Alcuni giorni fa durante la processione con il Santissimo Sacramento
ho sentito il pianto a dirotto delle infermiere e del personale delle pulizie.
Accelero il passo per rendermi conto di ciò che stava accadendo: la
responsabile della cucina mi viene incontro singhiozzando: «Padre, è
morto Fernando!». Molto ferito per questa notizia, arrivo finalmente
nella camera del ragazzo deceduto da alcuni minuti. Le infermiere
mentre sistemavano con cura la salma singhiozzavano. Sono rimasto
colpito dall’umanità di queste persone, dal cuore semplice che hanno:
sanno ridere e piangere con il paziente terminale. Una posizione del
cuore che solo Gesù può regalare quando la persona lascia aperta
una piccola fessura che gli permette di entrare. Ma questa posizione
se da un lato è un dono di Gesù, dall’altro è frutto di un lavoro
personale, di una ascesi come dice sempre don Carrón: «Non
aspettatevi un miracolo ma un cammino». Il lavoro personale
coincide con una intensa vita sacramentale e con la formazione
settimanale. Da un anno a questa parte ogni mercoledì si incontrano
ho sentito il pianto a dirotto delle infermiere e del personale delle pulizie.
Accelero il passo per rendermi conto di ciò che stava accadendo: la
responsabile della cucina mi viene incontro singhiozzando: «Padre, è
morto Fernando!». Molto ferito per questa notizia, arrivo finalmente
nella camera del ragazzo deceduto da alcuni minuti. Le infermiere
mentre sistemavano con cura la salma singhiozzavano. Sono rimasto
colpito dall’umanità di queste persone, dal cuore semplice che hanno:
sanno ridere e piangere con il paziente terminale. Una posizione del
cuore che solo Gesù può regalare quando la persona lascia aperta
una piccola fessura che gli permette di entrare. Ma questa posizione
se da un lato è un dono di Gesù, dall’altro è frutto di un lavoro
personale, di una ascesi come dice sempre don Carrón: «Non
aspettatevi un miracolo ma un cammino». Il lavoro personale
coincide con una intensa vita sacramentale e con la formazione
settimanale. Da un anno a questa parte ogni mercoledì si incontrano
insieme medici, infermieri e suor Sonia per valutare la situazione
di ogni paziente. La chiamano la Interdisciplinare e se non ci sono
pazienti nuovi dura un’ora e mezza. Spesso mi chiedono: «Padre,
ma come fa il personale medico e paramedico a mantenere sempre
di ogni paziente. La chiamano la Interdisciplinare e se non ci sono
pazienti nuovi dura un’ora e mezza. Spesso mi chiedono: «Padre,
ma come fa il personale medico e paramedico a mantenere sempre
aperta questa ferita che permette loro di non scappare, di non
cercare un ospedale più tranquillo e di non cadere nell’indifferenza?».
La risposta è molto semplice, si tratta di aiutarci continuamente
a vivere le tre premesse del libro di don Giussani Il senso religioso,
cercare un ospedale più tranquillo e di non cadere nell’indifferenza?».
La risposta è molto semplice, si tratta di aiutarci continuamente
a vivere le tre premesse del libro di don Giussani Il senso religioso,
un testo che invito a comprare e studiare.
Questo è un lavoro che nella pazienza ti risveglia il cuore e la ragione.
Il ragazzo che è morto si chiamava Ferdinando, aveva 14 anni, già gli
avevano amputato una gamba ma la metastasi si era impadronita di
lui. Ma non ha impedito a Ferdinando di essere forte. Tutte
Il ragazzo che è morto si chiamava Ferdinando, aveva 14 anni, già gli
avevano amputato una gamba ma la metastasi si era impadronita di
lui. Ma non ha impedito a Ferdinando di essere forte. Tutte
le sere sulla sedia a rotelle mi accompagnava cantando, aveva una
bella voce. Eravamo in buona compagnia, la compagnia di Gesù
eucarestia. Stando solo noi nell’ascensore mi diceva: «Padre,
questa sera mi porta una pizza?». Mi commuoveva questa
domanda per cui dopo aver parlato con i medici, una sera
sì e una no, gli portavo la pizza.
bella voce. Eravamo in buona compagnia, la compagnia di Gesù
eucarestia. Stando solo noi nell’ascensore mi diceva: «Padre,
questa sera mi porta una pizza?». Mi commuoveva questa
domanda per cui dopo aver parlato con i medici, una sera
sì e una no, gli portavo la pizza.
Anche la sera prima di morire mi ha chiesto la pizza. Alla mattina
seguente i sintomi della
seguente i sintomi della
morte erano evidenti. Vedendomi vicino al suo letto mi disse:
«Preghiamo il Santo Rosario». Non siamo riusciti a terminarlo
perché stava troppo male. Grazie al lavoro settimanale sul Senso
Religioso le domande essenziali dell’esistenza esplodono, per cui
«Preghiamo il Santo Rosario». Non siamo riusciti a terminarlo
perché stava troppo male. Grazie al lavoro settimanale sul Senso
Religioso le domande essenziali dell’esistenza esplodono, per cui
perfino il piangere è una testimonianza della drammaticità della vita.
Quando è arrivata la madre di Fernando e piangendo ci chiedeva
perché il figlio era morto, non potevamo ignorarla. Ma se uno non
è veramente impegnato con la propria umanità, è difficile che
Quando è arrivata la madre di Fernando e piangendo ci chiedeva
perché il figlio era morto, non potevamo ignorarla. Ma se uno non
è veramente impegnato con la propria umanità, è difficile che
l’abbraccio dato alla madre sia la comunicazione di un affetto, per
cui il suo dolore diventa il mio e la mia certezza che l’anima di
Fernando sta al cospetto di Dio diventi la sua.
cui il suo dolore diventa il mio e la mia certezza che l’anima di
Fernando sta al cospetto di Dio diventi la sua.
Tutto il grande lavoro con le persone è quello di aiutarle a tener
sempre viva la piccola fiamma delle domande ed esigenze ultime
della vita. In questo momento mi dicono che è morta una giovane
mamma di sette figli. Sono cinque coloro che hanno raggiunto il
Padre negli ultimi tre giorni. Tutti giovani e poveri. Ricordo che
da piccolo mi chiedevo perché il parroco quando moriva uno non
piangeva mai, mentre la gente aveva le lacrime agli occhi.
sempre viva la piccola fiamma delle domande ed esigenze ultime
della vita. In questo momento mi dicono che è morta una giovane
mamma di sette figli. Sono cinque coloro che hanno raggiunto il
Padre negli ultimi tre giorni. Tutti giovani e poveri. Ricordo che
da piccolo mi chiedevo perché il parroco quando moriva uno non
piangeva mai, mentre la gente aveva le lacrime agli occhi.
Non vedevo la differenza fra il parroco e il becchino, il quale però
si consolava con la grappa. Come è facile abituarsi a tutto,
abituarsi alla vita. Per uscire da questa abitudine la Chiesa nel mese
di novembre dedica un giorno al ricordo dei defunti. Per sottolineare
la coscienza che la Chiesa ha dell’ultimo articolo del Credo, il 2
novembre e a Natale sono gli unici giorni in cui ogni sacerdote può
celebrare tre Messe. Questo per dire l’attenzione che ha la Chiesa per
le anime del purgatorio. Ricordiamoci anche di ciò che è scritto in un
si consolava con la grappa. Come è facile abituarsi a tutto,
abituarsi alla vita. Per uscire da questa abitudine la Chiesa nel mese
di novembre dedica un giorno al ricordo dei defunti. Per sottolineare
la coscienza che la Chiesa ha dell’ultimo articolo del Credo, il 2
novembre e a Natale sono gli unici giorni in cui ogni sacerdote può
celebrare tre Messe. Questo per dire l’attenzione che ha la Chiesa per
le anime del purgatorio. Ricordiamoci anche di ciò che è scritto in un
cimitero a Milano: «Noi eravamo quello che voi siete, e quello che
noi siamo voi sarete».
noi siamo voi sarete».
Una provocazione per non scherzare con la vita.
paldo.trento@gmail.com
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