giovedì 30 ottobre 2014
Ieri e domani - Il patto di umanità che si stabilisce quando si entra in ospedale
«Non mi dare né ricchezza né povertà : concedimi solo quanto mi basta a vivere». Questa la preghiera di Salomone che potresti ripetere quando improvvisamente ti trovi davanti a una scelta che per te ha fatto la vita. Una immensa entrata illuminata a giorno dove una infinità di gente si incontra, cammina veloce in molte direzioni, con un breve affanno sul viso, ti fa credere di essere in una stazione dove cerchi il tuo treno.
Un ospedale può essere paragonato a una stazione dove c'è chi si ferma poco, solo qualche ora o dove hai un momento di incertezza appena vi entri e non sai quale sarà il tuo posto né il tempo che ti verrà richiesto di fermarti. All'improvviso cambia la dimensione del tuo giorno e incominci a renderti conto di quanto tempo hai sprecato, non hai goduto svolgendo il tuo lavoro in fretta, senza regalarti mai la preziosità di qualche ora per te. Pressati come siamo dall'affanno di vivere guardando solo al futuro, all'ora dopo, al giorno di domani, quando ci scopriamo privi di un impegno subito ci sentiamo cadere in una vuota solitudine, tanto poco il mondo ci ha abituato a fermarci un attimo a pensare. Qui, nelle corsie, nelle camere silenziose nel biancore dei letti si riscopre il valore della lentezza, della calma, dell'attesa.
Ogni piccolo rumore ha un senso, è ragione di un fatto e incominci un poco alla volta a distinguere il passo dell'infermiera da quello del dottore, lo scorrere veloce del carrello della colazione dal salire dell'ascensore vicino alla tua camera. Sai quando la notte finisce e incomincia il giorno non perché tu lo possa vedere dalla finestra, ma perché cambiano i rumori, le voci ed è finito quel senso di abbandono che ti lascia il buio quando più nessuno ti stava attorno e dovevi sentirti vivere da solo.
Il mondo degli ammalati è immenso e solo quando, anche per un breve tempo ne fai parte, ti accorgi quanto vieni escluso dall'altro, quello che è fuori dalle mura dell'ospedale. Cerchi complicità e dolori uguali tra chi ti sta vicino e perde interesse l'affanno di ieri per i fatti del mondo. Anche le guerre delle quali ti preoccupavi si fanno lontane perché qui tutto viene ridotto di misura come visto attraverso un binocolo rovesciato. Incominci ad apprezzare un po' alla volta, il valore del tempo e ti accorgi che il silenzio è più ricco di pensiero e di fatti del nostro continuo parlare per sentirci vivi. Poi un giorno riprendi a sfogliare il libro della tua vita e forse quando il respiro ti diventa più facile e la speranza fiducia, qualcosa dentro di te è cambiato. Il dolore e la paura ti hanno lasciato in regalo un modo più sereno di affrontare i tuoi giorni: accetti di avere solo «quanto ti basta per vivere», lo splendido dono della vita. M. R. De Gasperi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento