venerdì 12 febbraio 2016

Il dolore è il biglietto da visita dell'amore

 La lettera di monsignor Adelio Dell'Oro, vescovo di Karaganda in Kazakhstan, a don Savino Gaudio, il giorno prima della sua morte. Il testo è stato letto durante il funerale dell'ex parroco di Dergano, il 10 febbraio 2016
Carissimo fratello don Savino,

ho quasi vergogna a scriverti per non recarti disturbo nella sofferenza fisica, che il Signore ti sta chiedendo per rendere la tua vita totalmente pura, preziosa e utile ai suoi occhi e anche davanti a tutto il mondo.

Quanto sono stupido! Come se un amico, quale sei tu per me, non desiderasse avere accanto un fratello nel momento del dolore, perché gli testimoni con certezza l’incombenza del Destino buono!

Il Signore, nella sua infinita misericordia, ci ha fissati con uno sguardo d'amore, e ha chiesto a noi, personalmente: «Vieni e seguimi!». E noi abbiamo risposto di «sì», lasciandoci condurre per strade da noi nemmeno immaginate (tu da Bari a Milano e poi nelle varie parrocchie cui hai dato tutto di te). Sei diventato via via dono della misericordia del Signore per centinaia e centinaia di persone, che hai introdotto e accompagnato al cuore del Padre, in cui tutto si compie: «Ora qui non esiste più il buio / c'è la luce negli occhi di Dio / c'è la pace nelle mani di Dio / c'è la gioia nel cuore di Dio».

Non so come esprimerti tutta la mia gratitudine per la lunga storia che, nell'incontro con don Giussani e con la compagnia del movimento, generata dal carisma a lui dato dal Signore, abbiamo potuto condividere per lunghi anni, a partire già dal seminario e poi in questi 44 anni di servizio sacerdotale.

Tu mi sei sempre stato vicino, direi soprattutto da quando sono stato mandato in missione in Kazakhstan, e io ti ho sempre sentito presente accanto a me nella preghiera e nel tuo sostegno materiale per i bisogni delle persone che il Signore mi faceva incontrare.

Che grazia l'averti incontrato! Che grazia l'aver potuto condividere con te e con altri amici preti (don Mario Peretti, don Gianni Casiraghi, don Mario Garavaglia) tante circostanze, a partire dall'entusiasmante lavoro educativo con i giovani nelle varie parrocchie in cui eravamo stati mandati a servire, perché incontrassero Cristo e divenissero protagonisti di vita nuova nelle scuole, nelle università e nella società. Ci spingeva un grande entusiasmo per l'incontro fatto con Gesù.

Ma poi, ti sono grato, perché mi hai testimoniato il miracolo di un cammino di purificazione di questo nostro entusiasmo giovanile e un po' protagonistico. Tu, caro amico don Savino, sempre lieto, sempre all’attacco, sempre a prendere l'iniziativa, come un vulcano in perenne attività, mi hai mostrato e con sempre più evidenza come il Signore voleva rendere la tua e la mia vita docile strumento nelle Sue mani, in cui noi dovessimo diminuire perché risplendesse sempre di più la Sua Presenza e la Sua opera di salvezza.

Ho conservato una tua testimonianza di due anni fa, una lettera che mi hai scritto, quando ero chiamato a servire nell'amministrazione apostolica di Atyrau:

«Carissimo, mio, Adelio: oso dire, perchè la prima grande scoperta di questa circostanza è il mare di doni che Gesù mi sta elargendo (o meglio, di cui mi sto accorgendo ora!). E tu sei uno dei doni più grandi che Dio mi ha dato!

Sono appena tornato dall'ospedale e sono in attesa di essere richiamato per i cicli di chemioterapia...

Pur nel dolore (lancinante alle ossa!) che adesso è un po’ diminuito, ho il cuore colmo di gioia per quello che sto vedendo accadere, proprio adesso che non posso far niente! In particolare in questi giorni in ospedale con i miei nuovi amici colpiti dal cancro, ma insieme “colpiti” dalla Presenza di Gesù, ai più sconosciuto, eppure così familiare e vicino!

... Gesù, per farmi capire come ama proprio me, si presenta Crocifisso: “Il dolore è il biglietto da visita dell’amore”; anzi non si può amare senza soffrire!...

Caro Adelio, non smettiamo mai di sostenerci per dire il nostro “sì” a Gesù nella circostanza in cui ci chiama!».


Sì, il tesoro più prezioso della vita è solo il miracolo dell’incontro e dell'amicizia con Cristo e ogni circostanza ci è data per rinnovare continuamente la grazia di questo incontro e per offrire in cambio, sempre di più e totalmente, la nostra vita a Lui come risposta al Suo amore e alla Sua misericordia.
Sono certo che ora stai attirando ancora più persone a Cristo e al cuore del Padre, perchè stai vivendo il grande mistero del dolore offerto per amore. Chissà quanti volti di persone (dai più conosciuti a quelli meno) in questo tempo passano davanti allo sguardo del tuo cuore di padre: affidali alla Chiesa, alla Madonna, al Padre.

E tu affidati a Gesù, lasciati portare da Gesù, come Lui si è lasciato portare al Padre: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Io prego ogni giorno perché accada il miracolo, che certamente il Signore vuole compiere in te, ma io non so cosa Lui ti sta preparando, se quello della tua guarigione o un miracolo ancora più grande, che è la comunione totale e per sempre con Lui.
Ti affido anche all’intercessione di padre Wladyslaw Bukowinski, un sacerdote che ha speso gran parte della sua vita in Kazakhstan, finendo per tre volte nei lager di lavoro forzato, e che papa Francesco ha riconosciuto Beato. Questo sacerdote ha creduto nel Signore Gesù e lo ha amato con tutto il cuore, ha sperato nella Provvidenza di Dio e nessuna persecuzione, nessuna ingiusta accusa e nessuna condanna al lager hanno potuto spegnere in lui la sua fede e la speranza, ma anzi ha usato di tutte le occasioni per rendere testimonianza a Gesù.

Grazie per la tua grande umanità, che irraggia il volto di Gesù! Grazie, perché ora come non mai mi testimoni quanto Lui ti ami e quanto tu ami Lui!

Tuo, don Adelio, Karaganda (Kazakhstan), 7 febbraio 2016

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