Sono 10.291 i bambini nati nel 2013 grazie ai Centri di aiuto alla vita in Italia, emerge dal convegno dei Cav in corso a Montesilvano. Una rete capillare con 345 sedi nel Paese assiste donne oggi indotte all’aborto da difficoltà sempre più spesso economiche, in buon numero immigrate, con un lavoro precario che rischiano di perdere con la maternità. E in un momento in cui il Censis ha stabilito che 62mila figli sono mancati all’appello, in questi ultimi anni, a causa della crisi, quei 10.291 (dove anche quell’1 è importante) sono con evidenza un dono per tutti,nell’Italia che invecchia.
Ora, si sa che l’operato dei Cav è condizionato dai fondi a disposizione, ma ancora di più dalle difficoltà che le donne incontrano nell’essere indirizzate a questo volontariato dalle strutture pubbliche. Benché la legge 194 infatti si proponga espressamente di contribuire «a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza», anche attraverso il ricorso ad associazioni di volontariato, questo collegamento spesso non ha funzionato: per via del retaggio ideologico per cui il contatto con volontari pro life sarebbe 'lesivo' della libertà della donna.
Ma il mondo è vertiginosamente cambiato dai tempi della promulgazione della legge, quando inimmaginabili erano i flussi migratori e le nuove povertà che per molte oggi sono ormai 'la' ragione dell’aborto. Allora, visto che si comincia a capire che i 62mila figli mancanti del Censis sono decadenza demografica e futuro perduto, sarebbe forse l’ora di mettere da parte la vetero- ideologia che ostacolava i Cav, e che ormai appare un totem del passato. Un vessillo sbiadito di battaglie 'per la libertà della donna' che non hanno più molto senso, se ciò che realmente limita drammaticamente questa libertà oggi è la povertà di madri straniere o irregolari – che quel figlio se lo terrebbero, se solo avessero di che dargli da mangiare. Aiutare chi a sua volta aiuta le donne a fare nascere i figli che desiderano, ma non possono permettersi, sarebbe una semplice e brillante sinergia fra politica e volontariato. Quanti altri ne verrebbero al mondo, semplicemente sostenendo una rete che già c’è? E non è, anche questa, libertà della donna? Non costringere le più deboli ad abortire, per restare aggrappate a quel poco di lavoro che c’è.
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