Is 65, 8-12 il succo in un grappolo buono (seme e terreno buoni )
Salmo 81 “Il popolo di Dio ascolta la sua voce”
1Cor 9, 7-12 “abbiamo seminato in voi beni
spirituali”
Mt 13, 3-23 la semina buona c’è, non sempre il
terreno buono
Ascoltare,
accogliere, comprendere, produrre frutto
❶ La parabola (similitudine prolungata, esempio da applicare nella
realtà) può anche definirsi “parabola dei
diversi terreni”; vi è un’unica
azione, quella del seminatore, con esiti ben diversi a seconda del terreno in
cui il seme cade, ma anche da circostanze esterne: vi è il contrasto tra il
fallimento e il successo. L’elemento finale (terreno buono) è determinante: il racconto serve a Gesù per
chiarire lo sviluppo della sua missione, segnata da rifiuto e da adesione,
soprattutto per confermare i discepoli nella sicurezza del successo. La
comunità in ascolto può verificare il proprio modo dell’accoglienza della Parola
e rimuovere gli ostacoli che la bloccano. Con la parabola Gesù indica anche il
metodo dell’annunciare il Vangelo: la proposta, l’ascolto, il dialogo, il
coinvolgimento dei presenti. A loro non viene detto né che cosa viene seminato,
né chi sia il seminatore.
❷ La parabola
non racconta una storia, ma quattro, collegate tra loro dal “seminatore”: “Ecco il
seminatore uscì a seminare”, scena ben conosciuta da un popolo agricoltore,
come oggi può vedersi il lavoro con vari risultati, che oggi sembrano negativi,
altro che “il cento, il sessanta, il trenta” (il PIL è sotto lo zero). I
quattro “terreni: la strada, terreno sassoso, i rovi, l’humus. Sono descritti
anche gli “avversari”: gli uccelli, il sole fa terra bruciata, perché le radici
sono in superficie, il soffocamento. Nella spiegazione-Omilia ai suoi (non alla
folla indistinta: “A voi è dato conoscere i misteri”), il Maestro concretizza i
nemici: il Maligno, l’incostanza, la tribolazione, una persecuzione, la
preoccupazione per il mondo (mondanità), la seduzione della ricchezza; ma chi
ascolta e comprende è il credente realizzato in pienezza. Il terreno coltivato
viene intenzionalmente utilizzato per l’alimentazione umana.
❸ La Liturgia
propone le altre letture come chiave di lettura nel capire e vivere il Vangelo. Isaia parla di “Un succo in un grappolo”, ma pochi approfittano di
tale fragranza: “ho chiamato e non avete risposto, ha parlato e non avete
udito”. Il Salmo richiama “l’ascolta,
Israele” di domenica scorsa, sull’amore totale a Dio e al prossimo: “se il mio
popolo mi ascoltasse!”. Paolo
richiama i Corinti a dare frutti buoni, anche materiali, a noi che “abbiamo
seminato beni spirituali”; anche se non vi comportate così, a noi interessa “non
mettere ostacoli al Vangelo”.
❹ Da sottolineare
nel racconto è la mancanza del richiamo al Regno di Dio, come di solito avviene in altre parabole (“Il Regno
di Dio è simile a…”), ma anche del nome del seminatore (come nella parabola del seme e della zizzania
); Matteo vuole sottolineare la quotidianità, le azioni, il compito delle
creature nel mondo (parabola dei talenti?): ascoltare, accogliere con gioia,
comprendere la complessità, produrre frutto buono (le opere buone, la casa
fondata sulla roccia). Non esiste un solo frutto buono, entrano in gioco le caratteristiche,
il temperamento, le qualità naturali, ma anche i limiti e gli errori.
❺ Il racconto
parabolico illustra anche il buon ordinamento della creazione. Il seminatore è Dio nell’Eden, che a larghe mani
spande il seme per terreni fecondi, per ogni genere di flora e fauna, per il
firmamento, per le creature umane. La PAROLA è il germe iniziale: “Dio disse…”
e “tutto era bello”; altri vennero a deturpare l’habitat, creando
disuguaglianze, invidie, omicidi, alluvioni, guerre, invasioni. Non tutto “porta
frutto buono”, perché vi è la variabile indipendente che si chiama
UOMO-DONNA-MALIGNO. La libera scelta, le decisioni autonome, le ragioni della
forza hanno il sopravvento sulle intenzioni del seminatore. Mediante la
parabola della semina-creazione, viene affermato che tanto la Parola, quanto
gli esseri umani hanno, in base al fatto di essere seminati da Dio, la qualità
di portare frutto e la responsabilità del dare seguito al seme-parola.
❻ Gesù sta
parlando ai discepoli, che devono dal piccolo seme allargare i confini della
Chiesa, “Fino agli estremi confini
della terra” in ogni epoca. E’ la vitalità della Chiesa, come richiama Papa
Francesco, è il seme che viene sparso a larghe mani nel Sinodo dei Vescovi
riguardo al “Seme” famiglia”.
❼ NB: le esperienze pastorali del seme
nella diocesi di Boston per bocca dell’Arcivescovo Card. O’ Malley.
Don Carlo
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