Il 12 Novembre la Chiesa celebra la memoria di San Giosafat, un santo capace ancora oggi di illuminare e incoraggiare il cammino d’unità tra le varie confessioni cristiane. Giosafat visse a cavallo tra XV e XVI secolo. Nacque nel 1580 in Ucraina; i tratti più salienti della sua vita avvennero a Polock, una città situata nella Rutenia, regione passata dal dominio russo a quello polocco, sotto l’imperatore Sigismondo III.
Questa situazione storica creò un importante contesto politico, che favorì l’unione della Chiesa greca con quella latina. I polacchi confessavano la fede cattolica, invece la Rutenia (come tutta la Russia) aderiva alla Chiesa greco-ortodossa. Nacque così la Chiesa detta “uniate”, che aveva la caratteristica principale di essere in comunione con la Chiesa di Roma. Tutto questo avvenne con l’approvazione del re di Polonia e di papa Clemente VIII.
L’unione tra le due Chiese trovò forte opposizione sia da parte de greci che da parte dei latini. Giosafat fu un grande difensore della Chiesa uniate. Divenuto Arcivescovo di Polock, continuò com fedeltà e coraggio a perseverare per l’unità con la Chiesa di Roma. La santa opera a sostegno della comunione con la Santa Sede, fu la ragione del suo martirio: un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto. Il Beato papa Paolo VI, il 22 novembre 1963, fece collocare il corpo di san Giosafat sotto l’altare dedicato a San Basilio Magno, nei pressi della tomba di San Pietro.
La vita di questo grande santo ucraino è un proficuo insegnamento per la vita della Chiesa dei nostri giorni. La Chiesa è davvero credibile ed efficace nella sua missione evangelizzatrice, quando vive e testimonia l’unità tra tutti i credenti. Allora è lecito domandarsi: come si può vivere l’unità di tutti i credenti in Cristo? La risposta l’ha offerta proprio Gesù Risorto sulle rive del lago di Galilea, quando ha comandato a Pietro di pascere le Sue pecorelle con un amore inscindibile verso di Lui (Gv 21, 15-19).
Il Papa, in quanto Pastore della Chiesa universale, è garante dell’unità e della comunione di tutta la Chiesa, per mezzo della sua autorità apostolica e del suo magistero petrino. Il Santo Padre, per la missione che ha ricevuto da Cristo di guidare il timone della Chiesa, è garanzia della docilità alla forza dello Spirito Santo, che spinge la barca della Chiesa nella direzione voluta dal Dio Padre e dal nostro Signore Gesù Cristo. Proprio per queste ragioni, la figura di Pietro è segno di sicurezza e di affidabilità per coloro che desiderano essere accompagnati dalla Chiesa verso la meta della patria celeste.
Questa è stata la forza della Chiesa primitiva, e questa rimane l’indicazione della Chiesa di ogni tempo. Vivere un’unità ecclesiale armonica, che si traduce nello stare bene insieme nella pace e nella gioia, malgrado le tante diversità di carismi, di pensiero, di vedute e di opinioni. Seguire il successore di Pietro significa porsi nel cammino verso l’unità, perchè vuol dire seguire Pietro che è accampagnato da Gesù, il quale ha pregato alla vigilia della Sua passione: “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21). Quando la Chiesa testimonia questa possibilità di vivere insieme anche nelle diversità, manifesta la sua forza di attrazione capace di portare dentro di se nuovi fedeli raggiunti dal raggio di luce divino dell’unità ecclesiale.
Le varie divergenze di pensiero sono risolte dall’autorità del Santo Padre, che prende le decisioni a nome di tutta Chiesa. Questo è avvenuto nel primo Concilio di Gerusalemme per bocca di Pietro, e questo è successo nei vari Concilii della Chiesa, quando erano insorti dubbi o perplessità circa la dottrina e l’opera della Chiesa.
Favorire la comunione con il Papa può avvenire attraverso tanti piccoli gesti: diffondere i discorsi del Santo Padre attraverso radio, televisioni, giornali, internet, in ogni nazione del mondo, utilizzando la lingua di quel luogo. Tutto questo per favorire la conoscenza del messaggio petrino, perchè la prima ragione della mancanza di fiducia e di comunione è spesso l’ignoranza.
Diffondendo le parole del Papa si diventa partecipi della missione universale del Vicario di Cristo, che ha ricevuto il compito di pascere le pecorelle del gregge, e di uscire per andare alla ricerca di quelle anime che hanno smarrito il senso della vita e l’orientamento del loro agire.
Riflettendo sugli insegnamenti del Papa, ogni fedele ha la certezza che il suo pensiero e le sue azioni sono conformi con il magistero del Santo Padre e con la dottrina della Chiesa. La parola del Papa elimina ogni dubbio e dona rinnovato entusiasmo apostolico nell’agire.
Meditare sulla dottrina del Papa favorisce il diaologo tra i cristiani, perchè aiuta ad utilizzare un linguaggio similare a partire dalle parole del successore di Pietro. I benefici nascono dall’usare espressioni comuni (che il Santo Padre ha pronunziato) le quali sintentizzano pensieri che spesso sono difficili da esporre in maniera comprensibile, chiara e sintetica.
Ascoltando il messaggio del Papa si ha la certezza di non vivere da soli la propria fede cristiana, ma di essere accampagnati e sostenuti dal Vicario di Cristo, il quale, attraverso la sua incessante preghiera e la sua benedizione apostolica, rimane vicino a tutta la Chiesa universale e ad ogni singolo fedele.
San Giosafat ci lascia una grande testimonianza di amore al Santo Padre e incoraggia tutti i fedeli a essere attenti alle parole del Pastore della Chiesa universale, perchè il Papa è principio e fondamento visibile della unità di tutta la Chiesa.
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