In Germania, a Eslohe, piccolo comune della Renania Vestfalia, un genitore - Eugen Martens - è stato arrestato perché si è rifiutato di mandare la propria figlia ad una lezione di educazione sessuale della scuola elementare. L’assurda vicenda è avvenuta l'anno scorso, ma si è riproposta il 24 ottobre di quest'anno quando un poliziotto si è recato a casa dei Martens per arrestare questa volta la moglie, Luise, per lo stesso motivo. L'arresto è stato rinviato perché la donna sta allattando il suo ultimo figlio. Le autorità - ha affermato l'agente - dovranno applicare la legge. Di questo caso ci parla dalla città tedesca di Chemnitz, Andrea Rebeggiani, professore di lettere in pensione, da 27 anni in Germania. L’intervista è di Alessandro Gisotti
R. – La notizia o il fatto non è nuovo, si è ripetuto. E’ già accaduto alcuni anni fa che altre famiglie di confessione battista hanno rifiutato che i loro figli frequentassero le lezioni di educazione sessuale e hanno preteso che su questa materia i figli fossero educati in casa. Per questo motivo sono stati denunciati, essendoci una legge non generale dello Stato, ma dei Länder, che vieta questo, vieta cioè la possibilità di istruire i figli a casa. Questa legge prevede multa o arresto per i genitori che si rifiutino di mandare i figli a scuola durante queste lezioni.
D. – Non si tratta di arresto di genitori che non mandano i figli a scuola, ma che non li mandano proprio a queste lezioni…
R. – Non vogliono mandarli a queste lezioni e dicono: “Sull’educazione sessuale siamo noi i primi responsabili”.
D. – Come è possibile che una nazione democratica e libera come la Germania mandi in carcere, quindi praticamente assimilandoli ai criminali, genitori che non vogliono mandare a queste lezioni specifiche di educazione sessuale i propri figli?
R. – Perché esiste una normativa, in Germania, che obbliga i genitori a mandare i figli a scuola in generale. In questo contesto non ci si può rifiutare di mandare i figli oppure di far ricevere dai figli tutte le offerte della scuola. Si può soltanto raggiungere un accordo con i professori e con il preside, perché i genitori vengano informati dei contenuti di queste lezioni e anche della data in cui queste lezioni vengono impartite.
D. – La questione dell’educazione sessuale, ovviamente, ha creato molta preoccupazione, perché sostanzialmente queste elezioni – si dice – sono molto fortemente orientate in un certo senso…
R. – Posso confermarlo anche per l’esperienza che ho dei miei figli, soprattutto in alcuni Länder, come il Nordrhein-Westfalen. Una coppia della nostra comunità di Monaco aveva una bambina all’asilo e la bambina tornava molto disturbata. Informandosi, hanno scoperto che questi bambini venivano educati sessualmente a toccarsi per conoscersi. Sono andati a protestare dai professori e hanno ritirato i bambini.
D. – Come ritiene che sia possibile una cosa del genere?
R. – Perché la teoria “gender” è entrata ovunque e viene accettata acriticamente come la verità e come una buona base per liberare la personalità dei figli, facendola crescere meglio, più libera e più autonoma.
D. – Lei sta parlando anche di asilo, quindi stiamo parlando di bambini di due, tre anni?
R. – In alcuni asili, non potrei dire quanti, ho letto che viene istituito un angolo dove i bambini possono ritirarsi e lì accarezzarsi, toccarsi, conoscersi.
D. – Non ci sono particolari manifestazioni popolari o in qualche modo una reazione della Chiesa e non solo?
R. – La Chiesa ha preso posizione ufficiale contro questo e ogni tanto si leggono dichiarazioni dei vescovi. C’è, però, un’associazione di genitori, che si è organizzata spontaneamente a Stoccarda, e che pubblica anche un bollettino, informando su tutto quello che succede.
D. – Quindi, diciamo che c’è una risposta di base spontanea, ma non ci sono grandi reazioni a livello politico?
R. – Non viene sentito ancora a livello generale. La tendenza a livello generale, anche governativa, è di accettare la teoria “gender”, di introdurla obbligatoriamente in tutti i livelli della scuola.
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