lunedì 13 ottobre 2014

Rosa da Lima: un esempio di santità familiare

   

L'arcivescovo peruviano Salvador Piñeiro García-Calderón apre l'undicesima congregazione del Sinodo parlando della prima canonizzata del nuovo continente

L’omelia pronunciata stamattina da monsignor Salvador Piñeiro García-Calderón, Arcivescovo di Ayacucho (Perú) durante la preghiera dell’Ora Terza, che ha aperto l’undicesima Congregazione generale del Sinodo Straordinario sulla famiglia per la Relatio post-disceptationem.
Il Signore ci chiama alla santità, a vivere il suo Vangelo in mezzo ad una società abituata alla menzogna e che fomenta odio e ingiustizia. Questo è l’obiettivo della famiglia: annunciare la verità e credere nell’amore.
In questa meditazione voglio portare la testimonianza della prima santa americana cristiana, che nacque nel mio paese, una laica che ha conosciuto le illusioni e il lavoro della sua famiglia: Rosa da Lima.
Rosa chiese permesso a suo padre per costruire con suo fratello Fernando un eremo nel fondo di casa sua e passare momenti di orazione, preparando le catechesi che condivideva con le sue amiche, terziarie domenicane. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n° 616) essa viene indicata come un modello di donna che sa pregare ed insegnava che l’unica via per il cielo è la croce. E chiese anche permesso a suo padre per abilitare una sala della sua casa come dispensa per aiutare i malati e così, nel Catechismo n° 2449, è esempio di carità, perché veda Gesù in questi volti sofferenti.
Contribuiva al bilancio familiare con il suo lavoro di sarta. Pregava, amava i suoi e apriva le porte di casa sua per portare consolazione e speranza ai poveri e ai bisognosi. E se trovava un malato che stava lontano ed era difficile da curare, correva dal suo amico Martin de Porres per affidargli questo incarico.
Che le nostre famiglie trovino sempre sacerdoti, che accompagnino la pastorale familiare con più impegno e facciano delle famiglie che ci hanno affidato, delle scuole di Vangelo.
Voglio ringraziare i miei genitori che mi hanno insegnato ad amare Gesù e a servire la Chiesa. Ho provato un’immensa pace e consolazione ad assisterli nelle loro ore finali e porto l’anello episcopale, che ci parla della nuzialità con la nostra Chiesa, prodotto dalla fusione delle fedi matrimoniali dei miei genitori, che i miei fratelli mi regalarono il giorno della mia ordinazione episcopale.
Non dimentichiamo che l’amore degli sposi, la gioia della famiglia e il sacrificio quotidiano sono fonte di santità.

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