domenica 3 agosto 2014

Omelia 8^ dopo Pentecoste – 3 agosto 2014 di don Carlo Venturin


1 Sam 3, 1-20     “Eccomi”
Salmo 63             “ Dal grembo di mia madre sei tu il mio sostegno
Ef 3, 1-12             Paolo per rivelazione riceve la vocazione di  annunciare alle genti le ricchezze di                             Cristo
Mt 4, 18-22         Camminare, chiamare, seguire: cambiamento

                             “ O CI SALVIAMO INSIEME, O NON CI SALVEREMO” ( CONGAR )

La metafora della vita come viaggio viene ripresa da Matteo: “Mentre camminava lungo il mare di Galilea”, con una precisazione: si viaggia insieme.

Il messaggio delle tre letture riguarda il susseguirsi di cambiamento, da un luogo a un altro, ma con un confronto reciproco. Di fronte all’insidia dell’individualismo, dell’autosufficienza, l’accento è posto nella comunità in continuo progredire. Samuele, nel sogno, si sente chiamato per nome, non può sonnecchiare, starsene sotto le coperte, si rivolge, andando in fretta, al suo Maestro; da solo non riesce a capire ciò che gli succede.     L’ “ECCOMI”, ripetuto quattro volte, è espressione di prontezza, di disponibilità, di ascolto:   “Parla, il tuo servo ti ascolta”. La sua vita sarà un continuo viaggiare, richiamare, correggere, sorreggere, annunciare anche le tragedie e le amarezze di Israele. Il suo è un dinamismo obbediente, dissonante dal Potere (Saul). E’ il PROFETA. Il Salmo è l’inno all’ascolto, è la consapevolezza di appartenere al Signore, di “essere all’ombra delle sue ali” nel grande viaggio-volo della vita. Paolo, sconvolto, come Samuele, dalla chiamata, non si ritrae, si inoltra in viaggi perigliosi per terre sconosciute, scoscese. Per “rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero… per annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo… e illuminare, per mezzo della Chiesa, la multiforme sapienza di Dio”. Come Samuele, risponde sempre “ECCOMI”. Il suo è un continuo movimento, una conversione simultanea, formando chiese nel nome di Gesù: ci si salva insieme.

Egli è fedele al suo Maestro, instancabile nelle terre di Galilea, occupate da popolazioni ibride, pagane. Gesù inizia non dal centro, ma dalla periferia, da territori occupati da stranieri. Va ad abitare a Cafarnao, cittadina industriosa sul lago, piena di vita e di attività, con tanta gente indaffarata nella pesca e nel commercio. Gesù sceglie di stare tra gli altri che vivono e lavorano, là dove le persone sentono più pesante la fatica del vivere. In questo contesto l’episodio della scelta dei primi suoi compagni di viaggio, persone dedite alla pesca, consociate, appartenenti a una piccola impresa, forse analfabete. Il comando è perentorio:   “SEGUITEMI”. Gesù chiama con sovrana autorità. Altra “pesca” saranno chiamati a compiere: “pescatori di uomini”. La loro vita cambia, un nuovo stile, in continuo movimento, sono chiamati ad essere discepoli al servizio del Regno. Essi rispondono non a parole, ma nelle azioni: “lasciarono le reti e lo seguirono”. Prima condivisero lo stile itinerante del Maestro, poi, a poco a poco, questa convivenza creò tra loro un legame, che si consolidò dopo la Resurrezione del Figlio di Dio. I quattro, con gli altri chiamati per il Regno, si aprono dagli angusti orizzonti del lago ai confini della terra, per perseguire quanto il Maestro aveva ordinato, “per la salvezza del mondo”. E’ la missione della Chiesa, oggi.

In Samuele, in Paolo, negli Apostoli, è avvenuto il cambiamento, hanno assimilato la gioia di poter cambiare, seguendo la Parola e l’esempio del Maestro, la bussola, il “satellitare”. Gesù ha cambiato “la sua dimora”, venne ad abitare la terra, passava da villaggi e città, riprese la Sua “dimora” in cielo. Il cambiamento è una caratteristica essenziale del mondo: dalle foglie delle piante ai fenomeni atmosferici, dalla condizione infantile fino al tempo della maturità. Il cambiamento è la struttura del mondo cosmico, fatto di perenne movimento. La vita di ciascuno si distende su una sequenza di giorni. Talvolta si ha paura del cambiamento, se si è in buone condizioni; si teme che nel tempo futuro le realtà cambino; se si profilano avversità, come malattie, ostacoli, si spera in un cambiamento. Il primo cambiamento autentico è quello che deriva dal decentramento da se stessi, cambiare baricentro e puntare  lo sguardo sugli altri.

Esempio tipico è il Samaritano: alza lo sguardo da se stesso e incontra la supplica dell’altro, diversamente da chi ha proseguito a occhi bassi. Perciò le gioie e i dolori, le domande e le inquietudini del mondo diventano appello per colui che è discepolo di Gesù     “che da ricco che era, si è fatto povero per essere tutto in tutti”. Nel momento in cui si decide di rispondere SI’ al Vangelo si assume la responsabilità della sorte di tutti.                     “Leggendo” il mondo, scrutandolo, negli anfratti più remoti, si presta orecchio alle grida dell’umanità ferita, calpestata colpita a morte. La Chiesa di Gesù diventa attenta operaia di pace, infermiera nell’ospedale da campo, e, come Gesù, passa, cammina sanando e facendo del bene. E’ la Galilea delle genti il campo di Dio e della Chiesa, di ogni credente.


Don Carlo



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