mercoledì 3 giugno 2009
«La differenza che si fa dono» Al Festival biblico, Scola su uomo e donna nelle Scritture
Nell’incontro tra l’uomo e la donna accade un ricominciamento e qualcosa di nuovo» afferma il patriarca di Venezia, chiamato a Vicenza dal vescovo Cesare Nosiglia per riflettere su « Il volto dell’uomo/donna» (cosa, appunto, ci potrebbe essere di più attuale?). « Il nuovo è possibile perché l’incontro amoroso pone inevitabilmente all’uomo la domanda ontologica sulla propria origine. Potremmo dirla così: chi sono io che incontrando te incontro me stesso? Questa novità avviene perché la donna dice l’alterità ultimamente da me inafferrabile, quell’alterità che mi 'sposta' (differenza) in continuazione, impedendomi di rimanere rinchiuso in me stesso. Così la donna, ponendosi, mi impone, attraverso il suo volto amante, di ricominciare Nella sorpresa davanti al volto della donna, misteriosa eppure familiare alterità, è donato all’uomo il proprio volto, cioè la propria irriducibile identità. Ovvero, « il volto biblico dell’uomo/ donna dice ad un tempo identità e alterità». La relazione passa per l’identità e l’alterità. Altre strade non ci sono. Tanto meno scorciatoie. Neppure politiche, se si vuole. Ma il patriarca non si accontenta dell’enunciato. Vuole scavare. Vuole arrivare alla radice. Ecco allora la sottolineatura: «La differenza sessuale svela che l’alterità è una dimensione interna alla persona stessa, che ne segna la strutturale insufficienza, aprendola in tal modo al ' fuori di sé'. E così l’altro è per me tanto inaccessibile – mi resta sempre altro – quanto necessario » . Il rapporto uomo/ donna rappresenta, pertanto, uno dei luoghi originari in cui ognuno di noi fa l’esperienza della propria dipendenza e della conseguente capacità di relazione. Il patriarca ricorre alla Mulieris dignitatem
– la lettera apostolica di Giovanni Paolo II sulla «dignità e vocazione della donna» – e spiega che «il disegno originario di Dio nel crearci sempre e solo come maschi o come femmine vuol educarci a capire il peso dell’io e il peso dell’altro ». Cosicché «la differenza sessuale si rivela come una grande scuola». Si tratta, insomma, di imparare l’io attraverso l’altro e l’altro attraverso l’io. È una lectio magistralis
Il patriarca, concludendo, mette in guardia «dalla più grande tentazione che minaccia l’uomo: quella dell’idolatria » . « Ogni uomo e ogni donna – ammonisce Scola – non si arrestino al volto dell’amato/a, ma in esso rendano gloria a Colui che gli ha donato un/a compagno/a di cammino. Siamo tutti ben consapevoli di cosa succede quando nell’esperienza dell’amore si confonde l’altro con Dio. Quando cioè ci si aspetta – addirittura si pretende – dall’altro tutto, cioè il compimento della propria vita. Delusione e scetticismo fino alla violenza prendono il posto prima occupato dallo stupore e dalla gratitudine».
Il cardinale: il disegno originario di Dio, nel crearci maschi e femmine, ci educa a saperci fare carico di noi stessi e dell’altro.
Avvenire 03/06/09
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento