venerdì 15 agosto 2014

Meditazione dei Misteri Gloriosi del SANTO ROSARIO


Meditazione dei Misteri Gloriosi del
SANTO ROSARIO
In occasione del LX di sacerdozio di mons. Francesco Ventorino
Nella vigilia della Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria
di don Pierluigi Banna

INTRODUZIONE

Questa sera, alla vigilia della Solennità dell’Assunzione, ricordiamo il LX di sacerdozio di don Ciccio. La ripetizione della preghiera dell’Ave Maria, da secoli compagna al cammino del popolo cristiano, ci aiuti ad immedesimarci con i sentimenti della vergine di Nazareth: la sua umile familiarità col Verbo fatto carne, la sua docile disponibilità al Figlio di Dio divengano sempre più espressione della nostra coscienza di cristiani: siamo uomini peccatori per i quali Dio si è fatto uomo. Per questa coscienza, per «il solo fatto di essere cristiani» alcuni nostri fratelli sono oggi perseguitati, «costretti a lasciare tutto e a fuggire dalla loro terra. Per questa comune coscienza, così viva nella carne di Maria e testimoniataci dal fecondo sacerdozio di don Ciccio, questa sera «vorremmo portare [anche] noi un poco del peso di intolleranza, incomprensione e violenza che il mondo che rifiuta Cristo carica sulle spalle dei nostri fratelli».
Potrà capitare di scoprirci distratti, non all’altezza di questa coscienza, presi dalla piccolezza dei nostri pensieri o dall’angustia delle nostre preoccupazioni. Ma sarà sempre possibile rimetterci al passo e come mendicanti riprendere a recitare il Rosario, lasciandoci guidare - come accade nella vita - dal coro della comunità. “Prega per noi santa Madre di Dio, perché diventiamo degni delle promesse di Cristo”. Siamo sempre indegni delle promesse di Cristo, ma sempre in cammino, sempre pronti a rimetterci al passo, perché la Sua promessa non viene mai meno. Dal giorno del nostro Battesimo, il seme inestirpabile della promessa di Cristo si è posto nella nostra vita. Egli ci assicura sempre un brandello di comunità, un segno della sua presenza nella storia a cui aggrapparci per rimetterci al passo. Noi possiamo allontanarci quanto vogliamo, ma ci sarà sempre una casa in cui tornare dove quella promessa è custodita, la Chiesa; ci sarà sempre una Madre a cui mendicare la nostra coscienza di cristiani. Maria, che un tempo hai custodito come un seme nel tuo grembo la promessa di Cristo, custodiscila oggi per tutti noi.

I MISTERO: GESÙ RISORGE DA MORTE

«Donna, Ecco tuo Figlio» (Gv 19,26), in questa consegna di Gesù dalla croce, Maria avvertiva il destino di resurrezione che avrebbe abbracciato il mondo, avvertiva che la croce era non la fine, ma la condizione del nuovo inizio. La presenza di Cristo sarebbe stata a lei più familiare e più concreta di quando lo aveva avuto in grembo, di quando lo teneva tra le braccia per farlo giocare. Cristo sarebbe stato vivo nell’impossibile unità tra i suoi discepoli, di cui lei era ora più madre che mai. E i suoi discepoli, «lo dissero ad altri amici, e poi ad altri amici, poi ad altri amici ancora. Così passò il primo secolo, e questi amici invasero con la loro fede il secondo secolo e intanto invadevano anche il mondo geografico. […]. E poi questi del secondo secolo lo dissero ad altri che vissero dopo di loro, e questi ad altri dopo di loro, come un gran flusso che si ingrossava, come un gran fiume che si ingrossava, e giunsero a dirlo a mia madre - a mia mamma. E mia mamma lo disse a me che ero piccolo» - così ci ricordava don Giussani. Questa è la potenza della risurrezione di Cristo. Cristo ci raggiunge, ancora oggi, più di duemila anni dopo sua nascita; ci è venuto incontro rivelandoci a noi stessi. Volti, facce, incontri, hanno reso viva per noi la presenza di Cristo. Di tutti questi volti, Maria è la madre. «Donna, Ecco tuo Figlio”; figlio, «Ecco tua madre!» (Gv 19,27)

II MISTERO: GESÙ ASCENDE AL CIELO

Ho sentito spesso raccontare da mio zio di quando, seminarista nel pieno dell’adolescenza, indugiava davanti allo studio del rettore, incerto se porgli una questione spinosa, una grande obiezione insorta nei confronti della sua vocazione. Il Rettore, come è usuale nell’esperienza cristiana, precedette la domanda, rivelandogli che nulla di ciò che è umano, proprio nulla, può essere sottratto all’abbraccio di Cristo. Questo è il contenuto del mistero che pregheremo, il mistero dell’Ascensione: Cristo porta in cielo, cioè nel compimento, tutta la nostra umanità, tutti i nostri desideri, anche quelli che ci appaiono più confusi. Nella sua misteriosità, la nostra umanità ci sembra come una linea spezzata, tesa flebilmente verso il cielo, ma Cristo ci assicura che nulla dei nostri desideri, delle nostre esigenze andrà perduto; tutto troverà compimento in Lui. Quante ferite aperte per le ingiustizie subite; quanto dolore per la separazione fisica che la morte ci impone, anche quella più attesa; quanta riprovazione per i propri errori, specie per quelli che sembrano scritti indelebilmente nella nostra carne. Ma nulla, nulla di tutto questo rimarrà incompiuto; tutto, tutto troverà compimento in Colui che ha vissuto in modo pienamente umano tutti gli aspetti della nostra umanità.

III MISTERO: LO SPIRITO SANTO SCENDE SU MARIA E SUGLI APOSTOLI

Quando erano nel cenacolo e lo Spirito Santo discese, Maria e gli Apostoli si resero conto che avrebbero trascorso ogni giorno della loro vita nello stupore per il miracolo che lo Spirito di Cristo avrebbe diuturnamente compiuto. Compresero che non avrebbero vissuto nella nostalgia dei giorni trascorsi con Lui, ma che il Suo Spirito avrebbe sempre dato calore, energia al loro presente, come ci ha ricordato don Giussani: «c’è una mano che ce lo porge ora, c’è un volto che viene avanti ora, c’è del sangue che scorre ora, c’è una risurrezione che avviene ora. Fuori di questo “ora” non c’è niente! […] Cristo è qualcosa che mi sta accadendo». Così, tu ci hai ricordato nel 1995, come il cristianesimo sia, piuttosto che un «criterio metodologico» da apprendere e poi da applicare, uno «sguardo» da imparare: uno sguardo non lo si finisce mai di imparare». Non si finisce mai di imparare da Cristo che ci accade ora: si impara più cinquant’anni fa da una giovane ragazzina milanese giunta a Catania a far scuola di religione nel suo salotto; si impara ora dal cuore pieno di attesa dei detenuti. Non un criterio da applicare, ma uno sguardo da seguire, perché lo Spirito accade ora. Per questo chiediamo di essere docili all’attualità dello Spirito, una docilità aperta a tutte le circostanze, tanto più aperta quanto più carica della domanda: Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam. 

IV MISTERO: MARIA È ASSUNTA IN CIELO

Il mistero dell’Assunzione di Maria ci ricorda che Cristo non vuole rubarci la nostra umanità, ma vuole renderci pienamente noi stessi per affrontare tutti i problemi della vita. La cosa più triste è che noi, dopo aver incontrato Cristo, dopo averlo riconosciuto, inseguiamo l’aspirazione di metterci la vita a posto: senza più preoccupazioni, senza più cadute, senza più domande. Una vita a posto, ma senza la sua Presenza, per chi lo ha conosciuto, è la vita più triste di questo mondo! «Per alleggerire questo pesante fardello dei nostri giorni, questa solitudine che abbiamo tutti, isole perdute, per evitare questa sensazione di perdere tutto», di che cosa abbiamo bisogno? «Ho bisogno solamente che tu stia qui con i tuoi occhi chiari.» […] Occorre lo sguardo di una presenza capace di stare davanti a tutte le sfide, che documenti l’esperienza che niente di quello che di bello accade nella vita va perduto. C’è bisogno di un rapporto che non estingua il fuoco della nostalgia, ma lo accenda» - ci ricordava Carròn a Rimini. Ce lo testimoniano i nostri fratelli perseguitati in Iraq, che al loro vescovo non chiedevano una soluzione dei problemi, ma la fede per vivere quei problemi: «Sono loro che hanno iniziato a dirmi di avere bisogno di essere più attaccati alla nostra fede. Erano loro a dirmi che erano tornati a vivere dentro le tante difficoltà» - così diceva l’arcivescovo di Mosul.
Allo stesso modo, la Madonna non poteva vivere un istante della sua vita, fino alla morte, senza che lo sguardo del Figlio generasse il Suo sguardo di madre. Il mistero di Cristo si è talmente comunicato alla sua vita, da assumerla in cielo, già prima della fine dei tempi. La fede di Maria e dei nostri fratelli in Iraq risvegli la nostra fede e ci aiuti a vivere tutta la no-stra vita, tutti i nostri problemi sotto la paternità questo sguardo. 

V MISTERO: MARIA È INCORONATA REGINA NELLA GLORIA DEL PARADISO

Dopo due mesi di sacerdozio, come dopo sessant’anni, quel seme cresce lietamente. Forse non tutti i conti tornano, ma cresce un giudizio, un giudizio che incolla tutta la propria umanità a Cristo, come fu per gli apostoli: «Era un giudizio che era come una colla: un giudizio che li incollava. Per cui tutti i giorni passavano manate di colla e non potevano più liberarsi!». Si capisce, allora, perché tutta la loro vita sia trascorsa nella corsa per afferrarLo. Zoppicando, sbagliando mille volte, ma senza mai andare via» (Esercizi). Zoppicando, sbagliando mille volte, ma senza mai andare via, perché se andiamo via da Lui, dove andiamo? Siamo lieti perché Cristo c’è, è il Signore della nostra povera vita, l’unica ricchezza per cui val la pena lasciare tutto, fino a morire come in Iraq. Cristo è re della nostra vita nel senso etimologico del termine, nel senso che la regge, la regge in piedi: «non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). I nostri cuori un giorno saranno chiamati a passare dalla letizia di questo mondo alla gioia dell’altro mondo, quando guarderemo tutta la nostra storia con i suoi occhi, partecipando pienamente della Sua regalità sulla miseria della nostra vita, quando «Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11). Maria già partecipa di questo sguardo; regina nella gloria del Paradiso, già partecipa di questo sguardo. Già stasera, possiamo guardare alla strada che ci ha portato fin qui e dare un giudizio, riconoscerlo come l’unico tesoro, l’unico re della nostra vita. La letizia dei nostri volti, piena di umile gratitudine per quanto Dio ha fatto, sarà l’inizio in questa terra di quel mare di gloria di cui Maria è già partecipe.

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