martedì 14 ottobre 2014

Sansonetti contro la ridda dei giornalisti che «invocano l’ergastolo professionale per Farina mentre prendono ordini dalle Procure»

Renato Farina a Mantova per la giornate del ricordo delle Foibe
La recente decisione da parte dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia di riammettere Renato Farina all’albo professionale ha causato, come spiega Repubblica, un «grande subbuglio» all’interno della categoria. Oltre alle dimissioni dal Consiglio nazionale dell’Ordine di Carlo Bonini (Repubblica), Anna Bandettini (Repubblica) e Pietro Suber (Mediaset), ai quali diversi Ordini regionali hanno ritenuto di dover dimostrare «solidarietà» (segnatamente Puglia, Lazio, Liguria, Emilia Romagna e Toscana), il provvedimento ha scatenato – sempre secondo Repubblica – un «tam tam tra giornalisti» che testimonia una certa «aria di rivolta: con richieste di assemblee, con la proposta di un’autosospensione generale dall’Ordine, e con la richiesta di riunire tutti i Comitati di redazione (gli organismi sindacali delle testate) per concordare una mobilitazione generale». Pubblichiamo il commento a queste notizie scritto da Piero Sansonetti per il Garantista.

Ho scoperto che tra i miei colleghi giornalisti ci sono diverse persone di idee naziste. Stanno organizzando una mobilitazione generale della categoria per linciare Renato Farina. Dicono che è un appestato, che ha lavorato per i servizi segreti, che merita l’ergastolo – almeno l’ergastolo professionale, cioè la proibizione per il resto della sua vita, e forse anche quella dei suoi figli, di scrivere sui giornali – dicono che se lui fa parte dell’Ordine dei giornalisti loro se ne vanno e che sarebbe bene radunare tutti i comitati di redazione contro Farina, e che è indegno e altre cosette così. A me queste persone fanno paura. Non riesco a  immaginarle senza una divisa addosso, un elmetto, un paio di “esse” stilizzate sulle spalline.
piero-sansonetti
Loro vivono di odio, senza odio appassiscono, non ce la fanno: e per odiare hanno bisogno di qualcuno di debole, sconfitto, per poterlo pestare senza troppi rischi. Renato Farina è l’ideale. Sapete chi è Renato Farina? Un giornalista di lungo corso, firma di punta prima del Sabato, che era il giornale di Cl, e poi de Il Giornale di Feltri, di Libero e di nuovo del Giornale con Sallusti.
Farina è accusato di avere lavorato per i servizi segreti. Sicuramente era legato all’ufficio dell’ex direttore del Sismi Niccolò Pollari e ha collaborato con lui. Farina dice di averlo fatto per “un’etica superiore”. È da discutere che esista un’etica superiore che imponga ai giornalisti di non essere indipendenti. Io non credo che esista questa etica. Però, secondo il vecchio insegnamento evangelico, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Non credo che Farina sia l’unico giornalista italiano amico di 007 e che quindi viola la legge del ’77 che proibisce i rapporti tra giornalisti e servizi segreti. Gran parte del miglior giornalismo giudiziario italiano ha buoni rapporti coi servizi. Non sappiamo chi, non conosciamo i nomi (magari li immaginiamo) ma sappiamo che se non ci fossero questi rapporti non ci sarebbero neanche gli scoop, numerosi – tutti con fonte gli 007 – che spesso abbelliscono le cronache dei grandi quotidiani e settimanali. Perché allora accanirsi contro Farina che ha solo la colpa di essersi fatto beccare? Perché il suo referente, Pollari, era caduto in disgrazia mentre altri 007 salivano la collina del potere?
Comunque, Farina si fa beccare – circa 7 anni fa – e l’Ordine lo sospende per un anno. Poi interviene la Procura di Milano che chiede all’Ordine di radiarlo, perché la Procura di Milano è abbastanza raro che si faccia – come dire? – i cazzi suoi, e magari si dimentica qualche inchiesta importante nel cassetto ma se c’è da far casino per proteggere i suoi giornalisti e punire gli altri, non si tira mai indietro. E così l’Ordine radia Farina a vita. Dice che è indegno. Poi qualcuno ci dovrà spiegare perché è indegno uno che ha brigato coi servizi e non è indegna una intera categoria (quella dei giornalisti giudiziari) che – forse con massimo 7 o 8 eccezioni – è totalmente all’ordine delle Procure, sdraiata, si limita a copiare le carte che riceve senza fare domande, e in questo modo inquina in modo devastante tutta l’informazione, specie quella che riguarda la politica e l’economia, ma non solo. Temo che nessuno ce lo spiegherà. Chissà se un deputato presenterà mai in Parlamento una legge come quella del ’77 sugli 007, che dica: “I giornalisti non devono prendere ordini dalle Procure…” Ve l’immaginate una cosa del genere?
Comunque ora l’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha deciso di riammettere Farina. Dimostrando che in fondo anche tra i giornalisti c’è qualcuno che un po’ di sale in zucca ce l’ha. E i colleghi nazisti non hanno perso tempo e stanno facendo un casino del diavolo. Dicono che o l’Ordine della Lombardia si rimangia il provvedimento o mettono a soqquadro tutto. Forse nei prossimi giorni organizzeranno una manifestazione a piazza San Babila per fare un falò coi libri di Farina. Farenheit, il film, vi ricordate Farenheit?


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