l card. Angelo Scola ha presieduto in Duomo il Pontificale nella festività di Tutti i Santi.
ARCIDIOCESI DI MILANO
Solennità di
Tutti i Santi
Ap 7,2-4.9-14; Sal 88; Rm
8,28-39; Mt 5,1-12°
Omelia del Card. Angelo Scola , Arcivescovo di Milano
1.
Affrettiamo nella speranza il nostro
cammino
«Noi, pellegrini
sulla terra verso la patria comune affrettiamo nella speranza il nostro
cammino, lieti per la sorte gloriosa di questi membri eletti della Chiesa,…
amici e modelli di vita» (Prefazio).
In un paio di righe vengono delineati due tratti fondamentali della esperienza
cristiana:
- la vita come pellegrinaggio, cammino nella speranza (attesa
certa del bene di tutti) verso la patria comune, la dimora a cui tutti
apparteniamo;
- viviamo in
compagnia di quanti sono già passati all’altra riva. Fin d’ora esiste tra noi e
loro un legame che è destinato ad intensificarsi. Si chiama comunione dei santi. È la forma piena
dell’amicizia. I santi sono i nostri amici. La fede nel Risorto conferma
l’anelito a durare per sempre che vive nel nostro cuore. La morte non scava un
baratro invalicabile. Veramente la morte singolare di Cristo ha vinto il nostro
comune morire. Come perseguire questo destino di pienezza (santità)?
2.
Santità, una vocazione per tutti
Chi sono i santi? Nelle comunità primitive con il
termine “santi” si indicavano semplicemente i battezzati. La santità, prima di
essere una meta, è un dono: «Vidi una
moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo
e lingua» (Prima Lettura, Ap 7,9).
«Essere santi
– ha detto il 1° novembre dell’anno scorso Papa Francesco – non è un privilegio di pochi, come se solo
qualcuno avesse avuto una grossa eredità; tutti noi nel Battesimo abbiamo
l’eredità di poter diventare santi. La santità è una vocazione per tutti. Tutti
perciò siamo chiamati a camminare sulla via della santità, e questa via ha un
nome, un volto: il volto di Gesù Cristo» (Francesco, Angelus del 1 novembre 2013).
3.
Cristo, l’uomo compiuto
Volere la santità è cercare ogni giorno il volto amato
di Gesù. Il Vangelo di Matteo sulle beatitudini descrive anzitutto la
personalità di Cristo. È una rappresentazione che Gesù fa di sé attraverso la quale Egli ci invita
alla Sua imitazione.
«Beati i poveri
di spirito perché di essi è il regno dei cieli» (Vangelo, Mt 5,6) Quale condivisione viviamo con i poveri materialmente intesi,
condizione necessaria per imparare la povertà dello spirito?
«Beati i
misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7): Abbiamo la
larghezza di cuore verso tutti i nostri fratelli uomini, cercando di imitare
quella che Dio Padre rinnova continuamente per noi?
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio»
(Mt 5,8). Come custodiamo la verità
dei nostri rapporti affettivi?
«Beati gli
operatori di pace» (Mt 5,9).
Andiamo oltre qualche slancio emotivo quando i media mostrano le tremende
violazioni della pace nel mondo?
«Beati i
perseguitati per la giustizia» (Mt 5,10).
Offriamo qualche nostra prova per i tanti nostri fratelli, per gli uomini delle
religioni, per i giusti perseguitati, martirizzati, messi sul lastrico?
I tempi che stiamo vivendo urgono il coinvolgimento
quotidiano che la santità sola può garantire. Quale civiltà vogliamo? Che
Milano stiamo costruendo? Non solo la Chiesa ma la società tutta domanda donne
e uomini santi: cristiani autentici e buoni cittadini. Persone capaci di comunione,
di dialogo, di accoglienza, che sanno vincere le paure con una equilibrata
pratica solidale, intensificando l’amicizia civica.
4.
Testamento d’amore
«Se Dio è per
noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio,
ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme
a lui?» (Epistola, Rm 8,31-32).
«Il Signore
ha dato se stesso per me; la sua morte fu sacrificio; morì per gli altri, morì
per noi. La solitudine della morte fu ripiena della presenza nostra, fu pervasa
d’amore. … la sua morte fu rivelazione del suo amore per i suoi: li amò fino
alla fine» (Beato Paolo VI, da: Pensiero alla morte).
5.
Una carità fattiva ed integrale
L’“essere per” di Dio, l’amore di Cristo ai suoi “fino
alla fine” brillò nella fulgida testimonianza del Beato Luigi Talamoni di cui
benediremo la statua da collocare all’interno del nostro Duomo.
Al centro della sua vita e della sua opera c’era la
fede incrollabile in un Dio misericordioso, sempre pronto a perdonare anche i
peccati più gravi (fu definito un “martire del confessionale”, dove si recava
ogni mattina dalle 5 alle 8, prima di recarsi al lavoro dell’insegnamento),
attento ai bisogni dell’uomo e capace di una carità fattiva ed integrale che
arrivò fino all’impegno politico attivo. Il fulgido destino di santità che ci
tocca da vicino diventa il cuore delle preghiere per i nostri cari defunti. Noi
per loro e loro per noi invocano questa piena riuscita. Amen
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