Il presbitero, la sua formazione e la sua missione. Questi i temi attorno a cui ruota il messaggio che Papa Francesco indirizza alla 67.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, che si è aperta questo lunedì ad Assisi e proseguirà fino al 13 novembre.
“Non servono preti clericali, il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, né preti funzionari che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione”. Lo ricorda Papa Francesco all’Assemblea generale della Cei, dedicata specialmente alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri. Nel messaggio il Papa sottolinea che “solo chi si lascia conformare al Buon Pastore trova unità, pace e forza nell’obbedienza del servizio” e che “solo chi respira nell’orizzonte della fraternità presbiterale esce dalla contraffazione di una coscienza che si pretende epicentro di tutto, unica misura del proprio sentire e delle proprie azioni”.
Convenire ad Assisi, prosegue, fa pensare al grande amore che San Francesco nutriva per la “Santa Madre Chiesa Gerarchica” e per i sacerdoti. E quindi il Pontefice ricorda ai vescovi che tra le loro principali responsabilità c’è quella di consolidare questi collaboratori “attraverso i quali la maternità della Chiesa raggiunge il popolo di Dio”. “Quanti – scrive - con la loro testimonianza hanno contribuito ad attrarci a una vita di consacrazione!”. “Li abbiamo visti spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e all’ospedale, farsi carico dei poveri, nella consapevolezza che ‘separarsi per non sporcarsi con gli altri è la sporcizia più grande’”, prosegue citando Tolstoj.
“I sacerdoti santi sono peccatori perdonati e strumenti di perdono” ricorda Papa Francesco, sanno di essere nelle mani di Uno che non viene meno alle promesse e una tale consapevolezza cresce con la carità pastorale con cui circondano di attenzione “le persone loro affidate, fino a conoscerle una a una”. “Sì – scrive – è ancora tempo di presbiteri di questo spessore, ‘ponti’ per l’incontro fra Dio e il mondo”. Ma Francesco sottolinea anche che “preti così non s’improvvisano”: li forgia il Seminario e l’Ordinazione li consacra ma il tempo può intiepidire la generosa dedizione degli inizi e per questo è necessario “un cammino quotidiano di riappropriazione, a partire da ciò che ne ha fatto un ministro di Gesù Cristo”.
Una formazione, dunque, che consiste in “un’esperienza di discepolato permanente”, che non ha termine, perché “i sacerdoti non smettono mai di essere discepoli di Gesù”. Per Papa Francesco , quindi, “la formazione iniziale e quella permanente sono due momenti di una sola realtà: il cammino del discepolo presbitero, innamorato del suo Signore”. L’augurio è, quindi, di vivere giornate che portino a “tratteggiare nuovi itinerari di formazione permanente, capaci di coniugare la dimensione spirituale con quella culturale, la dimensione comunitaria con quella pastorale: sono questi i pilastri di vite formate secondo il Vangelo, custodite nella disciplina quotidiana, nell’orazione, nella custodia dei sensi, nella cura di sé, nella testimonianza umile e profetica; vite che restituiscono alla Chiesa la fiducia che essa per prima ha posto in loro”.
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