Via Crucis con l’Arcivescovo
«Innalzato da
terra attirerò tutti a me» (Gv
12,32)
L’innalzamento (Stazioni VIII - XI)
Lc
23,27-28; Eb 12,2-3; Gv 19,23-24; Gv 12,30-33
Testi di
Mazzolari, Sant’Agostino, Beato Jägerstätter, Rebora
Martedì
della quarta settimana di Quaresima
Catechesi di
S.E.R. Card. Angelo Scola ,
Arcivescovo di
Milano
Amici, questa sera abbiamo camminato
dietro a Gesù nelle tappe più pesanti della Via
dolorosa, verso la Sua ora: «Ora – disse ai suoi, soppesando
gravemente le parole, le ultime affidate a loro – è il giudizio di questo mondo» (Gv 12,30).
Ci sta di fronte la sua Croce , smisurata
rispetto a noi, piccoli uomini. Contempliamo Gesù innalzato sulla Croce,
scolpito più che dipinto, da Tanzio da Varallo (1582?-1633) in tutta la sua
umanità: il Suo amore smisurato è la misura di tutto. Nel suo essere innalzato
sulla croce, il nostro essere attirati, innalzati fino a Lui.
VIII. Gesù incontra le donne di Gerusalemme
«Non
piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli» (Lc 23,28). Se non hai
dolore per il tuo peccato, non vedi la Misericordia. Papa Francesco
ha parlato della «grazia delle lacrime
perché ci preparano a vedere Gesù» (Omelia
in Santa Marta, 2 aprile 2013). E perché, aggiungo io, neppure una lacrima
dell’uomo, di ogni uomo in ogni tempo, andrà perduta? «Ogni lacrima è tua, ogni sofferenza è tua, ogni umiliazione è tua… sei
il dolore che fu, che è nell’ora, che sarà nei secoli» (Mazzolari). Ma cosa
ci fa sicuri di questa compassione divina? La profezia di minaccia e di bontà
senza pari: «Piangete su voi stesse…
Beate le sterili…». È ben più infelice la condizione del colpevole di
quella del sofferente. Non basta la compassione umana, l’umana pietas. La profezia di Gesù sulle donne
e su Gerusalemme sveglia le nostre anime, aiuta l’umanità al santo timore di
Dio.
IX. Gesù cade la terza
volta
«Gesù si sottopose alla croce» (Eb 12,2). Nella
terza caduta, che lo schiaccia contro la terra (dell’umiltà), Gesù viene
violentemente posto sotto la croce. Precipita più in basso di qualsiasi
condizione umana di dolore, umiliazione, asservimento, annientamento (non
possiamo cancellare dai nostri occhi le immagini di martiri perseguitati, e
quella dell’immane, incessante esodo di diseredati dalle terre più martoriate
del pianeta). Ma Gesù è lì a rendere certi del suo abbraccio di fratello e
salvatore. Da qui la nostra speranza, ma a condizione di vivere nel dono totale
di sé giorno dopo giorno.
Scorgiamo
la meta da raggiungere, ma c’è di mezzo il mare tumultuoso del secolo. Gesù è
venuto a darci il mezzo di attraversarlo: il legno della croce. «Nessuno – infatti, ci dice Sant’Agostino
– può attraversare il mare di questo
secolo, se non è portato dalla croce di Cristo».
X. Gesù è spogliato delle vesti
Come
ricorda San Paolo, «Noi non vogliamo
essere spogliati, ma rivestiti» (2Cor
4,4). Ma il tempo che passa, [soprattutto quello della vecchiaia], è come una
grande educazione a vincere questa resistenza a spogliarci di ogni cosa
(potere, ricchezza, salute…) in cui abbiamo cercato la nostra consistenza e ad
abbandonarci. Solo chi si sa custodito, chi sa di aver ricevuto tutto, non ha
paura di essere spogliato. La nudità, il lasciarsi spogliare (la povertà beata),
è propria degli innocenti nel Paradiso e dei redenti nella storia.
Alla
fine dell’esistenza, come ci ha ricordato il Beato Franz Jägerstätter (1907-1943,
ghigliottinato a Brandeburgo per la sua opposizione al nazismo), tutti saremo
spogliati: «Capitolazione
totale: paura della morte!… Essa è qui che io lo voglia o no. Da qui comincia
la battaglia… ci si sente trasportati con violenza nelle braccia di Dio». Ma questo non ci smarrirà, perché Gesù per primo si è
lasciato spogliare di tutto per rivestirci di Lui.
XI. Gesù è inchiodato sulla croce
«Ora
è il giudizio di questo mondo; ora il
principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da
terra, attirerò tutti a me» (Gv
12,31-32). La risposta dell’uomo alla attrazione dell’Innocente Crocifisso: il
lasciarsi attirare offrendo la nostra povera vita a Lui e in Lui a tutti i
fratelli.
Ci ha ricordato Clemente Rebora (1885-1957):
«Padre, Padre che ancora quaggiù mi
tieni, fa che in me l’Ecce [ Ecce
homo, eccomi ] non si perda o scemi».
Rebora affida a Maria un invito potente a ciascuno di noi in questa Quaresima. Ci
dice la Madre: «Offriti sempre, anche se
invan l’offerta [tentazione estrema che la nostra offerta sia inutile…] /;
e mentre stai senza sorte certa,/ umiliato, e come maledetto,/ Dio in misericordia
ti conferma».
O Gesù crocifisso,
donaci il dolore
dei nostri peccati
che ci prepara a
vederTi.
Fa’ che,
aggrappandoci al legno della Tua Croce,
attraversiamo il
mare in tempesta,
trasportati nelle
braccia del Padre.
Rafforza la fede,
nutri la speranza, accendi in noi la carità.
Lasciandoci
attirare da Te,
innalzato sulla
Croce,
da Te saremo
introdotti alla vita senza fine. Amen.
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