mercoledì 18 marzo 2015

Via Crucis Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano: «Comunichiamo con coraggio la nostra fede»


Via Crucis con l’Arcivescovo
«Innalzato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32)

L’innalzamento (Stazioni VIII - XI)
Lc 23,27-28; Eb 12,2-3; Gv 19,23-24; Gv 12,30-33

Testi di Mazzolari, Sant’Agostino, Beato Jägerstätter, Rebora
Duomo di Milano, 17 Marzo 2015
Martedì della quarta settimana di Quaresima


Catechesi di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano



Amici, questa sera abbiamo camminato dietro a Gesù nelle tappe più pesanti della Via dolorosa, verso la Sua ora: «Ora – disse ai suoi, soppesando gravemente le parole, le ultime affidate a loro – è il giudizio di questo mondo» (Gv 12,30).
Ci sta di fronte la sua Croce, smisurata rispetto a noi, piccoli uomini. Contempliamo Gesù innalzato sulla Croce, scolpito più che dipinto, da Tanzio da Varallo (1582?-1633) in tutta la sua umanità: il Suo amore smisurato è la misura di tutto. Nel suo essere innalzato sulla croce, il nostro essere attirati, innalzati fino a Lui.

VIII. Gesù incontra le donne di Gerusalemme

«Non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli» (Lc 23,28). Se non hai dolore per il tuo peccato, non vedi la Misericordia. Papa Francesco ha parlato della «grazia delle lacrime perché ci preparano a vedere Gesù» (Omelia in Santa Marta, 2 aprile 2013). E perché, aggiungo io, neppure una lacrima dell’uomo, di ogni uomo in ogni tempo, andrà perduta? «Ogni lacrima è tua, ogni sofferenza è tua, ogni umiliazione è tua… sei il dolore che fu, che è nell’ora, che sarà nei secoli» (Mazzolari). Ma cosa ci fa sicuri di questa compassione divina? La profezia di minaccia e di bontà senza pari: «Piangete su voi stesse… Beate le sterili…». È ben più infelice la condizione del colpevole di quella del sofferente. Non basta la compassione umana, l’umana pietas. La profezia di Gesù sulle donne e su Gerusalemme sveglia le nostre anime, aiuta l’umanità al santo timore di Dio.

IX. Gesù cade la terza volta

«Gesù si sottopose alla croce» (Eb 12,2). Nella terza caduta, che lo schiaccia contro la terra (dell’umiltà), Gesù viene violentemente posto sotto la croce. Precipita più in basso di qualsiasi condizione umana di dolore, umiliazione, asservimento, annientamento (non possiamo cancellare dai nostri occhi le immagini di martiri perseguitati, e quella dell’immane, incessante esodo di diseredati dalle terre più martoriate del pianeta). Ma Gesù è lì a rendere certi del suo abbraccio di fratello e salvatore. Da qui la nostra speranza, ma a condizione di vivere nel dono totale di sé giorno dopo giorno.
Scorgiamo la meta da raggiungere, ma c’è di mezzo il mare tumultuoso del secolo. Gesù è venuto a darci il mezzo di attraversarlo: il legno della croce. «Nessuno – infatti, ci dice Sant’Agostino – può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo».

X. Gesù è spogliato delle vesti

Come ricorda San Paolo, «Noi non vogliamo essere spogliati, ma rivestiti» (2Cor 4,4). Ma il tempo che passa, [soprattutto quello della vecchiaia], è come una grande educazione a vincere questa resistenza a spogliarci di ogni cosa (potere, ricchezza, salute…) in cui abbiamo cercato la nostra consistenza e ad abbandonarci. Solo chi si sa custodito, chi sa di aver ricevuto tutto, non ha paura di essere spogliato. La nudità, il lasciarsi spogliare (la povertà beata), è propria degli innocenti nel Paradiso e dei redenti nella storia.
Alla fine dell’esistenza, come ci ha ricordato il Beato Franz Jägerstätter (1907-1943, ghigliottinato a Brandeburgo per la sua opposizione al nazismo), tutti saremo spogliati: «Capitolazione totale: paura della morte!… Essa è qui che io lo voglia o no. Da qui comincia la battaglia… ci si sente trasportati con violenza nelle braccia di Dio». Ma questo non ci smarrirà, perché Gesù per primo si è lasciato spogliare di tutto per rivestirci di Lui.

XI. Gesù è inchiodato sulla croce

«Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,31-32). La risposta dell’uomo alla attrazione dell’Innocente Crocifisso: il lasciarsi attirare offrendo la nostra povera vita a Lui e in Lui a tutti i fratelli.
Ci ha ricordato Clemente Rebora (1885-1957): «Padre, Padre che ancora quaggiù mi tieni, fa che in me l’Ecce [ Ecce homo, eccomi ] non si perda o scemi». Rebora affida a Maria un invito potente a ciascuno di noi in questa Quaresima. Ci dice la Madre: «Offriti sempre, anche se invan l’offerta [tentazione estrema che la nostra offerta sia inutile] /; e mentre stai senza sorte certa,/ umiliato, e come maledetto,/ Dio in misericordia ti conferma».

O Gesù crocifisso,
donaci il dolore dei nostri peccati
che ci prepara a vederTi.
Fa’ che, aggrappandoci al legno della Tua Croce,
attraversiamo il mare in tempesta,
trasportati nelle braccia del Padre.
Rafforza la fede, nutri la speranza, accendi in noi la carità.
Lasciandoci attirare da Te,
innalzato sulla Croce,

da Te saremo introdotti alla vita senza fine. Amen.



via crucis


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