“Sono usciti a chiamare tutti, agli incroci del mondo”: così Papa Francesco ricorda mons. Francesco de Laval e la religiosa orsolina Maria dell’Incarnazione, due Santi missionari ed evangelizzatori, nati in Francia nel 17.mo secolo. Dopo la Canonizzazione equipollente che c’è stata il 3 aprile scorso, oggi Papa Francesco ha voluto per loro la Messa di ringraziamento in San Pietro. Ha ricordato l’esempio dei due missionari, considerati i fondatori della Chiesa in Quebec, sottolineando che tanti fratelli missionari continuano a vivere il Vangelo nel mondo anche a costo della propria vita, richiamando alla mente proprio i fratelli e sorelle morti in questi giorni.
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Domenica, 12 ottobre 2014
Domenica, 12 ottobre 2014
Abbiamo ascoltato la profezia di Isaia: «Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto…» (Is 25,8). Queste parole, piene della speranza di Dio, indicano la meta, mostrano il futuro verso cui siamo in cammino. Su questa strada i santi ci precedono e ci guidano. Queste parole delineano anche la vocazione degli uomini e delle donne missionari.
I missionari sono coloro che, docili allo Spirito Santo, hanno il coraggio di vivere il Vangelo. Anche questo Vangelo che abbiamo appena ascoltato: «Andate ai crocicchi delle strade» - dice il re ai suoi servi (Mt 22,9). E i servi uscirono e radunarono tutti quelli che trovarono, «cattivi e buoni», per portarli al banchetto di nozze del re (cfr v. 10).
I missionari hanno accolto questa chiamata: sono usciti a chiamare tutti, agli incroci del mondo; e così hanno fatto tanto bene alla Chiesa, perché se la Chiesa si ferma e si chiude si ammala, si può corrompere, sia con i peccati sia con la falsa scienza separata da Dio, che è il secolarismo mondano.
I missionari hanno rivolto lo sguardo a Cristo crocifisso, hanno accolto la sua grazia e non l’hanno tenuta per sé. Come san Paolo, si sono fatti tutto a tutti; hanno saputo vivere nella povertà e nell’abbondanza, nella sazietà e nella fame; tutto potevano in Colui che dava loro la forza (cfr Fil 4,12-13). Con questa forza di Dio hanno avuto il coraggio di “uscire” per le strade del mondo con la fiducia nel Signore che chiama. Così è la vita di un missionario e di una missionaria… per finire poi lontano da casa, dalla propria patria; tante volte uccisi, assassinati! Come è accaduto in questi giorni per tanti fratelli e sorelle nostri.
La missione evangelizzatrice della Chiesa è essenzialmente annuncio dell’amore, della misericordia e del perdono di Dio, rivelati agli uomini mediante la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. I missionari hanno servito la Missione della Chiesa, spezzando ai più piccoli e ai più lontani il pane della Parola e portando a tutti il dono dell’inesauribile amore, che sgorga dal cuore stesso del Salvatore.
Così furono san Francesco de Laval e santa Maria dell’Incarnazione. Vorrei lasciare a voi, cari pellegrini canadesi, in questo giorno, due consigli: sono tratti dalla Lettera agli Ebrei, e pensando ai missionari faranno tanto bene alle vostre comunità.
Il primo è questo: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede» (13,7). La memoria dei missionari ci sostiene nel momento in cui sperimentiamo la scarsità degli operai del Vangelo. I loro esempi ci attirano, ci spingono a imitare la loro fede. Sono testimonianze feconde che generano vita!
Il secondo è questo: «Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa…Non abbandonate la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza…» (10,32.35-36). Rendere omaggio a chi ha sofferto per portarci il Vangelo, significa portare avanti anche noi la buona battaglia della fede, con umiltà, mitezza e misericordia, nella vita di ogni giorno. E questo porta frutto.
Memoria di quelli che ci hanno preceduti, di quelli che hanno fondato la nostra Chiesa. Chiesa feconda quella del Québec! Feconda di tanti missionari che sono andati dappertutto. Il mondo è stato riempito di missionari canadesi come questi due. Adesso un consiglio: che questa memoria non ci porti ad abbandonare la franchezza e il coraggio. Forse – anzi no senza forse! – il diavolo è invidioso e non tollera che una terra sia così feconda di missionari. Pregiamo il Signore perché il Québec torni su questa strada della fecondità, per dare al mondo tanti missionari. Questi due che hanno – per cosi dire – fondato la Chiesa del Québec, ci aiutino come intercessori. Che il seme da loro seminato cresca e dia frutto di nuovi uomini e donne coraggiosi, lungimiranti, con il cuore aperto alla chiamata del Signore. Oggi si deve chiedere questo per la vostra patria. Loro, dal cielo, saranno i nostri intercessori. Il Québec torni ad esser quella fonte di bravi e santi missionari.
Ecco la gioia e la consegna di questo vostro pellegrinaggio: fare memoria dei testimoni, dei missionari della fede nella vostra terra. Questa memoria ci sostiene sempre nel cammino verso il futuro, verso la meta, quando «il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto…».
«Rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza» ( Is 25,9).
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