La storia del piccolo Michael Shane Haley, vissuto poche ore tra le braccia di mamma e papà
“Chi avrà accolto uno solo di questi piccoli, avrà accolto me”. Fa venire in mente questa frase del Vangelo la storia di Jenna e Dan Haley, la storia di un destino drammatico vissuto in modo poco comune. ‘Accoglienza’ si chiama l’ingrediente base che la caratterizza, quella che loro hanno avuto verso il loro figlio, vissuto per appena quattro ore, battezzato e volato subito in cielo.
Certo non si aspettavano, questi due genitori, che il sogno di coronare il loro amore, generando un figlio, avrebbe preso questa piega ma quando Jenna rimase incinta, la diagnosi dopo i primi tre mesi non lasciò nessuna speranza: il bimbo aveva una grave forma di anencefalia, il cervello non si sarebbe sviluppato abbastanza da permettergli di vivere più di qualche ora.
Saputa la notizia, i due coniugi non si sono lasciati travolgere dalla disperazione, e hanno fatto la loro scelta: non solo di portare avanti la gravidanza, ma di dedicare il tempo dei nove mesi a lui, il bimbo che avevano ancora in grembo. Come? Parlandogli della bellezza della vita che era intorno a lui in modo molto concreto: mettendosi nei suoi panni hanno provato a immaginare le cose che sarebbero potute piacergli e, prima della sua nascita, hanno cominciato a visitare i luoghi più belli degli Stati Uniti: l’Empire di New York, Disneyland, zoo, spiagge e un acquario con gli squali.
Michael Shane Haley, così si chiamava il bambino, ha anche conosciuto tutta la sua famiglia, che si è stretta in preghiera intorno a lui insieme a tutta la comunità creata su Facebook, attraverso la pagina Prayer for Shane.uando
Quando è arrivata l’ora del parto in ospedale, Shane è nato circondato dalle coccole e dalla meraviglia dei genitori e di tutti quelli che lo hanno conosciuto.
Un bambino “sfortunato”? I genitori rispondono sereni: «Ha passato tutta la sua breve vita tra le braccia di persone che lo amavano incondizionatamente, non crediamo si possa chiedere una vita più bella. Sarà per sempre il nostro piccolo miracolo».
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