- Una strada di Kampala, in Uganda.
A Kampala 350 persone attendevano don Carrón per la Giornata d'inizio anno. Ma l'emergenza Ebola ha cambiato le carte in tavola. Eppure per Manolita e Sara, l'evento mancato è stato l'opportunità per capire Chi fa nuove tutte le cose.
«La preferenza di Dio è il metodo. L’ho scoperto una volta, quando don Giussani mi disse che se anche io fossi l’unico essere umano nell’universo, Dio sarebbe venuto solo per me, perché il mio nulla non andasse perduto». Rose, la responsabile del movimento in Uganda, è visibilmente commossa quando pronuncia queste parole durante l’introduzione alla Giornata di inizio d’anno a Kampala, il 19 ottobre scorso. Sono presenti circa 350 persone che ascoltano attentamente. Alcuni di loro hanno nel cuore una “santa tristezza” come direbbe Dostoevskij, perché accanto a Rose avrebbero voluto vedere don Carrón, che aveva programmato una visita a Kampala proprio per quel giorno. Invece hanno dovuto accontentarsi del video in inglese trasmesso dall’Italia. In effetti, secondo i programmi stabiliti, dopo aver trascorso due giorni a Nairobi con 100 responsabili del movimento di Comunione e Liberazione in Africa, avrebbe dovuto tenere la Giornata di inizio d’anno a Kampala; ma l’emergenza Ebola ci ha obbligato a cambiare tutti i piani da un momento all’altro, e Carrón è stato costretto a cancellare il viaggio.
Ma il Mistero ha in tasca una sorpresa per tutti noi. E sebbene l’assenza di Carrón possa apparire agli occhi di molti come un evento mancato, per alcuni di noi è stata una possibilità di riscoprire l’Evento con la “E” maiuscola. È stata l’occasione per guardare al significato reale delle nostre aspettative, perché, come dice Carrón, «Dio non ci ha abbandonato».
Manolita, un’italiana che vive in Uganda con il marito e i cinque figli, l’ha scoperto nella propria esperienza. La loro è una famiglia che deve affrontare i normali problemi della vita in comune, e in cui il marito ha appena cambiato lavoro per avviare un’attività in proprio. Ciò li ha posti di fronte a molte sfide, e ora devono stare particolarmente attenti a come spendono i soldi. Quando è stata invitata a partecipare all’Assemblea dei Responsabili in Africa (ARA), era molto riconoscente. Ma questo invito implicava anche delle spese impreviste. Tutto questo non era un’obiezione per lei e suo marito; avrebbero fatto un sacrificio pur di non perdere questa grande opportunità. Ma qualche giorno più tardi si è trovata ad affrontare altre spese impreviste, non era tranquilla. Un amico, leggendo chiaramente sul suo volto tutte queste preoccupazioni, le ricorda le parole di Carrón alla Giornata di inizio: «Il reale è fatto di circostanze attraverso cui il Mistero ci chiama, ci risveglia, ci viene incontro affinché noi non veniamo mai meno, non soccombiamo al nulla». Questa provocazione l’ha costretta a fare un passo: «Io sono ora perché Uno mi chiama a essere ora, Uno mi ama e tutto è per me». La fatica di allevare i figli, il rapporto col marito non sono eliminati; le sfide a gestire coscienziosamente le finanze domestiche, alla creatività sul lavoro, tutto questo non scompare, ma diventa una opportunità per conoscere Colui che la ama. E la vita incomincia a diventare gustosa.
Quando, alcuni giorni prima di lasciare Kampala per andare all’ARA, l’hanno informata che il gesto era stato cancellato, lei e suo marito hanno deciso di devolvere al fondo comune della Comunità l’importo che avrebbero speso per il soggiorno a Nairobi: «Questa decisione è dettata semplicemente dalla gratitudine verso il movimento, dal quale ci sentiamo aiutati a guardare in modo diverso tutti i singoli aspetti della nostra vita, il nostro lavoro, il modo in cui usiamo il denaro, il rapporto con gli amici e con i nostri figli. Con la mia figlia maggiore, per esempio, sto imparando a non lasciarmi definire dal suo “rifiuto”. Non ho fretta che lei cambi, ma mi ritrovo a fiduciosa a scommettere sul suo cuore, senza applicare a lei la mia idea di perfezione. E proprio per questo lei sta diventando una vera grazia per me».
Come Carrón diceva nel suo saluto alla comunità dell’Uganda, citando una canzone del cantautore italiano Giorgio Gaber: «Chiunque può comprendere che un frammento di realtà, per quanto piccolo sia, può cambiare la vita. Perché ogni frammento della realtà è il segno che esiste Qualcuno che sta facendo questo piccolo, minuscolo pezzo».
Tutto questo era verissimo anche per Sara, una donna italiana che vive in Uganda con la sua famiglia dal 2008. Quando suo marito Francesco era stato invitato a Nairobi per conoscere don Carrón, nel suo cuore aveva sentito crescere uno strano disagio: lui era quello fortunato, mentre a lei restavano solo poche briciole da raccogliere. Questo malessere le pesava nel cuore. Mentre stava stirando la biancheria dei suoi bambini o stava dietro alla sua scrivania in ufficio, si sentiva come se fosse al posto sbagliato e nel momento sbagliato. Un giorno, mentre stava riordinando il salotto, il suo cuore ha incominciato a ribellarsi a questa sensazione. Allora si è messa a leggere il testo della Giornata di inizio, già disponibile sulla rivista Traces, e il suo cuore ha avuto un sobbalzo leggendo la testimonianza del medico con la figlia nata con la sindrome di Down: «La differenza sta nel gusto, che viene dalla coscienza che il Signore mi chiama qui e non dove pensavo io». Era triste perché era cieca: non vedeva la bellezza della circostanza in cui era chiamata a vivere. «La Ragione per cui io vivo non se ne va via con Francesco. È qui con me, proprio ora!». Questo giudizio è stata una vera liberazione per lei. Questa scoperta è stata il volano grazie al quale è andata con curiosità alla Giornata di inizio. Che sorpresa svegliarsi il giorno seguente e andare in ufficio con nel cuore il giudizio sentito il giorno precedente: «Non sono quando non ci sei». Sara si rende conto che ogni cosa è diventata preziosa, il suo lavoro, il suo ufficio, i colleghi, persino John, l’addetto alle pulizie dell’ufficio, che fa il suo lavoro con gioia.
Esperienza è la parola con cui Carrón ha ridestato il cuore di tutti noi. Tutti i nostri progetti non sono nulla paragonati all’esperienza di sorpresa che il Mistero ci dona incessantemente. Quello che apparentemente poteva sembrare un evento mancato, si è dimostrato una opportunità fondamentale per capire la preferenza del Mistero che fa nuove tutte le cose, e lo fa meglio di noi, ci ricrea di nuovo. Questa è una delle grandi sorprese che si scoprono nel rapporto con Lui ed è la fonte di un’illogica allegria.
Ma il Mistero ha in tasca una sorpresa per tutti noi. E sebbene l’assenza di Carrón possa apparire agli occhi di molti come un evento mancato, per alcuni di noi è stata una possibilità di riscoprire l’Evento con la “E” maiuscola. È stata l’occasione per guardare al significato reale delle nostre aspettative, perché, come dice Carrón, «Dio non ci ha abbandonato».
Manolita, un’italiana che vive in Uganda con il marito e i cinque figli, l’ha scoperto nella propria esperienza. La loro è una famiglia che deve affrontare i normali problemi della vita in comune, e in cui il marito ha appena cambiato lavoro per avviare un’attività in proprio. Ciò li ha posti di fronte a molte sfide, e ora devono stare particolarmente attenti a come spendono i soldi. Quando è stata invitata a partecipare all’Assemblea dei Responsabili in Africa (ARA), era molto riconoscente. Ma questo invito implicava anche delle spese impreviste. Tutto questo non era un’obiezione per lei e suo marito; avrebbero fatto un sacrificio pur di non perdere questa grande opportunità. Ma qualche giorno più tardi si è trovata ad affrontare altre spese impreviste, non era tranquilla. Un amico, leggendo chiaramente sul suo volto tutte queste preoccupazioni, le ricorda le parole di Carrón alla Giornata di inizio: «Il reale è fatto di circostanze attraverso cui il Mistero ci chiama, ci risveglia, ci viene incontro affinché noi non veniamo mai meno, non soccombiamo al nulla». Questa provocazione l’ha costretta a fare un passo: «Io sono ora perché Uno mi chiama a essere ora, Uno mi ama e tutto è per me». La fatica di allevare i figli, il rapporto col marito non sono eliminati; le sfide a gestire coscienziosamente le finanze domestiche, alla creatività sul lavoro, tutto questo non scompare, ma diventa una opportunità per conoscere Colui che la ama. E la vita incomincia a diventare gustosa.
Quando, alcuni giorni prima di lasciare Kampala per andare all’ARA, l’hanno informata che il gesto era stato cancellato, lei e suo marito hanno deciso di devolvere al fondo comune della Comunità l’importo che avrebbero speso per il soggiorno a Nairobi: «Questa decisione è dettata semplicemente dalla gratitudine verso il movimento, dal quale ci sentiamo aiutati a guardare in modo diverso tutti i singoli aspetti della nostra vita, il nostro lavoro, il modo in cui usiamo il denaro, il rapporto con gli amici e con i nostri figli. Con la mia figlia maggiore, per esempio, sto imparando a non lasciarmi definire dal suo “rifiuto”. Non ho fretta che lei cambi, ma mi ritrovo a fiduciosa a scommettere sul suo cuore, senza applicare a lei la mia idea di perfezione. E proprio per questo lei sta diventando una vera grazia per me».
Come Carrón diceva nel suo saluto alla comunità dell’Uganda, citando una canzone del cantautore italiano Giorgio Gaber: «Chiunque può comprendere che un frammento di realtà, per quanto piccolo sia, può cambiare la vita. Perché ogni frammento della realtà è il segno che esiste Qualcuno che sta facendo questo piccolo, minuscolo pezzo».
Tutto questo era verissimo anche per Sara, una donna italiana che vive in Uganda con la sua famiglia dal 2008. Quando suo marito Francesco era stato invitato a Nairobi per conoscere don Carrón, nel suo cuore aveva sentito crescere uno strano disagio: lui era quello fortunato, mentre a lei restavano solo poche briciole da raccogliere. Questo malessere le pesava nel cuore. Mentre stava stirando la biancheria dei suoi bambini o stava dietro alla sua scrivania in ufficio, si sentiva come se fosse al posto sbagliato e nel momento sbagliato. Un giorno, mentre stava riordinando il salotto, il suo cuore ha incominciato a ribellarsi a questa sensazione. Allora si è messa a leggere il testo della Giornata di inizio, già disponibile sulla rivista Traces, e il suo cuore ha avuto un sobbalzo leggendo la testimonianza del medico con la figlia nata con la sindrome di Down: «La differenza sta nel gusto, che viene dalla coscienza che il Signore mi chiama qui e non dove pensavo io». Era triste perché era cieca: non vedeva la bellezza della circostanza in cui era chiamata a vivere. «La Ragione per cui io vivo non se ne va via con Francesco. È qui con me, proprio ora!». Questo giudizio è stata una vera liberazione per lei. Questa scoperta è stata il volano grazie al quale è andata con curiosità alla Giornata di inizio. Che sorpresa svegliarsi il giorno seguente e andare in ufficio con nel cuore il giudizio sentito il giorno precedente: «Non sono quando non ci sei». Sara si rende conto che ogni cosa è diventata preziosa, il suo lavoro, il suo ufficio, i colleghi, persino John, l’addetto alle pulizie dell’ufficio, che fa il suo lavoro con gioia.
Esperienza è la parola con cui Carrón ha ridestato il cuore di tutti noi. Tutti i nostri progetti non sono nulla paragonati all’esperienza di sorpresa che il Mistero ci dona incessantemente. Quello che apparentemente poteva sembrare un evento mancato, si è dimostrato una opportunità fondamentale per capire la preferenza del Mistero che fa nuove tutte le cose, e lo fa meglio di noi, ci ricrea di nuovo. Questa è una delle grandi sorprese che si scoprono nel rapporto con Lui ed è la fonte di un’illogica allegria.
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