante l’Anno pastorale che oggi riprende, vi chiedo di approfondire ulteriormente la Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo consegnatavi lo scorso anno. Continuiamo a seguire l’itinerario di Pietro e degli apostoli alla sequela di Gesù. Lo Spirito del Risorto condurrà in tal modo la nostra Chiesa a conoscere sempre meglio il mistero di Cristo pensando «secondo Lui e pensando Lui attraverso tutte cose» (Massimo Confessore).
Come avevo promesso non vi invierò quest’anno un’altra Lettera pastorale, ma ho creduto utile offrirvi delle brevi indicazioni pratiche, ispirate all’educazione al pensiero di Cristo, in appoggio al calendario diocesano. Queste indicazioni sono già da oggi a vostra disposizione.

3. Mi preme richiamare la Visita pastorale che abbiamo voluto feriale. Essa individua un “tempo favorevole” per la “conversione missionaria”, per l’uscita verso le periferie esistenziali e geografiche. Avendo ormai visitato più della metà dei decanati della diocesi, desidero innanzitutto esprimervi la mia gratitudine. Sono rimasto edificato dalla notevole qualità della preparazione e dalla numerosa e consapevole presenza dei fedeli alle assemblee ecclesiali di apertura della Visita. Come ripeto spesso, esse non sono un semplice riunirsi di fedeli, ma un prolungamento della celebrazione eucaristica. Sant’Ignazio di Antiochia dice che i cristiani sono gli iuxta dominicam viventes.
Nella seconda parte della Visita pastorale, che è già ampiamente in atto, i vicari di zona, insieme ai decani e agli organismi di comunione, stanno già incontrando in modo più capillare diverse comunità di ogni decanato.
A partire da oggi, sotto la guida del Vicario Generale, si svolgerà il lavoro di verifica. Verificare sarà identificare il passo che ogni comunità è chiamata a compiere in questo specifico frangente storico. Individuando il bisogno più acuto di ogni zona, decanato, comunità pastorale, parrocchia o aggregazione di fedeli  si cercherà di affrontarlo personalmente e comunitariamente con energia. Una comunità, per esempio, potrà sentire il bisogno di rispondere in modo più adeguato al tema dei migranti che si affacciano sul suo territorio; un’altra sarà chiamata a far fronte all’emergenza educativa dei preadolescenti e dei giovani; una terza non potrà non assumere la necessità di valorizzare gli anziani (i nonni in particolare); una quarta cercherà strade per una Chiesa povera per i poveri…
Il senso (significato e direzione) della Visita pastorale si lascia illuminare dall’affermazione dell’Epistola: «… Lo Spirito di Dio abita in noi» (Epistola, Rm 8,9). Anche mediante la Visita pastorale lo Spirito datore di vita rinnoverà e renderà belle ed affascinanti le nostre realtà ecclesiali.

4. La solenne Eucaristia dell’8 settembre è tradizionalmente l’occasione in cui la Chiesa “ammette” i candidati al diaconato transeunte e al presbiterato e quelli che riceveranno il diaconato permanente. Ho avuto modo in quest’ultima settimana di incontrare sia gli uni che gli altri. Con l’ammissione la Chiesa ambrosiana toglie il velo della riservatezza alla loro scelta vocazionale. La rende pubblica. La Chiesa accoglie pubblicamente, anche quest’anno, la disponibilità di questi giovani. Il mio cuore è carico di gratitudine sia per i ventisei candidati al diaconato e al presbiterato, sia per i tre candidati al diaconato permanente, di cui due sono sposati. Ringrazio di cuore spose e figli dei diaconi permanenti per la magnanimità con cui stanno accogliendo la scelta dei loro cari.
Carissimi, questo impegno che ora assumerete vi domanda di invocare la crescita del vostro rapporto personale con Cristo, di imparare a darGli del Tu. È il tratto essenziale della preghiera cristiana che esige la vostra piena immanenza di comunione con Gesù, Maria, i Santi e tutti i fratelli, in particolare col presbiterio. Tutti abbiamo scoperto che il ministro ordinato dev’essere un uomo di buone relazioni. Questo è necessario ma non basta. Onestamente dobbiamo riconoscere che tra noi il contenuto della relazione di comunione ancora troppo di rado si radica esplicitamente nel dono che ci fa la Trinità in Gesù Cristo, attraverso il sacramento della Chiesa. In questa dimensione verticale sta la sua origine e la sua crescita. La comunione cristiana non può ridursi alla sua dimensione orizzontale. Vissuta nella sua pienezza la comunione genera in noi il solido convincimento che tutto ciò che ci è dato dal Dio provvidente, anche la prova, perfino l’umiliazione è per il nostro bene. Infatti il sì alla vocazione, qualsiasi cosa succeda, si fonda, come ebbe a dire il priore di Tibhirine al confratello terrorizzato davanti al martirio, su una vita già liberamente donata: «Tu hai già dato la tua vita entrando in questo monastero».
I nostri sono tempi in cui diventa sempre più chiaro che il martirio – quello del sangue, quello della pazienza, quello dell’umile lavoro quotidiano – è l’orizzonte dell’esistenza cristiana. L’Epistola ci dice con grande forza chi è l’artefice della nostra offerta, sempre allo stesso tempo personale e comunionale: «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene» (Epistola, Rom 8,9b).

6. Ci aiuti in questo affascinante percorso l’intercessione di Maria Nascente. Ella è la Madre del bell’amore «Io sono la madre del bell’amore» (Lettura, Sir 24,18), di quell’amore che afferma l’altro come un bene, anche il nemico, perché ama senza nulla chiedere in cambio ed ama in ogni istante come se fosse l’ultimo istante. A Maria Nascente affidiamo quindi, pieni di fiducia, i candidati, le nostre persone, le nostre comunità e il cammino di questo Anno pastorale. Amen.

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